Il Sì&No del giorno
Elon Musk ad Atreju: svelato il relativismo etico della destra
Nel Sì & No del giorno del Riformista, spazio al dibattito sulla presenza – e sul discorso – di Elon Musk ad Atreju: giuste le polemiche sulle sue dichiarazioni? Per il “Sì”, Alessio De Giorgi, responsabile del Riformista.it, che le ritiene “più che condivisibili” a partire da quella sulla GPA; per il “No” Andrea Ruggieri, direttore del Riformista, che definisce le accuse rivolte come ‘tautologicamente ridicole’, “La verità è che chi critica Musk, è egli stesso un illiberale – scrive -, che vorrebbe comprimere la libertà di espressione limitandola solo a ciò che egli crede e vorrebbe imporre a tutti”.
Di seguito il commento di Alessio De Giorgi
Elon Musk è Elon Musk. È un imprenditore molto capace, visionario, che ha fatto cose straordinarie, ad iniziare dall’innovare il settore dell’auto elettrica come mai nessuno prima, di fatto rivoluzionando il mondo dell’automotive. Invitarlo ad una manifestazione politica, di qualsiasi segno essa sia, è quindi una straordinaria occasione di visibilità per gli organizzatori e, per chi vi assiste, di ascoltare chi ha uno sguardo sul futuro che non sono in tanti ad avere nel mondo. Chapeau, quindi. Fatte queste premesse arrivano dei “ma” che sono macigni e che mi fanno dire che le polemiche che sono nate dalla sua presenza ad Atreju erano in molti casi più che condivisibili. Proverò ad elencarle.
La polemica sulla GPA. È un dato oggettivo che il bellissimo bimbo che Musk ha portato sul palco con l’obiettivo di costruire il simpatico siparietto che ne è sorto, sia nato con la tecnica della gestazione per altri. Quella stessa GPA che secondo gli organizzatori della manifestazione deve diventare reato universale, così come lo sono ad esempio la pedofilia ed il genocidio. Che da questo sia nata una polemica che durerà ancora per giorni è quanto più di scontato ci sia: perché è evidente che se sei ricco, famoso, potente, straniero e per giunta eterosessuale secondo quelli di Atreju la GPA è ammissibile, mentre deve diventare un reato universale per tutti gli altri. Insomma, questa polemica ci stava tutta, anche se non era contro Musk né tanto meno contro suo figlio, ma contro il totale relativismo etico di una destra che cerca di conquistare (con molto provincialismo) una sua egemonia culturale circondandosi di chi, in altri contesti, secondo questo punto di vista sarebbe da consegnare alle patrie galere.
La polemica sulle sue opinioni politiche. Musk non è politicamente neutro e questo è il suo vero tallone d’Achille. È uno che anni fa spiegò con un disegnino di essere rimasto immobile nel centro-destra moderato e, vista la polarizzazione della politica negli Stati Uniti, con la sinistra (quella maledetta sinistra woke, come lui stesso la definisce) sempre più sinistra, di sentirsi oggi più vicino alla destra repubblicana. In realtà, come spiegheremo, sta più che accarezzando la destra teo-con statunitense, quella anti-migranti, anti-aborto, anti-woke, anti-gender, anti-teorie della razza ed anti-tutto. È normale quindi che un imprenditore che “si sporca le mani” così con la politica, nel tritacarne di questa prima o poi finisca. Le polemiche sulla sua partecipazione ad Atreju quindi, da questo punto di vista, sono direi scontate.
La polemica su Twitter. Questa riguarda il “giocattolo” che l’imprenditore statunitense si è comprato poco più di un anno fa. Da allora, ha licenziato tre quarti del vecchio team, squadre di moderazione comprese, e lo ha radicalmente trasformato: da quel tempio del “politicamente corretto” a tratti noioso che era, oggi X-Twitter è un social network sicuramente più frizzante, ma in cui la fanno da padrone il cospirazionismo, le teorie del complotto, la disinformazione russa, cinese ed iraniana ed i mondi dell’alt-right statunitense ma anche della destra radicale europea. Basta leggere alcune delle ricerche fatte sul nuovo X-Twitter, per capire come una piattaforma così frequentata da opinion makers e giornalisti, a causa di queste scelte, abbia cambiato radicalmente il suo DNA e questo condizioni conseguentemente il dibattito pubblico nell’Occidente. Su tutto ciò, Musk ha delle precise responsabilità, sia perché il cambiamento in atto (ed in peggio) è frutto delle sue scelte imprenditoriali, sia perché lui stesso, più volte, ha accarezzato quei mondi.
Ad esempio lo ha fatto quando ha riammesso recentemente su X il cospirazionista Alex Jones, uno che ancora oggi sostiene che una sparatoria del 2012 costata la vita a 28 persone tra cui bambini sia stata una messa in scena organizzata da attori per portare avanti un programma ideologico segreto; lo ha fatto quando ha condiviso un tweet di un account di X della peggiore disinformazione xenofoba (radiogenoa) o infine quando si è attirato le critiche del mondo ebraico per aver condiviso tesi antisemite, tanto da costringerlo ad un viaggio riparatore in Israele qualche settimana fa. Il fatto che ieri la Commissione europea abbia aperto una procedura di infrazione su X-Twitter non è che la conseguenza di tutto ciò.
Per tutte queste ragioni, la presenza di Musk ad Atreju non poteva che suscitare polemiche giuste e condivisibili: verso gli organizzatori certamente, ma anche nei suoi confronti. Gli imprenditori, finché non commettono atti illeciti, non si giudicano più di tanto, al massimo non si acquistano i loro prodotti, preferendo i loro concorrenti. Ma quando entrano nel grande gioco mondiale della politica e dell’informazione, provandola a cambiare ed a condizionare con scelte strategiche precise, allora eccome se li si può giudicare. Li si deve giudicare. Perché la qualità delle nostre democrazie passa anche da qui.
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