L’attesa messianica è per il 27, cioè tra due giorni. Quando la Corte di cassazione dirà forse la parola definitiva sul processo “Trattativa”. E su Marcello Dell’Utri, per il quale il pg ha chiesto la conferma dell’assoluzione, già definita nella sentenza di appello. La richiesta è del 14 aprile. L’ex presidente di Publitalia avrà appena fatto in tempo quel giorno a tirare un piccolo sospiro di sollievo e aprirsi alla speranza. Ma ancora non conosceva la sorpresa del giorno dopo.

Perché, va da sé, se non hai commesso un attentato contro corpi dello Stato, almeno avrai messo delle bombe mafiose. Che importa se ti hanno già archiviato tre-quattro volte? Ecco quindi quel giorno la pubblicazione di un verbale di perquisizione fatta nella casa di Salvatore Baiardo, uno scaltro giocatore di poker mezzo mafioso, con la ricerca di una foto misteriosa e forse inesistente. E la notizia di una nuova inchiesta che ti vede ancora, e ancora e ancora, indagato per strage insieme al tuo amico Silvio Berlusconi. Dell’Utri nella presunta foto non dovrebbe neanche esserci, ma che importa? Lo iscrivono ugualmente nel registro degli indagati.

I pubblici ministeri di Firenze Luca Turco e Luca Tescaroli, ecco la notizia del 15 aprile, hanno chiuso il 31 dicembre 2022, a termini scaduti, la quarta inchiesta contro Silvio Berlusconi e Marcello Dell’ Utri come mandanti delle bombe del 1993. Con una richiesta di archiviazione, si suppone, come le tre precedenti, dopo esser andati a caccia di fantasmi. Ma pronti ad aprire la quinta, secondo quanto riportato dall’house organ delle procure. Quella che porta le impronte digitali del conduttore tv Massimo Giletti e del suo ospite fisso Baiardo e di una fotografia di cui non si sa se esista, né dove sia né da chi sia stata scattata né quando né che vi sia ritratto, perché è piccola e buia. Il pataccaro amico dei boss di Cosa Nostra Filippo e Giuseppe Graviano dice che uno dei protagonisti, ripreso insieme a uno dei due fratelli, sarebbe Berlusconi, e l’altro il generale dei carabinieri Francesco Delfino, deceduto nel 2014, quindi inservibile come testimone.

Ecco la “notitia criminis”, quella che avrebbe fatto aprire la quinta inchiesta sulle stragi. Bravo Giletti, hai fatto il tuo dovere di cittadino. E cattivi (complici?) quelli che ti hanno tolto la trasmissione. Perché tutto sarebbe partito da lì, dalle deposizioni, ormai tre, dell’ex conduttore di “Non è l’Arena” ai pm di Firenze, i due Luca, di cui non si riesce più a capire dove finisca l’ingenuità e dove cominci l’ossessione. Perché di Salvatore Baiardo è appurata anche in diverse sedi giudiziarie la totale inattendibilità. Bravo giocatore di poker, indubbiamente, capace di alludere e sfottere. E anche di illudere il giornalista vanesio di aver pronto, nelle mani tenute dietro la schiena come per fare la sorpresa al bambino, lo scoop del secolo. Del resto, non era stato questo mezzo mafioso a “prevedere” l’imminente arresto di Matteo Messina Denaro?

Anche in quel caso alludendo sapientemente a una possibile “trattativa” tra Stato (procura di Palermo?) e mafia? E non è sempre lui a gettare ombre sugli arresti di Riina e Provenzano, e sui pentiti Spatuzza e Balduccio Di Maggio? Nell’attesa di capire se anche i due Luca di Firenze, come già tanti loro colleghi, in particolare di Sicilia, ma ultimamente anche di Calabria con il processo “ ’Ndrangheta stragista”, intendano farsi storiografi, al centro della scena è ormai Massimo Giletti. Che ha rubato i riflettori al gelataio di Omegna. E’ stato lui a coprirsi le spalle (con i mafiosi non si scherza), andando dai magistrati di Firenze, proprio nei giorni in cui si stava chiudendo con un nulla di fatto la quarta indagine sui mandanti delle stragi del 1993. La scadenza dell’inchiesta era fissata in modo inderogabile per la fine dell’anno.

Giletti si è presentato in procura il 19 dicembre 2022, e poi il 23 febbraio 2023. Ha raccontato la storia della foto, una foto che “ove esistente”, riporta Marco Lillo sul Fatto riferendo le parole dei magistrati, potrebbe essere “la prova dei rapporti tra il boss Graviano e Berlusconi prima dell’arresto di quest’ultimo”. L’arresto di Berlusconi? La gaffe esprime il sogno dei pm o del giornalista? Ma non c’è solo quella vecchia polaroid, nel racconto di Giletti. Si parla anche del processo “Trattativa”. Si, sempre quello, l’incubo di tutti i professionisti dell’antimafia. Perché Baiardo avrebbe detto al conduttore di La7 di avere un documento fondamentale. Che, come accade nei film gialli, si sarebbe poi dovuto distruggere. Naturalmente anche questo foglio, così come la foto, non c’è. Ma i due Luca ritengono Giletti sincero, e sicuramente lo è.

Lo sentono due volte, poi decidono di far perquisire la casa di Baiardo, ma solo dopo aver video-ripreso e intercettato il conduttore tv mentre parla della foto con Baiardo. E’ la prova della sua attendibilità. Quindi emettono il famoso decreto di perquisizione, firmato da un gip il 23 marzo, pubblicato dal Fatto il 15 aprile, due giorni dopo la sospensione della trasmissione di Giletti e il giorno successivo le richieste del pg della cassazione al processo “Trattativa”, in cui viene richiesta di nuovo l’assoluzione di Dell’Utri “perché il fatto non sussiste”. Ovviamente la foto non c’è, e neanche il documento fondamentale sulla “trattativa”. Forse sarà stato già bruciato, magari insieme alla polaroid. Si arriva così al terzo interrogatorio di Giletti. I magistrati vogliono sapere perché l’editore Cairo gli abbia sospeso la trasmissione, forse gli suggeriscono di non partecipare alla maratona di Mentana, che infatti viene sospesa.

E lui, all’uscita dalla procura, con sapiente regia lancia una frase così ambigua che pare scritta da Salvatore Baiardo:Ci sono vicende che non si possono risolvere all’interno di uno studio televisivo, vanno affrontate nei luoghi deputati, cioè gli uffici di un’azienda, altrimenti si rischia di finire in un’aula di tribunale”. Probabile che parli semplicemente del proprio contratto aziendale, che scade alla fine di giugno, e che il “tribunale” sia un’aula di processo civile, non penale. Ma ha imparato anche a lui a dire e non dire, alludere e lasciar intendere, proprio come il suo ospite fisso Baiardo. Così tutti ritengono stia parlando di mafia e non di “piccioli”, o del proprio vincolo di riservatezza rispetto all’azienda. Prodigi della comunicazione! In attesa del 27 e della sentenza sulla “trattativa”.

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Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.