«Siamo in grandissimo ritardo. Ma dico sul serio, non per scherzo. Dobbiamo cambiare quanto prima la tabella di marcia», afferma l’onorevole Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia alla Camera, a proposito della ormai “mitologica” riforma del Consiglio superiore della magistratura.

Onorevole Zanettin, Natale è passato, Capodanno anche, e ancora non sono stati presentati i tanto attesi emendamenti del governo alla riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario….
Sì. Ma anche se fossero stati presentati questa settimana ormai non ci sarebbe più tempo.

Perché?
Il motivo è molto semplice e non serve girarci tanto intorno: il ddl di riforma del Csm prevede, una volta avuto il via libera, l’approvazione dei decreti delegati da parte del Parlamento entro un anno. Bene, oggi nessuno è in grado di dire se per quella data ci sarà ancora l’attuale compagine parlamentare.

Il tempo quindi è scaduto?
Certo. Forse ci si dimentica che il testo in discussione venne presentato dall’allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede a luglio del 2019.

Siamo a gennaio del 2022…
Ecco, appunto.

Permetterà ma è francamente difficile trovare una giustificazione a un simile ritardo. Dopo quasi tre anni ancora non è iniziata la discussione parlamentare su una materia così delicata. Si sono succeduti tre governi. Questa riforma, poi, doveva essere la “terza gamba” nel progetto riformatore della ministra Cartabia in tema di Giustizia.
Forza Italia ha manifestato sul punto un atteggiamento sempre molto collaborativo, voglio ricordarlo.

E ricordiamo anche che la ministra aveva nominato un anno fa circa una Commissione, presieduta dal professore Massimo Luciani, per elaborare un testo su cui lavorare.
Sì. Poi il testo era stato accantonato e gli uffici legislativi di via Arenula ne avevano elaborato un altro.

Onorevole, lei oltre a fare l’avvocato è stato anche consigliere del Csm. Quindi a differenza dei suoi attuali colleghi in Parlamento ha, come si usa dire, un “osservatorio privilegiato”. Le pare possibile che dopo il terremoto che ha sconvolto la magistratura dopo lo scoppio del Palamaragate ancora siamo a questo punto? Senza un testo definitivo? Non credo che in nessuna altra parte del pianeta possa accadere una cosa del genere.
Guardi, il problema è semplice.

Dica.
Non è colpa della ministra Cartabia che in questo anno ha dimostrato grande impegno e non comune sensibilità, archiviando le posizione oscurantiste e manettare di chi l’aveva preceduta. La colpa, se possiamo dire, è dei magistrati.

In che senso?
Ci sono fortissime resistenze corporative da parte delle toghe che non intendono accettare alcun cambiamento. È evidente.

Sono parole forti. Il Parlamento, e la ministra, sono “ostaggio” dei magistrati?
Guardi, io mi sarei aspettato dal presidente Sergio Mattarella una parola sulla giustizia nel suo discorso di fine anno.

Il capo dello Stato sono anni che invita il legislatore ad attivarsi per agevolare un rinnovamento etico della magistratura. Ha più volte sollecitato l’urgenza di una riforma. Se non viene ascoltato neppure il presidente della Repubblica…
Purtroppo la situazione è questa.

Cosa fare?
Per prima cosa ci sono delle scadenze. Salvo proroghe, l’attuale consiliatura del Csm terminerà il prossimo settembre. Le elezioni, di norma, sono nella penultima settimana di luglio, prima della sospensione feriale.

Fra poco più di sei mesi..
Entro questa data, se non cade il governo e si va ad elezioni anticipate, serve approvare una legge. Dopo quello che è successo non è pensabile rinnovare il Csm con le stesse regole.

Dal 25 gennaio i lavori parlamentari saranno sospesi per l’elezione del nuovo capo dello Stato. La ministra ha già annunciato che ci sarà un dibattito sulla riforma senza un voto a scatola chiusa. Sempre, ovviamente, che non si vada ad elezioni anticipate.
Quello che succederà in queste settimane non sono in grado di dirlo. Mi spiace solo che si sia perso tutto questo tempo.