È nella natura delle cose, il cambiamento. Quando arriva, non si può arrestare. È stato ieri con la diffusione di internet, lo è oggi con l’avvento dell’intelligenza artificiale. Non è solo innovazione tecnologica, ma anche sociale e culturale. Un’assistente digitale può aiutarci a risolvere alcuni dei problemi quotidiani. Possiamo interrogare ChatGpt per scrivere una lettera o per avere un parere su un tema.

Molti sono i vantaggi, ma come tutti i cambiamenti umani la complessità è tanta. Il primo riflesso sul mondo del lavoro è quello di automatizzare quelle mansioni a basso importo intellettuale.È spesso quello che accade a tanti stagisti, ingaggiati più per la quantità che per qualità del lavoro. Un secondo effetto, è la caccia dei datori di lavoro per sviluppatori e programmatori, ma anche di altre nuove professioni che sappiano analizzare e interpretare grandi quantità di dati.

In questo processo, un ruolo importante ce l’hanno le università nell’orientare gli studenti nei percorsi di laurea in linea con l’evoluzione del mercato del lavoro. Fin da piccoli, abbiamo tutti un sogno nel cassetto, chi vuol fare il medico o l’avvocato. Oggi che professione possiamo sognare? Certamente, l’intelligenza artificiale non annullerà del tutto le professioni più tradizionali, ma inevitabilmente lo svolgimento di quest’ultime si evolverà. Gli aspetti burocratici, come le attività più ripetitive, verrano automatizzati dall’intelligenza artificiale, demandando al singolo specialista la parte più intellettuale.

In alcuni casi, l’intelligenza artificiale potrà affiancare il lavoro dello specialista, evitando errori umani. Per esempio, diagnosticare una malattia sarà più rapido attraverso una scansione efficace degli esami diagnostici. Infine, non mancano i rischi, derivanti dal fatto che l’intelligenza artificiale si basa sui dati presenti nel web, che non sempre provengono da fonti autorevoli.

Giovanni Siragusa - studente di Meritare l'Europa

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