Ad esclusione degli ‘addetti ai lavori’, non sono molti ad avere la consapevolezza dello stato di profonda crisi che sta attraversando la magistratura italiana. La discussione pubblica, polarizzata da mesi quasi esclusivamente sul green pass, ha perso di vista quello che dovrebbe invece essere un tema centrale del dibattito: il corretto funzionamento della macchina giudiziaria. Lo scoppio del “Palamaragate” a maggio del 2019, unito alle vicende legate alla loggia Ungheria e agli scontri senza esclusione di colpi fra magistrati all’interno delle Procure più importanti d’Italia, come quella di Milano, ha messo in luce tutte le debolezze, per anni tenute nascoste, del sistema giudiziario.

La caduta della credibilità della magistratura è emersa con chiarezza al terzo congresso nazionale di Area, la corrente progressista della magistratura, svoltosi lo scorso fine settimana a Cagliari. Il congresso, che in attesa del rinnovo degli organismi direttivi, ha confermato come presidente la giudice Maria Cristina Ornano e come segretario il pm Eugenio Albamonte, si è concluso con un lungo cahiers de doléances: dal “fuori ruolo” diventato trampolino per fare carriera, all’organizzazione sempre più gerarchizzata delle Procure, alle scelte del Consiglio superiore della magistratura sulle nomine ed incarichi, alla dirigenza giudiziaria. E poi la legge elettorale per i componenti togati di Palazzo dei Marescialli, una legge “sciagurata” come ha ricordato il presidente della Corte d’Appello di Brescia Claudio Castelli. La mozione conclusiva delle toghe di Area, che ha respinto al mittente i quesiti referendari sulla giustizia, contiene un sollecito al legislatore affinché metta mano alla legge elettorale, per evitare che il nuovo Csm, eletto con le attuali regole, nasca già delegittimato.

Purtroppo, il legislatore non ha affatto le idee chiare su cosa fare e su come farlo. Per la senatrice leghista Giulia Bongiorno, infatti, l’unica possibilità per porre fine alla strapotere delle correnti è il “sorteggio temperato”, quindi l’elezione dei togati fra un paniere di sorteggiati. Contrarissimo al sorteggio, invece, il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto (FI). La posizione di Sisto, va ricordato, è quella del governo in quanto Forza Italia, per bocca di Pierantonio Zanettin, il suo capogruppo in Commissione giustizia alla Camera, ha fatto sapere che o si procede con il sorteggio temperato o è meglio lasciare le cose come stanno. In questa confusione, a poco meno di dieci mesi dalle elezioni per il rinnovo della componente togata di Palazzo dei Marescialli, merita allora di essere ripreso un comunicato di ieri delle toghe di Articolo 101, il gruppo nato per contrapporsi allo strapotere delle correnti, che ha elencato sul punto le posizioni dei leader dei vari partiti.

Oltre a Forza Italia, sono favorevoli al sorteggio Alfonso Bonafede, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Per la leader di Fd’I il sorteggio è «l’unico modo per spezzare il correntismo e la lottizzazione». La politica, ricordano le toghe di Articolo 101, deve “assumersi” la responsabilità di una riforma dato che «il sistema elettorale del Csm è una legge dello Stato modificabile solo dal Parlamento». «Quindi sul Parlamento – proseguono – e non sui magistrati grava questa responsabilità». Difficilmente, però, nonostante le dichiarazioni di principio, il sorteggio troverà spazio e tutto rimarrà come prima. «La maggioranza per approvare il sorteggio esiste, ho dei dubbi sulla sua volontà», ha ricordato Andrea Reale, esponente di Articolo 101.

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Giornalista professionista, romano, scrive di giustizia e carcere