Gli italiani mix genetico (e geniale)
Dopo la razza e l’etnia, il ministro Lollobrigida s’inceppa sul ceppo

No, per favore basta. L’etnia, no, per favore. Chi parla di etnia per evitare di dire ‘razza’ somiglia a quelli che spacciano il loro antisemitismo con l’antisionismo. Si può capire il dolore per il fatto che gli italiani e le italiane “disertino” i talami e lasciano vuote le culle. Ma non si tratta di etnia da perpetuare e neppure di tappare i buchi, come vorrebbe la sinistra-sinistra, rimpiazzando meccanicamente i non nati con gli esseri umani in fuga dall’Africa, che peraltro non hanno alcun desiderio di fermarsi in Italia.
Molto si può fare, ma non sostituendo pezzi come se l’Italia fosse un gioco di costruzioni e decostruzioni, come faceva un secolo fa Josef Stalin che disseminò tutte le repubbliche sovietiche di immigrati russi. Sul tema che mette insieme due cose fra loro lontanissime come l’idea di un’etnia italiana e il crollo delle nascite, è partito in quarta il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida che ha chiamato come testimone etnico l’innocente Alessandro Manzoni che non era affatto un patriota da barricate come sostiene il Ministro. Lollobrigida ha citato Manzoni per riprendere Mattarella, il quale aveva risposto a lui che però non lo aveva capito, cose che capitano.
E però sarebbe meglio che non capitassero quando si fa un minestrone senza capo né coda o che riconduce, volenti o nolenti, alle infami leggi razziali fasciste del 1938. Leggi non soltanto abominevoli ma anche profondamente cretine. Perché non è mai esistita una razza, un’etnia, un prototipo androide che rappresentasse tutto il melting pot all’italiana: dalla Serenissima Repubblica di Venezia alla Grecia siciliana e calabrese oltre che albanese, ai piemontesi che davano ordini in francese nelle trincee della Prima guerra mondiale. Niente è mischiato per natura quanto l’Homo Italicus. Lollobrigida, in buona fede, esprime il dolore di chi vede scomparire pezzo dopo pezzo gli abitanti della penisola. Da noi non è esattamente come negli altri paesi, e penso soprattutto alla Francia e all’Inghilterra, con un antico passato coloniale. Cosa che ha permesso di amalgamare in maniera non facilissima quella parte del mondo parla inglese e francese.
L’Italia, che ha perso le sue colonie da oltre settant’anni, non dispone della stessa contiguità che per breve tempo vantò sulle colonie. E per non parlare degli Stati Uniti d’America, che per Costituzione sono Land of opportunities, terra per tutti gli immigrati dai quattro capi del mondo. Un secolo fa l’America accettava gli immigrati italiani per quote geografiche e secondo criteri decisi dal governo federale e da quello dei singoli Stati in cui i nuovi venuti avrebbero cercato la loro collocazione e il lavoro. A Washington: un anno erano ammessi i calabresi e un anno potevano immigrare i liguri (tra cui i nonni di Rudolph Giuliani che sarà sindaco di New York durante la tragedia dell’undici settembre 2001) , e nell’anno in cui arrivavano i liguri, stop ai meridionali.
Quando Albert Einstein entrò Negli Stati Uniti, negli anni Trenta del secolo scorso, dovette riempire un modulo in cui era contemplata la voce razza. Il grande fisico non ebbe un attimo di perplessità e scrisse “umana”. Mescolare il grave problema dei giovani italiani che sempre meno hanno voglia di far figli, con l’ipotetica perpetuazione di un’etnia e una cultura unica come potevano averla i celtici scozzesi, è un errore di ingenuità perché, con tutto il rispetto per la memoria e le tradizioni, l’Italia non si è mai unificata come la Francia. Mi sono fatto il test del Dna negli Stati Uniti e ho scoperto di avere qualcosa di turco, di italiano del Nord e del Sud ma anche di irlandese. Tutto ciò detto, il governo fa per invogliare gli italiani ad avere figli.
Ma il vero problema è che i giovani italiani, appena raggiunto un livello di istruzione competitivo, tagliano la corda e prolificano altrove. Prolificano magnificamente. Alessandro Manzoni peraltro non conosceva bene l’italiano: prese ripetizioni a Firenze. È ora che il giovane Ministro sappia che il genio di scrittori, artisti, scienziati, navigatori ed eroi, non si trasmette per via genetica. E che se l’Italia ha un pregio raro, è quello di essere un paese meticcio, e fiero di esserlo. Tutto ciò non ha assolutamente nulla a che fare con la questione dell’immigrazione che è un altro problema, estraneo al pensiero del “Don Lisander” Manzoni e non parliamo di Camillo Benso conte di Cavour che col Re e col suo governo parlava rigorosamente solo francese. Se si fa credere che gli italiani siano una etnia, un amalgama omogeneo, si cade per forza nel mussolinismo del “popolo di santi navigatori ed eroi”. Vogliamo che gli italiani si riproducano in casa e non all’estero? Ci vuole un piano, idee e investimenti e si può fare. Il resto è fuffa. E anche avariata.
© Riproduzione riservata