Sei Punte
Il grave peccato
Floris, Formigli e l’antisemitismo inconsapevole va in prime time

Uno stringente obbligo di magnanimità e il dovere di accantonare ogni pregiudizio comandano di attribuire soltanto a una disperante ignoranza, e non dunque a consapevole malignità, l’allegra discussione in prime time televisivo sulla bontà del Gesù evangelico contrapposta alle crudeli intransigenze del Dio dell’Antico Testamento.
Vogliamo dunque abbuonare ai due noti giornalisti televisivi che vi si intrattenevano – Giovanni Floris e Corrado Formigli, durante l’ultima puntata della trasmissione Piazza Pulita, condotta dal secondo – il grave peccato di non sapere che, dopo l’accusa di deicidio, il secondo pilastro della tradizione antisemita è impiantato proprio sulla colpa ebraica consistente nel rifiuto del Nuovo Testamento. Quando, dunque, Floris, con l’altro che gli teneva bordone, invitava a rivolgersi alla maggiore umanità e alle più compassionevoli ispirazioni delle scritture evangeliche, accantonando le arcaiche asperità della Bibbia ebraica, sicuramente non sapeva di abbandonarsi al ripescaggio e alla riproposizione del più detestabile e mortifero odio antisemita, appunto coltivato sulla scorta plurimillenaria dell’incolpazione che affibbia al bavero dell’ebreo il segno delittuoso del ripudio di Cristo.
Il fatto che milioni di ebrei, per secoli, siano stati destinatari di discriminazione, violenza e persecuzione anche e proprio a motivo di quella “colpa”, se sfugge a due disinvolti ignoranti non dovrebbe tuttavia essere trascurato da un’opinione pubblica cui occorrerebbe assicurare il diritto a intrattenimenti televisivi un po’ meno trash. L’antisemitismo più insidioso, infatti, è esattamente quello inconsapevole, nutrito dalla disperante mancanza di educazione e conoscenza di cui hanno dato prova quei due signori. E non è assolta, questa più ficcante modalità dell’avversione anti-ebraica, dalla apparente innocuità del discorso “leggero”, anzi una tal leggerezza in realtà aggrava le capacità dannose di quell’avversione; giusto come l’oscenità del dileggio nei confronti dell’ebreo non è scriminata, anzi è più intollerabile, quando si fa barzelletta.
Non si dimentichi mai questo, e peggio per chi non lo capisce o mostra sbalordimento per il paragone: erano ignoranti anche i ragazzotti che ruttavano nelle birrerie di Monaco, e non per questo erano meno pericolosi. E anche loro ridacchiavano, come i due della nostra televisione mentre discutono delle virtù sociali e democratiche del Nuovo Testamento a petto delle involute arretratezze del Vecchio.
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