Nel Sì & No del Riformista del fine settimana, spazio al dibattito politico sulle provinciali di Trento, dove l’uscente Maurizio Fugatti va alla ricerca del secondo mandato. Cosa comporterebbe una sua conferma? Matilde Siracusano (Forza Italia) evidenzia il buon operato dell’amministrazione, Donatella Conzatti (Italia Viva) ricorda come il Presidente si sia negato al confronto evitando di spiegare i tanti fallimenti.

Di seguito l’intervento di Donatella Conzatti

Domenica 22 ottobre si vota in Provincia autonoma di Trento. Il voto è quel diritto–dovere costituzionale per cui abbiamo tanto lottato, ma è anche la conferma importante della volontà di volersi autogovernare. Quindi una scelta nella scelta.

L’unico che non sembra aver presente questa priorità, né ad avere a cuore la storia autonomista, è il Presidente uscente Maurizio Fugatti, ricandidato alla carica da una parte della Lega e malvolentieri da Fratelli d’Italia, che si è scrupolosamente negato ad ogni tipo di confronto. Ha disertato le tribune elettorali con gli sfidanti candidati Presidenti ed ogni altra tavola rotonda organizzata da corpi intermedi. E già questo basterebbe per negargli la fiducia, perfino dei suoi decrescenti sostenitori.

Nel 2018 ha vinto senza dire una parola, quasi per caso, sospinto dall’onda di piena del simbolo “Lega Salvini Premier”. Non ha mai governato ha solo amministrato sia l’ordinario che le emergenze della tempesta Vaia, del Covid, della crisi energetica, ed ora si ripresenta senza spiegare il perché.

Negarsi è un comportamento contrario al principio di responsabilità che l’Autonomia richiede. Gli Statuti di Autonomia richiedono a tutti gli abitanti di queste terre di essere co-responsabili delle scelte sulle materie che ci sono state delegate. Dunque è davvero paradossale che proprio chi è stato Presidente non avverta questa responsabilità.

Quando Fugatti ha vinto sembrava tutto facile, e che tutto potesse essere risolto con qualche slogan urlato. Urlavano “professoroni” e l’Università di Trento oggi ha un buco di bilancio di 15 milioni perché hanno aperto una nuova facoltà scordandosi di finanziarla. Urlavano “teoria del gender” abolendo i corsi di educazione al rispetto nelle scuole e definanziando i Centri per la rieducazione degli uomini maltrattanti ed ora in Trentino i femminicidi sono diventati addirittura più frequenti della già preoccupante media nazionale.

Sbandieravano per gli “gli ospedali ed i centri nascita in tutte le Valli” ed oggi non solo nessuna mamma partorisce in ospedali senza medici e senza anestesisti ma nemmeno i servizi negli ospedali centrali funzionano più. Sbeffeggiavano “fannulloni” ed hanno costretto le maestre delle Scuole dell’infanzia a fare le baby sitter a scuola nel mese di luglio. Oggi dicono che l’autonomia sarebbe aiutata dalla loro presenza perché capaci di risolvere i problemi del Trentino grazie ad un Governo nazionale “amico”. Constatiamo però che il Ministro Salvini dopo un anno non ha ancora messo a gara il Partenariato pubblico privato per il rinnovo della concessione dell’autostrada del Brennero sulla base della legge che noi abbiamo approvato per loro e che la Ministra all’Università Bernini ha negato il contributo a ripianare il buco di bilancio dell’Università.

Evidentemente Fugatti si nega perché gli mancano le parole in grado di spiegare così grandi fallimenti. Ha scelto di non avere parole nemmeno per spiegare ai trentini quali siano le proposte sue e della sua coalizione per ripristinare ciò che hanno rotto. Il confronto con Francesco Valduga, il candidato di Alleanza democratica e autonomista sostenuto da Italia Viva sul futuro del Trentino, sarebbe stato interessante da ascoltare, ma negandosi Fugatti dà l’idea di temere questo confronto.
Fugatti però ha trovato il tempo di presentare un libro che racconta la sua vicenda politica personale.

La confusione tra Istituzione e partito regna talmente sovrana, che troppi hanno dimenticato di essere liberi e che il dovere delle Istituzioni quello di prestare uguale attenzione a tutti gli amministratori ed a tutti i Comuni. Non c’è nessun motivo vero per votare Fugatti. In Trentino conta come governi, quanti problemi risolvi, conta la conoscenza che dimostri rispetto alla storia dell’autonomia, conta il rispetto con cui ti rapporti con le persone.

Il Trentino è pronto a chiudere questa deludente parentesi ed a scrivere una nuova pagina di innovazione sulle grandi priorità: sanità e formazione, ambiente e digitale. E parità. Un governo tanto retrivo nel lessico usato verso le donne, gli immigrati, la comunità lgbt, come quello uscente non si era mai visto. Il Trentino il 22 ottobre ha voglia di tornare in buone mani. Francesco Valduga e la sua squadra sono le persone giuste.

Donatella Conzatti

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