Sul suo profilo Twitter, aggiornato fino a poche ore fa, si definiva “giornalista, yamatologo e antifascista (sì, ancora oggi vale la pena segnalarlo)”. È morto a 68 anni il giornalista e storico volto di Sky Pio D’Emilia, da 20 anni inviato dall’emittente satellitare in Giappone.

D’Emilia è scomparso proprio nella “sua” Tokyo, città e capitale di un Paese a cui il giornalista aveva dedicato reportage e libri. Impossibile dimenticare “Fukushima, a nuclear story”, il suo viaggio attraverso il Giappone colpito dal terremoto, dallo tsunami e dalla catastrofe nucleare del reattore di Fukushima. D’Emilia fu il primo inviato straniero a essere entrato nella “zona proibita” e a raggiungere la centrale dopo l’incidente.

A ricordarlo oggi con un annuncio addolorato è il direttore di Sky Tg24, Giuseppe De Bellis, sottolineando come Pio “è morto in uno dei due posti che amava di più: a Tokyo, quella che considerava casa sua, quella che aveva scelto un po’ per fiuto giornalistico e un po’ per provocazione culturale anni fa, quando l’estremo Oriente era una area poco battuta dalla stampa europea, figurarsi da quella italiana”.

In Giappone D’Emilia, nato il 18 luglio del 1954, era arrivato giovanissimo, dopo aver vinto una  di studio come procuratore legale. Da ragazzo infatti sognava una carriera come avvocato penalista, poi l’amore per il giornalismo. Da Tokyo e dal Paese del Sol Levante aveva poi raccontato ai telespettatori di Sky lo tsunami del 2008, il tifone Hayan nelle Filippine, la crisi nucleare in Corea del Nord, gli scontri in Birmania e in Tibet e l’incidente nucleare di Fukushima nel 2011.

L’ultimo lavoro, poche settimane fa, era stato “Giappone lost in transition”, dove raccontava le difficoltà della transizione energetica del Paese.

Nel suo appassionato ricordo, De Bellis scrive di D’Emilia che “ogni volta che c’era una crisi internazionale, una area instabile, una protesta di piazza, un terremoto, un’altra catastrofe naturale, anche molto distante da Tokyo, arrivava la telefonata: “Se volete io ci sono, pronto a partire”. Quel grado di sana incoscienza che è anima di un certo modo di fare giornalismo era il tratto più visibile di Pio: non era soltanto professione, era un modo di stare al mondo, coinvolto e coinvolgente, appassionato, totalizzante“.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia