“Noi siamo Federica e Ludovica e siamo le mamme di Giona e noi tre siamo una famiglia. Cos’è una famiglia tradizionale? Il fatto che ci sia una mamma e un papà non è garanzia di felicità. Eppure questo in Italia è ancora un tabù”. Federica Ottombrino, 35 anni, e Ludovica Muratgia, 32 anni, entrambe musiciste, sono sposate civilmente e hanno un figlio di 3 anni e mezzo, Giona. Sono orgogliose di raccontare al Riformista la loro famiglia, il loro sogno realizzato non senza qualche difficoltà. “La famiglia è dove c’è amore e protezione ma purtroppo siamo in un mondo ancora troppo etichettato”, dice Ludovica che suona e insegna batteria.

Ci accolgono nella loro bellissima casa a Bacoli, in provincia di Napoli tra giardini e una vista mozzafiato sul mare. “È qui che abbiamo scelto di vivere per dare tutto il meglio a Giona”, racconta Ludovica. Fuori alla loro porta c’è un cartello con la scritta “Casa è dove avrai sempre voglia di accogliere”. Ed è proprio quello che trasuda da tutti i pori. Una famiglia come tante dove si respira gioia e sintonia. Ma c’è ancora chi davanti a tutta questa “normalità” storce il naso. “Due mamme non sono due alieni, siamo noi, Fede e Ludo, e il frutto è Giona, un bambino normale, che non ha patologie o anormalità, questo spiazza, ancora è un tabù – racconta Federica – La polemica sull’episodio di Peppa Pig con due mamme è emblematica. Qualcuno ha detto ‘che schifo’, ‘è allucinante’. Ancora dire due mamme, due papà crea una sensazione di ‘schifo’. Non c’è un’argomentazione, sono frasi dette così. Tutto questo è molto triste. Poi se tutto questo lo si può dire al microfono o in tv e se poi diventi anche Presidente del Consiglio dopo aver detto queste cose, c’è qualcosa che non va”.

Federica e Ludovica hanno desiderato fortemente avere un bambino, il completamento del loro grande amore. Non è stato semplice riuscirci e si scontrano continuamente nel paradosso tutto italiano di poter essere due mamme con un figlio ma che tuttavia lo Stato non riconosce a pieno, o meglio solo per metà, o anche no. Spiegano che ci sono molte falle legislative mai affrontate su questo tema. “Noi ci siamo sposate in Comune, al Maschio Angioino. Ma se guardi il mio certificato all’anagrafe c’è scritto ‘stato civile unita civilmente. Coiniuge Muratgia Ludovica’. Poi c’è ‘Componenti famiglia’ e ci siamo solo io e Giona”. Praticamente la nostra famiglia non esiste”. O meglio non è riconosciuta dallo Stato.

Federica e Ludovica sono ricorse alla fecondazione assistita. Federica ha materialmente portato avanti la gravidanza, lo desiderava da sempre. “In Italia non c’è possibilità per due mamme di avere un bambino – continua Federica – La legge consente l’eterologa solo alle coppie eterosessuali e sposate. Quindi né single né coppie di donne possono andare in clinica e trovare sostegno in questo senso. Si può fare fuori dall’Italia, per esempio in Spagna. Tutto a spese nostre, o meglio della musica”. Ludo ha supportato Fede in ogni fase della gravidanza e ha partecipato anche al momento del parto. Quando sono andate via dalla clinica sul modulo prestampato c’era la possibilità solo di scrivere il nome della mamma e del papà. Il loro avvocato, Davide Dura, un caro amico, è riuscito a intervenire e loro sono state le prime mamme a lasciare la clinica con il nome di entrambe sotto la voce ‘mamma’. Stessa cosa per l’anagrafe: sul certificato di Giona c’è scritto che ha due madri. “Simbolicamente questa cosa è stata molto importante per noi. Ma nella realtà è poco più che un foglio di carta visto che per lo Stato italiano Ludovica non è nulla per Giona e noi non siamo riconosciute come famiglia. Adesso per qualsiasi cosa riguardi Giona devo autorizzare o delegare io, madre biologica, mia moglie Ludovica, mamma di Giona, ma che per lo Stato non si è capito bene cos’è, a fare qualsiasi cosa. Praticamente io la devo autorizzare a fare la mamma. Questa cosa è umiliante. È ogni volta rendersi conto che noi non esistiamo. E non è un problema di adesso che al Governo c’è la destra, anche in passato non è stato fatto nulla per dare un riconoscimento legale ad una verità. C’è un buco legislativo che riguarda proprio i bambini. Ad esempio: se a me dovesse succedere qualcosa, la nostra storia familiare non sarebbe presa in considerazione. E questo sarebbe un danno per me, per Ludo e soprattutto per Giona”.

L’unica possibilità di essere riconosciute sarà sempre a discrezione di un singolo e della sua apertura mentale, di un giudice, che può decidere di accogliere la richiesta di Ludovica di adozione di Giona. Questa cosa in Italia viene fatta quando il bambino cresce perché tutta la sentenza gira intorno alla volontà e al riconoscimento da parte del bambino di Ludovica come sua madre. Per cui poi vengono gli assistenti sociali, ti guardano, ti studiano, e il giudice può decidere se approvare o no. In Italia i casi in cui è accaduto sono rari ma noi sicuramente ci proveremo”.

Federica e Ludovica, forti della loro storia non riescono a capire perché non sia consentito alle coppie dello stesso sesso adottare un bambino. “Ci sono bambini che vorrebbero dei genitori e genitori che vorrebbero bambini. Perché non farli incontrare? Per noi è stata come un’arrampicata: vai in Spagna, fai l’inseminazione, ti vengono tanti dubbi, domande e pensieri che ti sconvolgono, se ho fatto bene o male, cosa gli dirò, chi è il padre,…Tutto questo fardello potrebbe essere facilmente essere superato con le adozioni. Ma in Italia possono farlo solo coppie sposate. Non due donne o due uomini, nemmeno i single che non capisco perché non potrebbero donare amore a un bambino”.

Per una coppia dello stesso sesso non è facile nemmeno capire come fare per avere un bambino. “Spesso mi scrivono ragazze omosessuali per chiedermi noi come abbiamo fatto e noi le prendiamo a cuore. Per noi è stato lo stesso: non c’è un consultorio che ti dice cosa devi fare per avere un figlio, anche noi abbiamo chiesto ad un’altra coppia di donne che stava per avere un bambino come avevano fatto. La rete di sorellanza tra donne è importantissima”.

Nella loro quotidianità le due mamme musiciste sperimentano quanto indietro sia l’Italia per le leggi a tutela delle famiglie arcobaleno. E a volte anche quanto le persone trovino difficile accettare e capire una realtà che esiste come quella di una famiglia fatta di due mamme e figlio. “Capita che qualcuno si rivolga a me parlandomi di ‘mio marito riferendosi a Ludovica anche perché è difficile concepire una coppia senza un uomo e una donna”. Nonostante poi in generale il contesto in cui vivono non è mai stato discriminatorio, le due mamme si accorgono che intorno a loro non è scontato che la loro famiglia sia accettata. Non temono per il futuro di Giona “perché avrà le difficoltà che hanno tutti i bambini crescendo” e sono fiduciose nel cambiamento della società. “Più che nel paese noi crediamo nelle persone, nei legami. Abbiamo visto cambiare persone per noi fondamentali, in primis i nostri genitori, che si sono spostati da un’idea che avevano e sono venuti dalla nostra parte. E quando vedi cambiare i tuoi genitori che sembra la parte più facile ma non lo è affatto, ti rendi conto che la tua piccola rivoluzione l’hai fatta. E se l’hanno fatta loro, a macchia d’olio si può estendere a tutti”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.