Mentre il governo discute su modalità e tempi della fase due, il mondo produttivo italiano è già tornato a lavoro. Almeno in parte. Secondo il dato ufficiale diffuso dal Viminale, infatti, in tutta Italia sono 65mila le aziende che hanno già ripreso la produzione senza autorizzazione. Molti imprenditori, infatti, hanno inviato la documentazione con i motivi della riapertura ai prefetti ma, come riporta il Corriere della Sera, non avendo ricevuto risposta entro 30 giorni e hanno deciso di alzare la serranda.

Il governo già nei prossimi giorni potrebbe autorizzare la riapertura di alcuni settori produttivi ma, nel frattempo, ha deciso di rafforzare i controlli da parte della Guardia di finanza per verificare chi, tra le filiere a lavoro, ha riaperto rispettando i decreti emanati dal governo. Chi non sarà in regola potrebbe anche subire la sospensione della licenza. Il timore, infatti, è che in tanti abbiano dichiarato di far parte della filiera alimentare o farmaceutica a torto. E, soprattutto, si teme che non si stiano rispettando a pieno le norme sul distanziamento e sulla tutela della salute dei lavoratori.

Un caso, ad esempio, sono le aziende coinvolte nella produzione e distribuzione di attrezzi per l’attività sportiva. Nelle richieste arrivate sulle scrivanie dei prefetti, nel campo delle motivazioni si legge la necessità di assicurare alle case di cura e di riposo gli strumenti necessari alla riabilitazione. E ci sono anche quelli che, pur di legittimare la riapertura, hanno tentato riconversioni della produzione all’ultimo minuto.

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