Editoriali
Fondazione Oasis, dialogo tra Occidente e Islam

“Sia i musulmani sia i cristiani hanno cari i loro luoghi di preghiera, come oasi in cui incontrano il Dio Misericordioso lungo il cammino per la vita eterna, e i loro fratelli e le loro sorelle nel vincolo della religione”. Sono parole pronunciate da San Giovanni Paolo II alla Moschea di Damasco. Siamo nel 2001, nel mese di maggio, poco tempo prima dell’attentato alle Torri Gemelle. Con una grande carica profetica, il Papa ha identificato quell’immagine: il luogo della preghiera è come un’oasi nel deserto.
Un deserto che negli anni seguenti sarà quello dell’odio e del terrorismo, dello scontro di civiltà. Il nome Oasis è ispirato a questo discorso del Papa, che volle, nel 2002, nominare Angelo Scola Patriarca di Venezia, incoraggiando la nascita di un soggetto particolare che, senza scopo di lucro, dalla città lagunare rilanciasse nel mondo il dialogo tra le religioni e in particolare il dialogo fra cristiani e musulmani.
Nasce così ormai 19 anni fa la Fondazione internazionale Oasis, che ha come scopo proprio lo studio della religione islamica e il dialogo col mondo musulmano. Come recita la “Mission” della Fondazione, “in un contesto globale sempre più segnato dall’incontro e dalle relazioni tra popoli, religioni e civiltà, Oasis promuove la comprensione reciproca tra il mondo musulmano e l’Occidente e il dialogo islamo-cristiano, concependo la propria opera come espressione culturale della fede e della testimonianza cristiana, a servizio della vita buona in una società plurale”.
Quanto al metodo applicato, la Fondazione Oasis vuole essere un ponte tra Occidente e mondo islamico, parlando con i musulmani e non soltanto dei musulmani. Si concepisce inoltre come luogo di intersezione e di scambio tra il mondo accademico e la società, offrendo contenuti che combinano i tempi e il rigore della ricerca scientifica con la rapidità e l’accessibilità richiesti oggi dal dibattito pubblico e dalla rivoluzione digitale. Da diversi anni la Fondazione realizza progetti di ricerca, analisi e report per enti pubblici e privati, in collaborazione con Istituti di ricerca e Università. Ha pubblicato per lungo tempo una rivista semestrale in quattro edizioni (italiano, inglese, francese e arabo), gestisce un sito web e una newsletter trilingue (italiano, inglese e francese), che sono molto seguiti in rete ed è presente sui social media.
Inoltre, organizza convegni, eventi e iniziative di formazione. Con il sostegno della Fondazione Cariplo, quest’anno ha lanciato anche un podcast originale i cui primi episodi sono stati da poco rilasciati in rete. Si chiama Il Mediterraneo come destino. I grandi protagonisti del dialogo: è una serie in sei puntate realizzata da Wip Italia. Cinque uomini e una donna; un politico, un letterato, un vescovo, un imprenditore, un’antropologa, uno storico; due italiani, due francesi, un egiziano, un tedesco; tre cattolici, un musulmano, un ebreo, una non-religiosa; tutti vissuti nel Novecento. Ad accomunarli non è solo un fatto generazionale. Con le loro straordinarie vicende e la loro visione, Giorgio La Pira, Taha Hussein, Pierre Claverie, Enrico Mattei, Germaine Tillion e Shlomo Dov Goitein hanno contribuito, ognuno con il suo stile e il suo punto di vista, ad avvicinare le due sponde del Mare Nostrum. È di loro che parla questo podcast.
Dopo la strage di Cutro, la Fondazione internazionale Oasis ha anche promosso un appello inter-religioso sulle migrazioni che ha avuto grande risalto sulla stampa e che ha raccolto moltissime adesioni. Nel documento, sottoscritto da quasi tutti i leader del mondo islamico italiano e da diversi opinion leader del mondo cattolico, si mette in luce come le religioni costituiscano un richiamo al valore delle persone. Si dice infatti nel testo che, come afferma il Documento sulla Fratellanza Umana firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di al-Azhar Ahmad al-Tayyib il 4 febbraio del 2019, «la fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare. Dalla fede in Dio, che ha creato l’universo, le creature e tutti gli esseri umani – uguali per la Sua Misericordia –, il credente è chiamato a esprimere questa fratellanza umana, salvaguardando il creato e tutto l’universo e sostenendo ogni persona, specialmente le più bisognose e povere».
All’appello hanno aderito numerose associazioni di volontariato che poi “sul campo” si occupano dell’integrazione dei migranti. Come l’Associazione Onlus chiamata “Sabir” che proprio a Cutro si è mobilitata per l’aiuto ai sopravvissuti del naufragio e ai familiari delle vittime. La animano una coppia di coniugi: lui musulmano, Ramzi, e lei cristiana, Manuelita. Loro hanno avuto la sensibilità di aiutare persone di diverse religioni che hanno vissuto il lutto e la perdita dei loro cari secondo i riti e le culture da cui provengono. Così come hanno condiviso l’appello i responsabili della Focsiv, la Federazione che raccoglie migliaia di volontari nel nostro Paese.
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