Dopo sei anni chiude la trasmissione televisiva Non è l’Arena. Lo hanno deciso ieri i vertici de La7 che, in un comunicato, hanno voluto ringraziare Massimo Giletti “per il lavoro svolto con passione e dedizione”, annunciando che lo stesso rimarrà a “disposizione” dell’azienda. La chiusura di Non è l’Arena ha colto un po’ tutti di sorpresa in quanto nel palinsesto de La7 erano previste puntate fino al prossimo mese di giugno. Fra le ipotesi, vi sarebbero alcuni contrasti con Urbano Cairo che non avrebbe apprezzato i recenti rumors su un suo rientro in Rai.

Secondo Dagospia, invece, ci sarebbero degli accertamenti in atto da parte della Direzione investigativa antimafia a proposito dei rapporti con Salvatore Baiardo, che, intervistato lo scorso novembre durante lo speciale “Fantasmi di Mafia”, aveva parlato della malattia di Matteo Messina Denaro, anticipandone una potenziale cattura. Cosa poi effettivamente avventa due mesi dopo mettendo così fine a decenni di latitanza del boss di Castelvetrano. Giletti, in particolare, avrebbe consegnato 30 mila euro a Baiardo.

Ufficialmente gelataio ad Omegna, Baiardo, di origine palermitana, era stato condannato per favoreggiamento aggravato perché aveva curato la latitanza dei boss stragisti Giuseppe e Filippo Graviano, catturati nel 1994. Proprio in quel periodo, Baiardo aveva reso dichiarazioni alla Dia di Firenze, dove si indaga tuttora sui mandanti occulti delle stragi, ma le sue rivelazioni non furono ritenute credibili. Personaggio ben noto ai magistrati e agli investigatori, Baiardo aveva sostenuto che dell’agenda rossa del giudice Paolo Borsellino, mai ritrovata, esisterebbero diverse copie, precisando comunque di non essere “un portavoce dei Graviano”, anche perché, essendo i due boss reclusi al 41 bis, veicolare i loro messaggi all’esterno avrebbe determinato una sua incriminazione.

“Prendo atto della decisione di La7. In questo momento, l’unico mio pensiero va alle 35 persone che lavorano con me da anni e che da un giorno all’altro, senza alcun preavviso, vengono lasciate per strada”, ha commentato il giornalista. Con la chiusura di Non è L’Arena termina, per il momento, il ‘’modello Giletti’’ di fare giornalismo, un modello basato, oltre che su un meccanismo autoreferenziale, su un mix di congetture ed ipotesi, spesso senza riscontro. “Devo dire grazie a chi mi ha costretto ad andare via, nelle tempeste si costruiscono le persone. Il mandante politico? So benissimo chi è ma non voglio dirlo”, erano state le sue parole pronunciate a “Belve” nelle scorse settimane a proposito della esperienza in Rai.

Nel 1988 Giletti ha fatto il suo esordio come giornalista nella redazione di Mixer. Nel 1994 il debutto come conduttore televisivo in “Mattina in famiglia” e in “Mezzogiorno in famiglia” su Rai 2. Dal 1996 al 2001 è il presentatore di “I fatti vostri” e nel 2002 di “Casa Raiuno”. Nel 2004 presenta “Domenica In” insieme a Mara Venier. Dal 2005 fino al 2016 conduce il talk-show “L’arena” e nel 2017 passa a La7 per condurre “Non è l’arena”.

Dal 2020 vive sotto scorta a causa delle minacce di morte ricevute, proprio da Filippo Graviano, in seguito ad alcuni servizi sulle scarcerazioni di mafiosi durante i primi mesi della pandemia. “Sospeso il programma di Giletti su La7: il mio abbraccio a Massimo e alla sua squadra. L’ho sempre stimato e spero di rivederlo in video al più presto”. Così ieri su Twitter il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini.