Il commento
Eserciti nazionali più forti: solo così nasce una vera Difesa Comune Ue

Questa storia del riarmo collettivo unitario, ovvero dell’esercito europeo, è una chiara trasfigurazione retorica del concetto “non si deve fare nulla”. Poiché con l’esercito europeo si tratta, evidentemente, di un progetto a lungo termine che dovrebbe coniugarsi con altri allineamenti non da poco sul piano politico, istituzionale, economico ecc., dire “bisogna fare l’esercito europeo” di fronte alle urgenze presenti è lo stesso che dire non bisogna fare nulla, anzi è proprio il modo per non fare nulla, di buttare la palla in tribunale, dicendo però che si è ben intenzionati a fare (la difesa europea) purché sia fatta “come si deve”. Che poi lo pensavano anche i padri fondatori e compagnia cantante.
Invece la questione è semplice: tutti i partiti di varie nazioni sanno quanto sia impopolare chiamare la gente alle armi, insomma fare la guerra, anche quando è indispensabile. È chiaro che sia molto più agevole dichiarare che, in realtà, non si voleva farla, ma si è costretti a farla, perché ci sono degli obblighi europei ai quali non ci si può sottrarre. E la questione è ancora più spinosa se si considera la presenza di forze politiche, più o meno asservite ai nemici, che sono pronte a sfruttare la situazione raccogliendo consensi in chiave “pacifista”. Per questo il meccanismo all’opera nella testa di tanti settori politici, anche avveduti, è semplicemente questo: scaricare l’eventuale decisione di mobilitare le forze armate sull’Europa per sfuggire alle proprie responsabilità.
Riguardo alla questione “tecnica”, al di là di tutte le quisquilie sul “risparmio” che si otterrebbe da una difesa comune (altro argomento a finalità di consenso elettorale) la verità è che la difesa comune, in modo semplice, veloce ed efficace, si realizza rafforzando tutti gli eserciti nazionali e mettendoli sotto un sistema di coordinamento apicale e una catena di comando comune. Anzi il fatto che le forze armate rispondano ognuna ai propri vertici, a cui sono addestrati a obbedire, può essere un valore aggiunto. Del resto, le forze alleate, durante la seconda guerra Mondiale, non erano un esercito unificato, anzi erano diversi eserciti di varie nazioni, con un efficace coordinamento a livello del comando, tattico e strategico.
Insomma, se c’è da fare presto e bene, lo schema è questo. Dichiararsi pronti, ma solo nell’ambito della difesa comune europea, se non addirittura sotto l’ombrello dell’ONU, significa molto semplicemente non essere disposti a fare nulla. E questo è gravissimo perché trasmette ai nostri “potenziali” nemici un segnale di debolezza, di scarsa determinazione e di inesistente coesione. Riguardo al nostro paese dovrebbero capirlo tutti e in fretta, a destra e a sinistra: adottare sull’argomento un atteggiamento in chiave di “unità nazionale” (la Russia è un po’ più pericolosa delle Brigate Rosse), piuttosto che traccheggiare sul tema al fine di lucrare un punto in più o in meno nei sondaggi.
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