Nelle sale il nuovo film dei Manetti Bros
Diabolik dei Manetti bros, il fascino discreto della rapina

Dalla penna e l’immaginazione di Angela e Giuliana Giussani, Diabolik prende le sembianze di Luca Marinelli per approdare sul grande schermo grazie ai Manetti Bros. Dopo tanta attesa – il film doveva uscire più di un anno fa – dal 16 dicembre finalmente vedremo al cinema lo spietato e sinuoso ladro dei fumetti editi dalla milanese Astorina nella storia del suo incontro con colei che diventerà poi la sua iconica compagna, Eva Kant, interpretata da una sempre magnetica e qui anche biondissima Miriam Leone.
A bordo di una Jaguar, negli anni ‘60 dell’immaginario Stato di Clerville, Diabolik farà perdere ancora una volta le sue tracce inseguito dalla sua nemesi, l’ispettore di polizia Ginko, un Valerio Mastandrea con tanto di pipa e fedele braccio destro che ha il volto di Pier Giorgio Bellocchio. Ai registi e cast in formazione completa, nel presentare il film si uniscono i compositori della colonna sonora Pivio e Aldo De Scalzi e Manuel Agnelli, autore dei due brani portanti del film, La profondità degli abissi e Pam Pum Pam, con cui lo storico cantante degli Afterhours ha deciso di debuttare da solista. «Abbiamo fatto Diabolik perché ci piace e abbiamo pensato che come fumetto potesse essere molto ma molto cinema – dichiara Marco Manetti. Ci sono altri fumetti che amiamo ma che non funzionerebbero al cinema mentre nei nostri film spesso ci sono tante scene alla Diabolik».
Indagando sulle ragioni più profonde di questa trasposizione cinematografica del fumetto poi i Manetti confessano: «Domandandoci un po’ di più il perché di questo film, rispondiamo che c’entra il fascino del male, il contrasto tra amore e morte e poi c’è il gusto per il genere di Diabolik che è l’heist, il fascino di scoprire come fare una cosa difficile, seguire come Diabolik ed Eva hanno l’idea di accedere ad un posto inaccessibile» puntualizza Marco Manetti. Un sogno che si è avverato per i fratelli di Ammor e Malavita, coltivato da anni e approvato da colui che è stato definito sua maestà “l’uomo nero”, Mario Gomboli, l’erede artistico delle sorelle Giussani, direttore della casa editrice. Da anni Gomboli riceveva proposte per una trasposizione di Diabolik ma le 4 pagine scritte dai Manetti con la loro idea sul film lo hanno conquistato: «Sono più di trent’anni che aspetto di leggere esattamente queste pagine», ha risposto – rivelano commossi i fratelli. I registi scelgono di portare al cinema il fumetto numero tre “per l’apparizione di Eva” spiega Antonio Manetti – nel numero 2 c’era Elizabeth (Serena Rossi) che era una donna che come un classico dell’epoca era soggiogata e vittima mentre le Giussani nel 3 si sono rese conto che serviva una compagna per Diabolik, una donna forte quanto lui.
“Non c’è Diabolik senza Eva” interviene infatti Marco Manetti. Approcciare dei personaggi iconici per la storia del fumetto italiano e per chi lo legge sin dall’infanzia deve essere stata impresa ardua. «Io ho tenuto l’immagine di Ginko che avevo da bambino quando parteggiavo per Diabolik» spiega Valerio Mastandrea – ho avuto poco a che fare con personaggi iconici nella mia carriera e nel timore di non assomigliargli, mi son inventato sempre tutto. Se da piccolo tifavo per Diabolik, oggi non tifo per Ginko ma mi chiedo quanto sia parte di Diabolik e mi sono convinto che non lo vuole prendere e che si serva della legge per non farlo». Concorda con Mastandrea anche Marinelli che svela il suo approccio: «Si sente questo senso di responsabilità gigantesco perché Diabolik lo conosciamo tutti e forse voi più di noi. L’unica cosa da fare non era dunque cibarsi delle centinaia di fumetti a disposizione ma crearsi una propria idea. Ricordo che al provino io sono arrivato con la mia idea di Diabolik, i Manetti con la loro e insieme abbiamo creato il personaggio».
In un momento storico in cui rincorriamo sempre più i personaggi femminili completi, forti e protagonisti, la Eva Kant di Miriam Leone è tra le più ammirate: «Mi sono ispirata alle sorelle Giussani e a loro ho dedicato il mio lavoro – afferma l’attrice – hanno creato questa donna che non è al servizio di nessun uomo, è un pianeta e non un satellite di un uomo. Con Diabolik sono come bianco e nero, luce e ombra, yin e yang. A volte mi arrivano sceneggiature in cui avrei voluto interpretare il personaggio maschile mentre invece qui no e ringrazio i Manetti».
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