"L'ultima spiaggia per le pazienti e le loro famiglie
Emergenza suicidi e atti di autolesionismo tra i giovani: il ruolo della comunità Omada
Sembra un dato incredibile, eppure è la sconcertante verità: la seconda causa di morte per i giovani tra i 15 e i 24 anni è il suicidio e, in Europa, 1 adolescente su 5 compie su di sé atti di autolesionismo. La pandemia ha portato a un +75% di casi suicidari o di tentato suicidio, e a un +60% per quanto riguarda l’autolesionismo. È questo il quadro allarmante che trapela riguardo a quella delicatissima fascia di età che è l’adolescenza.
Davanti a un’emergenza che si acuisce nei numeri e, quindi nel bisogno, si avverte sempre con maggior necessità il superamento del rigido sbarramento tra neuropsichiatria infantile, Centri di Salute Mentale, e dipendenze patologiche. Sono diversi i percorsi trasversali sperimentali che si stanno attivando, soprattutto per quanto riguarda i disturbi del comportamento alimentare, in questa fascia di transizione tra la minore e la maggiore età, anche se si fa ancora troppa fatica a concertare gli interventi e metterli a terra. Persino gli episodi acuti sono faticosamente trattati negli ospedali: il rimpallo tra pediatrie e SPDC – il classico reparto psichiatria degli ospedali – è, talvolta, disarmante.
Sono stato direttamente testimone di un rimpallo incredibile tra pronto soccorso, pediatria e psichiatria avvenuto in un ospedale milanese per un caso di acuzie psichiatrica di un minore. Chi se lo doveva prendere e con quale responsabilità? Questi ragazzi hanno patologie troppo da adulti per essere messi in pediatria, ma al tempo stesso sono troppo piccoli anagraficamente per essere messi in psichiatria con gli adulti veri. Questo problema, su scala nazionale, tocca tutte le Regioni. Si sopperisce adibendo spazi protetti in uno o nell’altro reparto, ma senza una risposta realmente strutturale non se ne verrà facilmente a capo.
La ricaduta, ovvia, e il primo rifugio per risolvere queste situazioni sono le comunità per minori, sempre e comunque troppo poche numericamente per arginare il fenomeno e, soprattutto, con obiettivi comunque diversi rispetto al bisogno che il paziente manifesta. In tutta Italia abbiamo solo 100 posti letto dedicati alla neuropsichiatria infantile, e in alcune regioni come la Calabria mancano del tutto. Anche in questo caso, per molte famiglie, il terzo settore è l’unica ancora di salvezza ma è bene che anche il Servizio Sanitario Nazionale cominci a metterci testa e risorse.
Di questo mondo così complicato e difficile degli adolescenti, se ne fa per esempio carico dal 1980 l’Associazione Gruppo di Betania Onlus. La prima comunità educativa sorta a Milano fu battezzata dal Cardinal Carlo Maria Martini come “Villaluce” perché emanasse gioia e speranza. Nasce poi “la Zattera”, una comunità di pronta accoglienza, e nel 2016 AGB amplia l’offerta educativa aprendo “Omada”, la prima comunità sanitaria residenziale di neuropsichiatria infantile per le ragazze adolescenti. Bastano i numeri di Omada per spiegare come l’emergenza sia confermata: in 6 anni di attività sono state 450 le richieste per 51 accoglimenti concretamente realizzati. In molte situazioni Omada rappresenta l’ultima spiaggia per le pazienti e le loro famiglie, che hanno già tentato percorsi ambulatoriali senza alcun beneficio. Omada si prende carico del dolore attraverso un delicato lavoro di equipe multidisciplinare, composta da medici specializzati in Neuropsichiatria Infantile e psichiatria, psicologi psicoterapeuti, educatori professionali, infermieri, tecnici della riabilitazione psichiatrica, neuropsicomotricista e operatori sanitari.
I tre macrostep su cui si basa questo lavoro sono l’accoglienza e la conoscenza reciproca, la condivisione con la paziente del progetto riabilitativo, ed infine la fase più complessa ovvero il processo dimissorio di riavvicinamento al territorio. Queste fasi prevendono sempre il coinvolgimento della famiglia e della rete amicale, il rapporto con le scuole, le attività extrascolastiche. La libertà di osare e di progettare per il bene del paziente hanno portato Omada a tentare una sperimentazione innovativa per le giovani ragazze con disturbi psichiatrici: dal 2022 è attiva la scuola in ospedale. Le giovani pazienti infatti manifestano difficoltà, ritiro e abbandono scolastico anche a fronte di capacità intellettive brillanti, a causa del profondo malessere vissuto. Il diritto allo studio deve valere anche quando la psicopatologia risulta così invalidante da impedire la frequentazione della scuola. Questo servizio aiuta le pazienti a costruirsi un futuro professionale, ma soprattutto a ritrovare la fiducia nelle proprie capacità e nel porsi come traguardo l’essere “persona” e “cittadina” a pieno diritto all’interno di una rete di rapporti interpersonali.
“Grazie per avermi supportato e soprattutto sopportato. Ci siete sempre stati nei momenti difficili. Qui ho trovato una famiglia, una casa in cui posso sentirmi al sicuro, grazie davvero”. Questa è una delle frasi che ha lasciato una ragazza al termine del percorso riabilitativo: forse non è la soluzione di tutto, ma i nostri ragazzi si meritano di trovare un posto dove sentirsi al sicuro.
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