“Secondo voi come è possibile che una rivolta che avrebbe visto protagonisti 230 detenuti sia rientrata nel giro di poco tempo con direttore, vice-direttore e magistrato di sorveglianza già tornati a casa?”. Parte con una domanda la prima risposta di Samuele Ciambriello, garante dei detenuti in Campania, quando gli viene chiesto cosa è effettivamente successo nel carcere Raffaele Uccella di Santa Marica Capua Vetere (Caserta), già tristemente noto per la mattanza durante le prime settimane di Covid che, ad oggi, vede decine di agenti penitenziari imputati. Per Ciambriello di stratta di “procurato allarme” da parte dei sindacati di polizia penitenziaria che sempre più spesso sono soliti “enfatizzare in negativo” tutto quello che succede all’interno del carcere.

Ma la ragione è anche un’altra e il garante la cristallizza: “Mi hanno telefonato i familiari dei detenuti dopo aver letto i comunicati dei sindacati di polizia penitenziaria. Parlavano di 230 persone asserragliate nel carcere per una presunta rivolta ma la verità è un’altra: con il nuovo decreto sicurezza basta che tre persone non rientrano in cella dopo l’ora d’aria per classificare questo episodio come una rivolta”. Infatti con il disegno di legge in materia di sicurezza pubblica la rivolta in carcere diventa reato quasi a prescindere.

Tutto è nato dal permesso di necessità negato (chiedeva di andare al funerale di un parente) a un detenuto ospite nel padiglione Volturno, “il reparto più avanzato di trattamento che c’è a Santa Maria, con progetti di inclusione socio-lavorativa e programmi avanzati” spiega Ciambriello che ringrazia il magistrato di sorveglianza Marco Puglia, che già quattro anni fa, durante la mattanza avvenuta a inizio marzo, ebbe un ruolo fondamentale nel denunciare gli abusi e le torture dei poliziotti penitenziari. “Ho parlato a telefono con lui e mi ha spiegato che la protesta di pochi detenuti è rientrata poco dopo il suo arrivo. Ho parlato anche con il vice-direttore Marco Casale del carcere che era presente sul posto. Nessuno – precisa Ciambriello – mi ha parlato di danni ingenti all’interno della struttura. La verità è che non è successo nulla di quello che hanno battuto le agenzie dopo aver ricevuto i primi comunicati della penitenziaria”.

“Purtroppo – osserva amareggiato – dobbiamo un po’ abituarci perché con il nuovo decreto del governo ogni protesta, anche silenziosa e pacifica, diventa una rivolta. Così passerà sempre il messaggio che Caino, il detenuto, ha sbagliato e sbaglierà sempre”.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.