Travolto dalle polemiche, Carlo Fidanza fa un parziale passo indietro. L’eurodeputato di Fratelli d’Italia, finito al centro della bufera per una inchiesta giornalistica di Fanpage su presunti finanziamenti in nero della campagna elettorale di esponenti del partito a Milano, ha infatti deciso di autosospendersi da FdI.

Fidanza che si difende dopo la messa in onda del servizio su Piazzapulita ieri sera, su La7, ribadendo che “non ho mai ricevuto finanziamenti irregolari e che nello specifico, in più occasioni che purtroppo non sono state mandate in onda, ho ribadito al ‘giornalista infiltrato’ che asseriva di voler contribuire alla campagna elettorale di una candidata la necessità di farlo secondo le modalità previste dalla normativa vigente. Il fatto che questi ulteriori colloqui non siano stati trasmessi la dice lunga sulla serietà di questa inchiesta e contribuisce a dare di me e della mia attività politica un’immagine totalmente distorta“.

L’europarlamentare ‘meloniano’ annuncia quindi che “a tutela della mia reputazione mi riservo di adire la giustizia civile e penale”. Quanto alle immagini pubblicate da Fanpage, Fidanza sottolinea che “non c’è mai stato in me alcun atteggiamento estremista, razzista o antisemita. Semmai, nelle immagini pubblicate, ironicamente contestavo proprio le inaccettabili affermazioni a suo dire goliardiche di Roberto Jonghi Lavarini, che non hanno né possono avere alcuna cittadinanza in Fratelli d’Italia, partito in cui peraltro lo stesso non è iscritto né ricopre alcun ruolo. Ho avuto più volte occasione di polemizzare con Paolo Berizzi per alcune sue campagne di stampa (da qui l’ironia mostrata nel video), ma naturalmente giudico inaccettabile che un giornalista debba vivere sotto scorta per le minacce ricevute e per questo, pur nella irrinunciabile diversità di opinioni politiche, gli esprimo la mia solidarietà sincera”, spiega Fidanza.

LA POSIZIONE DI GIORGIA MELONI – Chiamata in causa dal video esplosivo su Fidanza, con ripetute richieste di pretendere le sue dimissioni, Giorgia Meloni ha chiesto a Fanpage di consegnare l’intero girato del lavoro “perché sono una persona molto rigida su diverse materie, però non giudico e valuto un dirigenti che conosco da più di 20 anni. Sono rimasta colpita nel vederlo raccontare così, sulla base di un video curiosamente mandato in onda a due giorni dal voto“.

La leader di Fratelli d’Italia si è detta pronta a prendere “tutte le decisioni necessarie quando ravviso delle responsabilità reali“, ma per farlo ha bisogno di avere “avere l’intero girato di 100 ore, poi farò sapere cosa ne penso”.

L’INCHIESTA SU FIDANZA – Nel video di 13 minuti di Fanpage emergerebbe una “lobby nera” che utilizzerebbe “sistemi di lavanderia” per pulire i finanziamenti ai candidati di Fratelli d’Italia.

A scoprirlo un giornalista sotto copertura da tre anni, fintosi un uomo d’affari a cui interessava finanziare il partito in cambio di trattamenti di favore per il proprio business. E’ in questo contesto che emergono due figure chiave: la prima è Roberto Jonghi Lavarini, detto il “Barone nero”, condannato a due anni per apologia del fascismo; il secondo è proprio Carlo Fidanza, europarlamentare e capo delegazione di Fratelli d’Italia.

Il giornalista infiltrato, dopo aver stabilito un rapporto, partecipa a diversi eventi della campagna elettorale per il Comune di Milano, dove Lavarini e Fidanza sostengono la candidata al consiglio comunale Chiara Valcepina.

Entrambi chiedono finanziamenti al presunto uomo d’affari: “Le modalità sono: versare nel conto corrente dedicato. Se invece voi avete l’esigenza del contrario e vi è più comodo fare del black, lei si paga il bar e col black poi coprirà altre spese”, dice Fidanza al giornalista sotto copertura. E’ poi Lavarini a spiegare tecnicamente come funziona il metodo, ovvero con una “serie di lavatrici” per pulire i finanziamenti.

Ma nel corso dell’inchiesta viene ripreso anche un ‘sottobosco’ di incontri a base di ironia a sfondo razzista, fascista e antisemita. Diverse le battute contro migranti, neri, ebrei, con un riferimento anche al discorso di Hitler alla birreria di Monaco e al giornalista di Repubblica Paolo Berizzi, minacciato dai neofascisti veronesi e per questo sotto scorta.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia