Contro la sfortuna che si accanisce, anche in politica, non c’è nulla da fare, pensa Andrea Orlando. Un destino beffardo che perseguita il leader della sinistra, che a inizio luglio contava di essere già a “cavallo” e di poter conquistare agevolmente la Liguria, squassata dall’inchiesta giudiziaria che ha provocato le dimissioni del governatore Giovanni Toti. In pratica un dolce ritorno a casa per un blasonato esponente del Pd, che ha iniziato la sua carriera politica con i pantaloni corti tra i banchi del consiglio comunale di La Spezia. Pie illusioni, perché poi l’ex ministro in successione ha dovuto affrontare le vacanze di Elly Schlein, l’insistenza del quasi amico Giuseppe Conte che proprio nella Regione di Beppe Grillo si gioca l’osso del collo, la sollevazione degli alleati che non vogliono in alcun modo l’ondivago Matteo Renzi.

Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco

E dire che la “sfortuna” non aveva sparato ancora tutti i suoi colpi. Perché ieri infatti è arrivato il “ciclone” Marco Bucci: il candidato di gran lunga più ostico che la destra poteva schierargli contro, l’uomo che sulla carta può far scoppiare tutte le contraddizioni di un’alleanza nata sull’onda degli arresti domiciliari dell’ex direttore Mediaset. Insomma, “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”. E invece lo spezzino si stava già attrezzando a una campagna elettorale “tradizionale”, contro un candidato espressamente di destra. Ovvero una battaglia da consumarsi molto più a Roma, sui temi nazionali, che a Genova, nel vivo delle grandi opere da completare e che mezzo centrosinistra non vuole. Il colpo a effetto è arrivato quando il centrodestra si stava avvitando nella solita dinamica del “Risiko”, con l’incrocio delle priorità (e dei guantoni) tra Lega e Fratelli d’Italia.

Bucci, l’avversario peggiore per il campo largo

La “Kamala Harris” della Liguria, alias Marco Bucci, irrompe in zona “Cesarini”, sbloccando l’impasse su due nomi: il viceministro Edoardo Rixi, favorito dai pronostici, e la “totiana”Ilaria Cavo. Sorpresa che manda in malora la campagna di comunicazione che Andrea Orlando stava presentando (a proposito di sfortuna) e dal titolo non proprio azzeccato, vista la giornata: “Liguri, a testa alta”. Il sindaco civico della città della Lanterna è l’avversario peggiore per il campo largo, per una serie di ragioni. La prima (e la più importante) è che gode di un apprezzamento unanime, che travalica i confini del centrodestra, come si è affrettato a sottolineare Luigi Marattin, appena uscito da Italia Viva. “Ho sempre pensato che fosse una persona da appoggiare, perché amministratore capace, al di fuori degli scontri ideologici, degli estremismi, dei conservatorismi e dei populismi. L’ho pensato in tutti questi anni e lo penso tuttora”, scrive su Twitter l’ex renziano. Seguito dal Libdem Andrea Marcucci: “il sindaco è un buon candidato”.

Questione di continuità

La reazione dei sostenitori di Andrea Orlando è eloquente: silenzio. E la prima voce che si ode dal Nazareno è quella di una torinese, seppure da sempre legata alla corrente della sinistra Pd, la vicepresidente del Senato Anna Rossomando: “Non credo che la questione sia quella dei nomi, quanto la continuità con il centrodestra ligure che ha rappresentato il fallimento delle politiche esercitate sullo sviluppo, sulle infrastrutture ferme così come su sanità e tutele sociali. E oltretutto appare allo sbando”.

Giubilo per la felice intuizione invece dal centrodestra, che almeno per una giornata perde le tracce di Maria Rosaria Boccia. “Marco Bucci è l’uomo dei Sì. Il sindaco che ha liberato Genova dalle catene dell’immobilismo di cui era prigioniera. Il sindaco della crescita economica e infrastrutturale“, rimarca soddisfatto il segretario di Forza Italia Antonio Tajani, che al tavolo delle trattative aveva avanzato il nome dell’ex primo cittadino di Rapallo, Carlo Bagnasco. Un plauso che arriva anche dal viceministro Edoardo Rixi, che fino al giorno prima sembrava essere la carta di riserva del centrodestra: “Quella di Bucci è la migliore scelta possibile, è la figura giusta per aggregare oltre il centrodestra. Siamo di fronte a un uomo del fare”.

Se il destino si accanisce su Orlando, non sorride a Matteo Renzi: il primo cittadino è stato di gran lunga l’amministratore più lodato e sostenuto da Italia Viva. Difficile dirgli di no, soprattutto quando il campo largo continua a sbarrargli le porte. Giorgia Meloni intanto si gode l’intuizione, consapevole che una vittoria in Liguria annullerebbe gli effetti di una probabile sconfitta in Emilia-Romagna e in Umbria.