La Ministra Cartabia è stretta dalle ganasce di una cultura antigarantista ed illiberale che ha caratterizzato questi anni. Da una parte, abbiamo la presunzione di colpevolezza che ha sostituito quella di innocenza, dall’ altra, la linea che tende a smantellare la funzione rieducativa della pena in nome di un ritorno alla primordiale funzione afflittiva. Lo slogan politico conseguente è “una volta in cella, buttiamo via la chiave”. Ovviamente, si spera che la Ministra riesca a liberare il nostro sistema da questa presa. Si tratta di un compito non facile. Rispetto alla presunzione di innocenza, un passo avanti si è realizzato attraverso il DLGS n. 188/21 con il quale il legislatore è intervenuto a fronte della direttiva europea numero 343/16.

L’intervento riguarda l’aspetto legato all’indebita presentazione in pubblico di una persona come colpevole allorché non vi sia ancora una sentenza definitiva di condanna. La strada però è ancora lunga in quanto nel nostro sistema, da anni, i diritti fondamentali dei cittadini sono stati sacrificati (si pensi alle intercettazioni telefoniche, agli abusi della custodia cautelare, alla difficoltà di collocare il giudice davvero in una posizione di terzietà, etc, etc). Su questo fronte, i referendum spingono e la speranza è che il ritorno al garantismo possa arrivare dal basso. Per quanto riguarda la funzione rieducativa della pena, forse qualcosa di più si muove a livello istituzionale: in Parlamento è in discussione la norma che prevede il superamento dell’ergastolo ostativo (una volta in cella per determinati reati se non si collabora con la giustizia le regole attuali tendono a negare il processo di reinserimento sociale del detenuto).

Per la verità, si tratta più che di un atteggiamento lungimirante, di una scelta obbligata a fronte dei moniti che arrivano dall’Europa e dalla nostra Corte Costituzionale, ma è un passo in avanti. Inoltre, la nomina a capo del DAP di Carlo Renoldi decisamente è un segnale positivo. La sua esperienza specifica e le sue posizioni lasciano ben sperare. Per la verità, hanno cercato di delegittimarlo semplicemente perché in diverse occasioni ha rimarcato che la pena deve avere una funzione rieducativa e che le carceri devono essere umane. Nei prossimi mesi vedremo gli sviluppi di questa partita, complicata in quanto il fronte antigarantista è variegato: a volte un mix di populismo, giochi di potere o anche semplicemente interessi legati a carriere costruite sul falso mito dell’eterna contrapposizione buoni contro cattivi.