Da quando è stato arrestato Matteo Messina Denaro, la “Primula Rossa” di Cosa Nostra, il latitante più ricercato in Italia e tra quelli considerati i più pericolosi al mondo, catturato ieri dopo trent’anni in fuga presso la clinica La Maddalena di Palermo, è diventato virale lo spezzone dell’intervista che Massimo Giletti ha realizzato per la sua trasmissione su La7 Non è l’Arena a Salvatore Baiardo, un uomo che aveva aiutato in passato i mafiosi Filippo e Giuseppe Graviano – in carcere dal 1994 e condannati anche per l’omicidio di don Pino Puglisi – nella loro latitanza nel nord Italia.

Baiardo è piemontese ma ha origini siciliane. Ha scontato quattro anni di carcere per favoreggiamento e riciclaggio di denaro a favore dei fratelli Graviano. È diventato negli ultimi anni collaboratore di Giustizia. A Giletti aveva insomma ipotizzato che la mafia siciliana sarebbe stata disponibile a offrire qualcosa in cambio allo Stato se il governo avesse concesso qualcosa in cambio dell’abrogazione dell’ergastolo ostativo. Nell’intervista nella puntata Fantasmi di Mafia lasciava intendere di conoscere che Messina Denaro fosse gravemente malato: è stato arrestato nella clinica specializzata dove è stato operato e dove si era sottoposto alle terapie per un tumore al colon e dove continuava a curarsi. “Tutto è possibile Giletti” diceva Baiardo ma aggiungeva “questo non me lo chieda” sugli attori della presunta e fantomatica trattativa.

L’ergastolo ostativo venne suggerito dal giudice Giovanni Falcone nel 1991 agli Affari penali del ministero della Giustizia per spingere i mafiosi a collaborare. La misura esclude da benefici come la liberazione condizionale, il lavoro all’esterno del carcere, i permessi premio e la semilibertà per i detenuti condannati all’ergastolo per una serie di reati che non collaborino. La Corte Costituzionale nell’aprile del 2021 aveva giudicato l’ergastolo ostativo incostituzionale tramite un’ordinanza – che non è un atto definitivo – perché in contrasto con gli articoli 3 e 27 della Costituzione, che recitano: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”, il primo; “la responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, il secondo.

La Consulta aveva previsto un anno di tempo al parlamento per modificare quella norma. Il parlamento non era riuscito ad approvare la nuova legge nonostante una proroga di altri sei mesi. Senza alcuna legge alla scadenza l’ergastolo ostativo sarebbe stato abolito. Il governo Meloni ha confermato la misura, con alcune lievi modifiche, approvando un decreto legge lo scorso autunno. Esclusi dai “benefici penitenziari” introdotti i detenuti in regime di 41.bis, il “carcere duro” previsto per i delitti più gravi come mafia e terrorismo. I detenuti in Italia per reati ostativi sono 1.259, il 70% degli ergastolani totali.

Baiardo si rivolgeva così a Giletti in quell’intervista: “Magari chi lo sa, che arriva un regalino. Che magari, presumiamo, che un Matteo Messina Denaro sia molto malato e faccia una trattativa per consegnarsi lui stesso per fare un arresto clamoroso. E così arrestando lui magari esce qualcuno che ha l’ergastolo ostativo senza che ci sia clamore. Sarebbe un fiore all’occhiello per il governo, un bel regalino”. Il collaboratore ipotizzava uno scambio di favori insomma e il video è decollato, è diventato virale. Qualcuno si è spinto a definire quelle parole una “profezia” nonostante non ci sia alcuna prova e nessuna evidenza a supporto.

Se si vuole parlare dei fatti si riconoscerà che il governo Meloni non ha abolito l’ergastolo ostativo, l’ha solo modificato, e non ci sono prove che mafiosi in carcere come i fratelli Graviano abbiano ottenuto benefici di qualche tipo come si era ipotizzato. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha respinto ogni ipotesi di trattativa tra Stato e criminalità dietro l’arresto di Messina Denaro in un’intervista a Quarta Repubblica. Stessa linea da parte del comandante generale dei carabinieri Teo Luzi. “Non ci sono misteri, né segreti inconfessabili. Abbiamo indagato per anni e anni e abbiamo lavorato per fargli terra bruciata intorno. Fino a questo risultato straordinario che deve essere dedicato a tutte le vittime di mafia”, ha detto in un’intervista a Il Corriere della Sera.

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