L’annuncio della A.Mittal di sospendere la procedura di spegnimento dell’impianto ex Ilva in attesa della sentenza sul ricorso d’urgenza presentato dai Commissari è stata comunicata alle Rsu di Taranto proprio durante l’incontro tra le rappresentanze dei lavoratori e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La decisione segue l’invito rivolto oggi al gruppo franco-indiano da Claudio Marangoni, presidente della sezione specializzata in materia d’impresa del tribunale di Milano, che ha fissato per il prossimo 27 novembre l’udienza sul ricorso in questione “a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti” dello stabilimento siderurgico.

Claudio Marangoni, il presidente della sezione specializzata in materia d’impresa del tribunale di Milano che ha fissato per il prossimo 27 novembre l’udienza sul ricorso cautelare dei commissari ex Ilva, durante la mattinata aveva invitato ArcelorMittal a non spegnere l’altoforno con una nota del presidente del Tribunale Roberto Bichi.

La Procura di Milano sta indagando anche su eventuali illeciti tributari e su presunti reati pre-fallimentari, con un focus sul mancato pagamento dei creditori dell’indotto, nel fascicolo esplorativo aperto sull’addio di ArcelorMittal all’ex Ilva, ancora formalmente a carico di ignoti e senza ipotesi di reato. Filoni questi che si aggiungono a verifiche su presunte appropriazioni indebite di materiale relativo al magazzino di materie prime, su false comunicazioni societarie e al mercato.

In particolare, i vertici del Tribunale milanese, “tenuto conto – si legge nel comunicato – della non adozione di provvedimenti ‘inaudita altera parte'”, ossia del fatto che le decisioni arriveranno solo dopo la discussione in udienza e non ‘de plano’, hanno invitato “le parti resistenti”, ossia ArcelorMittal, “in un quadro di leale collaborazione con l’autorità giudiziaria e per il tempo ritenuto necessario allo sviluppo del contraddittorio tra le parti, a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti, eventualmente differendo lo sviluppo delle operazioni già autonomamente prefigurate per il limitato tempo necessario allo sviluppo del presente procedimento”. Nel “procedimento cautelare”, promosso da Ilva spa con i commissari straordinari nei confronti del gruppo franco indiano, il presidente della sezione specializzata Marangoni, oltre alla fissazione dell’udienza, ha disposto anche “termini intermedi per consentire il deposito di memorie e il contraddittorio delle difese”.

Nell’indagine milanese, che al momento è ancora a livello ricognitivo e che è stata affidata al Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, riguardo al profilo dei possibili reati sul piano tributario, da quanto si è saputo, si dovrebbero effettuare accertamenti – e questo è solo uno dei casi – su una società olandese dello stesso gruppo franco indiano da cui ArcelorMittal si servirebbe per l’approvvigionamento di materiali. Società che, oltre a vendere all’ex Ilva a prezzi che però parrebbero più alti rispetto a quelli di mercato, godrebbe di un regime fiscale più vantaggioso.

Poi, ci potrebbero essere verifiche – altro esempio – su presunte false comunicazioni societarie legate al magazzino, nel caso in cui fosse stata resa nota una situazione diversa da quella reale (era stato consegnato con 500 milioni di materie e ora pare si sia assottigliato di parecchio), e in più anche altre condotte potrebbero aver avuto riflessi sul patrimonio dell’ex Ilva. Infine, ed è di queste ultime ore l’ipotesi al vaglio degli inquirenti, andranno fatte verifiche anche sul motivo per cui, secondo quanto denunciato, siano stati sospesi i pagamenti dei creditori dell’indotto.

In questo caso potrebbero profilarsi reati di bancarotta o pre-fallimentari. Tutto ciò si aggiunge ai profili sulle comunicazioni al mercato date dal colosso dell’acciaio a partire dallo scorso 4 novembre con l’azione di recesso dal contratto. Quanto al presunto depauperamento dell’azienda e alla sospetta appropriazione indebita delle materie prime con conseguente danneggiamento della produttività e dell’economia nazionale, non è escluso che la Procura di Milano si ‘spogli’, poi, di questo capitolo in quanto quella di Taranto sta già indagando e ha già iscritto il fascicolo ipotizzando il reato di “distruzione di materie prime” e “mezzi di produzione” industriale. Tra l’altro, gli investigatori nei prossimi giorni potrebbero effettuare acquisizioni di documenti e ascoltare alcune persone nel fascicolo milanese.

Intanto Bankitalia ha fatto il punto sulla situazione economica della Puglia. “Nei prossimi mesi l’evoluzione dell’attività economica in Puglia sarà influenzata dagli sviluppi delle vicende che riguardano lo stabilimento ArcelorMittal di Taranto”. Lo evidenzia la nota di aggiornamento congiunturale sull’economia pugliese, presentata oggi nella sede di Bari della Banca d’Italia, relativa ai primi 9 mesi del 2019. Stando ai dati, inoltre, a fronte di una complessiva crescita del settore industriale, “l’attività produttiva nel siderurgico, che riflette in gran parte quella dello stabilimento di ArcelorMittal di Taranto, e’ diminuita – si legge nel rapporto -, risentendo dell’andamento dei mesi estivi, nonostante l’aumento delle vendite all’estero del primo semestre”.

“Secondo delle stime che abbiamo fatto – ha spiegato Maurizio Lozzi, Divisione analisi e ricerche economiche e territoriali di Bankitalia Bari – nei mesi estivi dovrebbe essersi ridotto il prodotto dell’azienda. Un’azienda che prima dell’inizio di queste vicende giudiziarie, iniziate nel 2012, aveva un impatto abbastanza consistente sull’economia regionale. Il valore aggiunto diretto, senza effetti indiretti e sull’indotto, era dell’1,3% del Pil regionale” e che, “secondo le stime Svimez, ha un impatto di 3 miliardi su base nazionale“. Con riferimento all’aumento delle esportazioni per il settore siderurgico, Lozzi spiega che “sono solo una piccola quota della produzione dello stabilimento di Taranto, perchè la gran parte della produzione e’ rivolta al mercato interno e a rifornire gli stabilimenti del Nord per le successive lavorazioni”.

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