La proposta di riforma
Legge elettorale del Csm, è guerra: toghe all’assalto della Cartabia
Nessun sistema elettorale va bene. Qualsiasi proposta di riforma viene puntualmente bocciata e rispedita al mittente. Parliamo del “nuovo” sistema di voto per eleggere i sedici componenti togati del Consiglio superiore della magistratura. La genesi di questa riforma è nota. Esploso il Palamaragate a maggio del 2019, anche chi non seguiva con attenzione le dinamiche interne alla magistratura, ha compreso che il Csm era da tempo fuori controllo. In particolare, l’organo che secondo la Costituzione doveva garantire l’autonomia e l’indipendenza era in balia delle “correnti”, i gruppi della magistratura associata che compongono l’Associazione nazionale magistrati.
Il racconto di Luca Palamara, poi, aveva acceso i riflettori sul potere delle correnti che decidevano nomine ed incarichi. Questi gruppi, vale sempre la pena ripeterlo, sono associazioni private a cui il magistrato decide di iscriversi liberamente. Il problema è che queste associazioni mandano dei propri rappresentanti al Csm che fanno gli interessi non della collettività ma degli iscritti. Per rompere il monopolio correntizio ed evitare che le nomine continuino ad essere frutto di accordi spartitori, serviva allora un diverso sistema di elezione dei togati del Csm. L’attuale sistema, un proporzionale puro, aveva infatti messo in evidenza numerose “perle”. Alle ultime elezioni, tanto per fare un esempio, per i quattro posti destinati ai pm, i candidati erano solo quattro: uno per corrente. Ed essendo il collegio unico nazionale non era stato possibile per i magistrati senza casacca tentare di essere eletti al Csm.
Scartata l’ipotesi di affidarsi alla dea bendata, anche perché la Costituzione prevede che i togati del Csm debbano essere eletti e non sorteggiati, sotto la spinta del capo dello Stato che aveva chiesto di voltare pagina, le migliori menti si misero all’opera per dar vita ad sistema di voto che tagliasse le unghie alle correnti e ai vari signori delle tessere. La ministra Marta Cartabia appena insediatasi aveva scelto il meglio che c’era, affidando l’incarico al professore romano Massimo Luciani, numero uno dei costituzionalisti ed esperto di sistemi elettorali. Luciani aveva studiato un meccanismo elettorale che prevedeva il voto multiplo trasferibile. L’idea era stata subito sommersa dalle critiche perché, prevedendo il voto di preferenza, permetteva comunque il controllo del voto da parte delle correnti.
La ministra, allora, scaricato Luciani, aveva giocato in casa consigliandosi con il suo ufficio legislativo che aveva messo a punto un sistema binominale maggioritario. Un sistema che avrebbe favorito le varie candidature sui territori.
Sennonché mentre in questi mesi a via Arenula e dintorni si cimentavano in sistemi elettorali, nei tribunale italiani si svolgevano le elezioni per le locali giunte Anm. Con un risultato a sorpresa: il gruppo che era uscito a pezzi dal Palamaragate, la destra giudiziaria di Magistratura indipendente, aveva vinto tutte le elezioni nei distretti.
Per stoppare la destra giudiziaria, sempre identificata con Cosimo Ferri, il terrore della sinistra giudiziaria e ora deputato renziano, ecco che gli altri gruppi hanno deciso di correre ai ripari. Pare che il prossimo fine settimana dall’Anm vogliano mandare un segnale forte alla ministra. Anche con iniziative di protesta clamorose. I pm antimafia Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita sono già saliti sulle barricate. Lo stesso ha fatto Unicost, la corrente di Palamara, e il gruppo progressista Area. Non invidiabile la posizione della Guardasigilli che pare essere finita in un vicolo cieco, proprio alla vigilia dell’elezione del nuovo capo dello Stato. Oggi ha programmato un nuovo incontro con la maggioranza che sostiene il governo.
Enrico Costa di Azione, però, ha già detto che non voterà il provvedimento. Anche Forza Italia è uscita allo scoperto dicendosi contraria a qualsiasi riforma che non preveda un sorteggio temperato, caldeggiato anche dal procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho. Le elezioni per il rinnovo del Csm dovrebbero tenersi prima della prossima estate. Con quale sistema ogni giorno che passa è sempre più un mistero.
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