Alla Camera prosegue l’esame del decreto legge sulla Pubblica Amministrazione, un provvedimento che si propone di rendere il settore pubblico più attrattivo per le nuove generazioni e di assicurare una maggiore funzionalità delle amministrazioni. Un obiettivo ambizioso, che intercetta un’esigenza non più rinviabile: rigenerare la macchina dello Stato, oggi segnata da decenni di politiche di contenimento della spesa che ne hanno compromesso efficacia e attrattività.

Serve un piano organico di rilancio

Il decreto in esame contiene alcuni elementi positivi, ma non può essere considerato esaustivo. Le criticità accumulate negli anni, soprattutto a causa di reiterati interventi di spending review che hanno sacrificato la qualità del lavoro pubblico sull’altare del risparmio, impongono una revisione più coraggiosa e strutturale. Serve un piano organico di rilancio, che guardi all’intero comparto pubblico con una visione strategica, superando logiche punitive e rimuovendo gli ostacoli normativi che oggi lo affossano.

Gli emendamenti

Per queste ragioni, sin dall’entrata in vigore del decreto, la FLP si è attivata proponendo emendamenti puntuali. Tra questi: l’abrogazione del tetto massimo ai Fondi per le Risorse Decentrate, bloccato all’importo del 2016, per consentire l’utilizzo pieno delle risorse già stanziate; l’incremento progressivo del salario di produttività, per incentivare l’impegno e valorizzare il merito; la defiscalizzazione del salario accessorio, in linea con quanto avviene nel settore privato; l’aumento del valore del buono pasto, fermo a 7 euro dal 2012, ormai inadeguato alle esigenze quotidiane dei lavoratori; l’eliminazione della “tassa sulla salute”, ovvero del prelievo sulle indennità di amministrazione in caso di malattia inferiore ai 10 giorni; l’attivazione concreta dell’area delle elevate professionalità, attraverso una fase transitoria (2025-2027) che preveda accessi semplificati riservati al personale interno; l’eliminazione del pagamento differito del TFR/TFS dei dipendenti pubblici, oggi erogato con ritardi inaccettabili, fino a 7 anni, rispetto al pensionamento.

L’approvazione

Queste proposte hanno trovato ascolto e interesse da parte di molti parlamentari di maggioranza e di opposizione. Alcune sigle sindacali, invece, oltre a non aver firmato il CCNL delle Funzioni Centrali, sostenendo che certe questioni fossero irrisolvibili nella sede contrattuale, restano assenti anche ora nella fase parlamentare, rinunciando così a un’occasione preziosa per incidere realmente. Come FLP, invece, non abbiamo mai smesso di lottare, né durante il rinnovo contrattuale né oggi. Continuiamo a sollecitare il confronto con le controparti, senza pregiudizi ideologici o legami politici, ma con un unico obiettivo: rimettere al centro il valore del lavoro pubblico.

Segnali positivi

Segnali positivi sono arrivati. Tra questi, lo stanziamento di un fondo da 190 milioni di euro destinato al rafforzamento dei contratti integrativi per il personale ministeriale e un accenno da parte del ministro Zangrillo alla possibilità di intervenire anche sulle retribuzioni del personale degli enti locali. Ma non basta. L’Italia ha bisogno di una Pubblica Amministrazione moderna, efficiente e giusta e questo può avvenire solo con una strategia organica che valorizzi le competenze, motivi i lavoratori e garantisca condizioni dignitose e incentivanti. Solo così potremo costruire una macchina pubblica all’altezza delle sfide future, capace di attrarre i giovani e di offrire servizi di qualità ai cittadini.

Marco Carlomagno

Autore

Segretario generale FLP