Non crede affatto nell’ipotesi che Matteo Messina Denaro si sia “consegnato” allo Stato italiano, alle dietrologie e alle nuove presunte “Trattative” tra l’ex capomafia di Castelvetrano finito in manette lo scorso 16 gennaio dopo una latitanza trentennale.

Parla così oggi Rosalba Di Gregorio, definita a suo tempo “l’avvocato del diavolo” per aver difeso tra gli altri Vittorio Mangano, lo “stalliere di Arcore”, e il ‘padrino’ Bernardo Provenzano, oltre che per esser stata tra le prime a denuncia il caso del falso pentito Vincenzo Scarantino nell’ambito del processo per la strage mafiosa in cui morì Paolo Borsellino.

Di Gregorio che conosce bene l’attuale legale di Messina Denaro, la nipote Lorenza Guttadauro: “Ha fatto praticantato da me nel 2006-2007. Era attenta e scrupolosa, ricordo che sostenne gli esami di abilitazione con il pancione e subito dopo fece un altro figlio. Poi ha aperto il suo studio”, racconta al Corriere della Sera la penalista di Palermo.

Ora spiega che non ha alcuna intenzione di difendere l’ultimo capomafia finito nelle mani della giustizia. Però dà alcuni consigli al suo avvocato. La battaglia, che la vide protagonista anche ai tempi di Provenzano, dovrà essere a favore di una revoca del 41bis, anche perché “un ergastolo in più o in meno per Messina Denaro non cambia nulla“. Di Gregorio ricorda come all’epoca “feci di tutto perché venisse revocato il 41 bis a un soggetto che era ormai un vegetale. Lo hanno fatto morire perché era diventato un simbolo e il 41 bis, in realtà, lo hanno applicato ai parenti. Lui ormai non capiva più nulla”.

Battaglia impossibile, come quella portata avanti da lei con l’altro boss mafioso. A incidere, ragiona Di Gregorio, anche l’attuale clima politico: “Basta vedere cosa sta succedendo con il caso Cospito. Ci sono fortissime resistenze su una possibile attenuazione del 41 bis, misura che io ritengo palesemente incostituzionale. Poteva avere una giustificazione in una fase emergenziale, ma non può diventare una misura permanente”, spiega l’avvocato.

Quanto all’arresto nella clinica ‘La Maddalena’ di Palermo dopo 30 anni di latitanza, la penalista non crede alle “ipotesi complottistiche come quelle fatte da Scarpinato e altri. Penso piuttosto che sia progressivamente crollato il suo sistema di autodifesa, visto anche l’aggravarsi della malattia”.

Nello spiegare la sua ‘tesi’ Di Gregorio evoca un particolare della cattura di Messina Denaro, un “dettaglio che potrà sembrare banale” ma che per l’ex avvocato di Provenzano è invece cruciale: “Se si fosse consegnato avrebbe avuto l’accortezza di far sparire dal covo almeno il Viagra”, perché “quel tipo di ritrovamento fa fare una malafiura (una brutta figura) nell’ambiente e cozza con una certa immagine. Inoltre credo che dietro l’arresto ci sia un lavoro pazzesco degli inquirenti”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia