Il ragazzo è intelligente ma non si applica. Sono le tipiche espressioni che ricorrono come un mantra da decenni nelle scuole italiane che in questi giorni hanno riaperto i cancelli e, come ogni anno, si torna a parlare di istruzione. Questa volta, però, i voti non sono dati dagli studenti o dai genitori, bensì dagli italiani stessi, secondo un recente sondaggio condotto da Legacoop e Ipsos. Il sistema scolastico ottiene una promozione risicata, con un voto medio di 6.3, mettendo in luce punti deboli e sfide ancora aperte.

Tra i principali problemi emersi dal rapporto FragilItalia, figurano la scarsa motivazione e preparazione del corpo docente, programmi di studio obsoleti e teorici, strutture scolastiche inadeguate e carenza di dotazioni tecnologiche. Nonostante un miglioramento rispetto agli anni precedenti, il sistema non riesce ancora a fornire competenze adeguate a un mercato del lavoro in costante evoluzione. Le disuguaglianze tra Nord e Sud e tra grandi città e provincia rimangono una realtà difficile da superare. L’università ottiene il punteggio più alto con un 6,7, seguita dalla scuola dell’infanzia e dalle elementari (6,4). Più indietro gli asili nido (6,2) e le scuole superiori (6,1), mentre le scuole medie si piazzano in coda con un 6 tondo. Le criticità riguardano in particolare la scarsa motivazione dei docenti (44%) e i programmi di studio considerati superati (43%). Problemi anche nell’edilizia scolastica (41%) e nelle dotazioni tecnologiche (36%).

Nonostante il miglioramento nella percezione delle competenze linguistiche e digitali offerte dal sistema educativo, il divario con le esigenze del mondo del lavoro rimane significativo. Le competenze linguistiche sono ritenute adeguate dal 48% degli intervistati, mentre quelle digitali dal 46%. Tuttavia, le competenze green rimangono il tasto dolente, con solo il 33% che le giudica sufficienti. Il problema, secondo il rapporto, risiede nella preparazione dei docenti e nell’obsolescenza dei programmi didattici. La qualità dell’istruzione sembra ancora influenzata dalla geografia: il 63% degli intervistati ritiene che le scuole migliori si trovino al Nord, mentre solo il 6% crede nel potenziale delle scuole del Sud. Anche il divario tra città e provincia è percepito chiaramente, con il 40% che assegna la palma della qualità alle scuole urbane. L’indagine evidenzia anche le percezioni degli italiani sui percorsi formativi più promettenti per l’ingresso nel mondo del lavoro. Al primo posto si collocano informatica e telecomunicazioni (40%), seguite dal settore sanitario (31%) e meccanica, meccatronica ed energia (29%).

All’ultimo posto si trovano i percorsi di moda (6%) e artistico-musicali (4%).Per migliorare il legame tra scuola e lavoro, gli intervistati suggeriscono di introdurre corsi specifici per l’accesso al lavoro, promuovere scambi culturali e presentazioni aziendali, e incentivare gli stage in azienda. Anche l’università dovrebbe puntare su tirocini obbligatori e periodi di studio all’estero per preparare al meglio gli studenti al mondo del lavoro. Rinnovamento dei programmi, migliore preparazione del corpo docente, integrazione tra scuola e lavoro. Anche quest’anno la scuola è rimandata a settembre, chissà se prima o poi riuscirà a uscire con una pagella accettabile.

Francesco Rosati

Autore