La neo presidente ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane), Maria Pace Odescalichi, spiega il valore economico dei 43mila immobili riconosciuti di rilevante valore culturale e interesse storico-artistico.

Qual è oggi il ruolo del patrimonio culturale privato nella valorizzazione dell’identità italiana e come contribuisce all’economia del Paese?
«Il patrimonio culturale italiano è il nostro Dna, che dobbiamo custodire e preservare al meglio. ADSI ha l’ambizione di rappresentare un partner strategico per le Istituzioni, perché le dimore storiche in Italia sono oltre 43mila, e quelle ADSI sono oltre 8200, in tutte le regioni. Sono immobili vincolati, costruiti da almeno 70 anni e riconosciuti di rilevante valore culturale e interesse storico-artistico. Rappresentano il 50% dell’indotto turistico in un settore che impiega direttamente e indirettamente il 2% della forza lavoro totale nazionale. Una dimora storica su quattro si trova in paesi sotto i 5mila abitanti, e ne sostiene l’economia locale. Siamo i custodi di questo patrimonio e grazie alla difesa e valorizzazione di questi luoghi unici contribuiamo allo sviluppo e alla crescita del nostro Paese».

ADSI chiede che lo Stato riconosca il patrimonio privato come parte integrante del sistema culturale nazionale, anche in termini fiscali e di accesso ai fondi
«Sarebbe un riconoscimento istituzionale del valore pubblico che il patrimonio privato vincolato incarna.
Soprattutto perché supporta molte attività economiche e sociali. Penso anzitutto ai restauratori: maestranze italiane di eccellenza, molto richieste anche a livello internazionale. Poi c’è il turismo: visitatori, guide turistiche, attività di ospitalità, set cinematografici, esercizi commerciali. L’Osservatorio del Patrimonio Culturale Privato guidato dal Prof. Luciano Monti stima il valore economico frutto del patrimonio privato vincolato attorno al 2% del Pil nazionale. Lo scorso anno le dimore storiche hanno ospitato 210mila eventi (concerti, convegni, presentazioni di libri), molti dei quali gratuiti. Sono di fatto il museo diffuso più importante al mondo».

Il 25 maggio si è tenuta la XV Giornata Nazionale ADSI, con l’apertura gratuita al pubblico di migliaia di dimore storiche
«È stata un grande successo. Oltre 450 dimore storiche ADSI sono state aperte gratuitamente su tutto il territorio nazionale, con 200mila visitatori e centinaia di eventi. Moltissimi giovani hanno collaborato e raccontato le dimore, grazie alla collaborazione di ADSI con licei e università. Un obiettivo raggiunto per noi che vogliamo contribuire alla diffusione tra i giovani della cultura e dell’identità nazionale».

Il tema della riforma delle soprintendenze è oggi al centro del dibattito culturale e politico. Qual è la posizione di ADSI?
«ADSI è contraria a qualsiasi forma di deregulation delle Soprintendenze. Sono organismi fondamentali per la tutela e la protezione del nostro patrimonio culturale pubblico e privato. Soffrono di una carenza di personale sulla quale riflettere, per vincere la lotta alla burocrazia inutile. Auspichiamo un approccio più collaborativo con le Soprintendenze, basato sulla fiducia reciproca e i tempi burocratici certi. In questo modo potremo svolgere al meglio il nostro ruolo di custodi».

Il Super Bonus per le dimore storiche è una vicenda non ancora chiarita. Il Ministro della cultura Giuli alla Camera ha definito il super bonus un disastro, precisando che le dimore storiche costituiscono un eccezionale patrimonio della nostra Nazione, che va certamente valorizzato con misure concrete e che bisogna sostenere i proprietari che si impegnano a garantire la tutela di questi beni
«Ringrazio il Ministro Giuli per questa attenzione e sensibilità verso le dimore storiche e quello che rappresentano per la nostra Nazione. La vicenda del super bonus sugli immobili vincolati è stata piena di errori e di ricostruzioni errate. Tutto parte da un report di ENEA che aveva erroneamente indicato 11 castelli ristrutturati col super bonus; dopo mesi di ricerche è stato chiarito che non si trattava di castelli ma di beni vincolati in generale, e che non erano 11, ma solo 5. In ogni caso si è trattato di un beneficio fiscale complessivo di 1 milione di euro su quasi 130 miliardi di euro spesi dallo Stato per il super bonus: è lo 0.00076% del totale. Per questo giustamente il Ministro Giuli ha voluto sottolineare che dovrebbero essere ben altri, e di ben altra portata, gli interventi a tutela del patrimonio culturale vincolato».

Paolo Bozzacchi

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