Il vento d’agosto lasciava intendere una sterzata definitiva, ma si è rivelata una spifferata lieve che non ha cambiato lo stato dell’arte. Fonti accreditate confermano al Riformista l’asse tra la famiglia Berlusconi e Gianni Letta. Un semplice consigliere o una mina vagante, una sorta di spina nel fianco di Giorgia Meloni? Lo storico braccio destro del Cav ha dato benzina al pressing sul tema dei diritti, motivo per cui Antonio Tajani in estate si è affrettato a dare l’impressione di una svolta. Salvo poi andare in ritirata, sacrificando la battaglia sullo ius scholae in nome dell’unità della maggioranza. Restano solo qualche dichiarazione affidata alle agenzie e le rassicurazioni di facciata del leader azzurro. Troppo poco.

I Berlusconi si aspettano di più e la presenza di Letta potrebbe mettere pepe a un leader che per ora non è andato oltre la gestione ordinaria del partito. Come se si limitasse a piantare qualche bandierina in Consiglio dei ministri per poter dire «ci siamo anche noi». Ma la scarsa incisività di FI è elemento di ampia discussione tra chi sperava di riconquistare la forte identità degli albori. A proposito di ritorno alle origini, il leader forzista aprirebbe di nuovo le porte del partito per dare il bentornato a chi sta fuggendo da Azione? Tradotto: sarebbe disponibile ad accogliere Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Giusy Versace se dovessero bussare o respingerebbe la tentazione per il timore di futuri strappi con gli alleati?

A tutto ciò si aggiunge un altro tema che agita la galassia forzista: l’autonomia differenziata. Nonostante i mal di pancia sul ddl Calderoli, Forza Italia non ha fatto mancare il via libera in Aula. Fedeltà assoluta al centrodestra. Peccato che le dinamiche locali non riflettano quelle locali. Il partito a livello di consensi regge soprattutto in Calabria, Campania e Sicilia. Regioni che non hanno lo stesso entusiasmo della Lega: di fronte a un eventuale referendum, perplessità e timori potrebbero accentuare ulteriormente le divergenze. Mettendo così a dura prova la stabilità degli azzurri, con Tajani che può finire commissariato.