“La signorina Nessuno” è il titolo del suo primo libro di poesie. È lì che Giorgia Soleri, 26 anni, influencer, attivista e scrittrice, affronta temi forti che le sono intimamente cari. Il suicidio, l’aborto e il dolore fisico e lo fa con i suoi versi ma anche con le sue instancabili battaglie come quella per far approvare la legge sulla vulvodinia, “perché passi anni a dire di avere certi dolori, senza sapere cosa siano. Il 99 per cento delle persone, tra amici familiari e personale medico, crede che tu non abbia nulla. Vieni delegittimata nel tuo dolore. È quasi una vergogna provarlo”, dice in un’intervista al Corriere della Sera.

Poi c’è un’altra questione, quella dell’aborto. Un’esperienza drammatica che racconta di aver vissuto in prima persona. “Ci sono cose di cui non si parla, perché c’è uno stigma pesante – dice ancora Giorgia – Ma quando apri uno spiraglio, si apre un vaso di pandora. Scopri che molti conoscono quell’esperienza”. Ed è proprio quello che intende far Giorgia denunciando una situazione sull’aborto che è oggi inaccettabile.

Racconta la sua drammatica esperienza quando aveva 21 anni in Brianza. “Ero giovanissima, avevo problemi di salute mentale ed economici, non avevo un lavoro con entrate certe. Il momento in cui mi sono interfacciata col mondo sanitario è stato un’esperienza che mi è stata fatta vivere in modo estremamente negativo. La 194 ha lacune enormi che dovrebbero essere prese in considerazione. Invece rimane una legge fuori dal periodo storico in cui viviamo”.

A rendere tutto ancora più doloroso di quanto non fosse una simile decisione ci ha pensato lo Stato: Sono andata in consultorio e sono stata aggredita dalla ginecologa, che mi sgridò dicendo che noi giovani facciamo sesso senza precauzioni e usiamo l’aborto come contraccettivo, senza sapere nulla della mia storia”. E con coraggio tira fuori tutto quello che succede a tantissime donne che decidono di abortire: “Un’assistente sociale indaga sulla tua famiglia per capire se ci siano traumi che ti hanno portato ad abortire con domande violente e invadenti a cui non vorresti rispondere poiché, qualsiasi sia il motivo della scelta, l’aborto è un diritto. Per sette giorni devi soprassedere, non puoi abortire: è come se lo Stato dicesse “ti permetto di fare questa cosa brutta, tu vai in castigo sette giorni, pensaci, se hai ancora il coraggio di farlo, va bene”. Ci sono donne che abortiscono senza senso di colpa, è ingiusto obbligarle a vivere questa esperienza in modo traumatico quando è possibile accompagnarle. Piuttosto di un colloquio con l’assistente sociale, proporrei delle sedute di psicoterapia”. Ma purtroppo l’Italia è ancora ben lontana dal trattare una scelta tutelata da un diritto come tale. Di storie come quella di Giorgia Soleri ce ne sono tante e la scrittrice ha deciso di dire basta al silenzio che si cela su queste che sono vere e proprie violenze sulle donne.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.