L'intervista
Giustizia, parla Giuseppe Vaciago: “L’AI sarà devastante per gli avvocati italiani”
“La professione ha bisogno di formazione, Vincerà chi saprà utilizzare gli strumenti meglio di altri colleghi”, spiega Giuseppe Vaciago, avvocato cassazionista, esperto in diritto penale delle nuove tecnologie.
Sono un esercito. Ed è l’esercito più grande d’Europa. Parliamo degli avvocati italiani, oltre 240.000 secondo le ultime stime, leggermente in calo rispetto agli anni passati ma comunque con un rapporto difensori-cittadini ben superiore a qualsiasi altro Paese europeo. Parliamo peraltro di un mondo molto parcellizzato, a differenza di altri Paesi europei, per non parlare degli Stati Uniti: dei 240.000 avvocati, solo 3.000 si stima siano impiegati in grandi studi professionali, per lo più con sede a Milano. E parliamo di un mondo che è così numeroso anche perché si interfaccia con una giustizia vecchia, conservatrice rispetto ad ogni novità, ben poco digitalizzata ed anzi ancorata a faldoni e polverosi archivi e di un mondo che da queste cattive abitudini non sempre e non ovunque ha saputo emanciparsi.
In questo viaggio per capire l’impatto che l’intelligenza artificiale avrà in un futuro molto dietro l’angolo, viaggio che abbiamo iniziato la settimana scorsa partendo dal settore turistico e che continueremo nei prossimi mesi affrontando altre professioni, ho incontrato a Milano Giuseppe Vaciago, avvocato cassazionista, esperto in diritto penale delle nuove tecnologie ma soprattutto la persona che l’ordine degli avvocati di Milano ha messo a coordinare il tavolo su “Intelligenza Artificiale e Giustizia”, insieme ad esperti di primissimo piano della materia tra cui il teologo Padre Paolo Benanti, insegnante alla Pontificia Università Gregoriana.
Giuseppe, come vedi la professione tra qualche anno?
L’intelligenza artificiale avrà un impatto potenzialmente devastante sugli avvocati italiani, più di quello che la digitalizzazione ha già avuto nel nostro lavoro, tanto più che questa si è scontrata con una giustizia davvero poco incline e molto lenta a digitalizzare i suoi processi. Deve essere chiaro a tutti che il lavoro veramente di qualità, quello altamente professionalizzato, cambierà poco o nulla: se ti serve un bravo avvocato, che mette la sua “intelligenza naturale” ad analizzare il tuo caso, non c’è AI che tenga. Ma su tutto il resto….
Facci degli esempi
Mi immagino soprattutto una inevitabile riduzione dei tempi e conseguentemente dei costi. Si pensi ai lavori ripetitivi: se parliamo di cause semplici tra privati, di decreti ingiuntivi, di recupero dei crediti, non passerà davvero molto tempo a quando l’intelligenza artificiale farà risparmiare tempo agli avvocati, con la conseguenza che i costi si ridurranno. E se non lo faranno gli studi più conservatori, ci penserà l’avvocato più giovane e più smart a offrire servizi meno costosi, portando un po’ di concorrenza. Sarà una rivoluzione.
Di cosa ha bisogno la professione per affrontare questo fenomeno nel modo migliore?
Di formazione soprattutto. Ben più di quella che si fece nel passaggio dalla carta ad Office, per fare un esempio. Qui serve capire la “macchina” che l’avvocato si trova di fronte e come interagire con questa attraverso i “prompt” (le richieste, ndr) più corretti ed efficaci, anche per evitare le famose allucinazioni, come quella che ha colpito l’ormai famoso avvocato di New York, quello che si è presentato in udienza con citazioni di sentenze mai emesse. E che il giudice ha severamente punito.
Ci sono quindi questioni etiche da affrontare?
Certamente, e col tavolo istituzionale dell’Ordine di Milano stiamo provando ad affrontare anche quelle. Le faccio un esempio: deve diventare obbligatorio dichiarare di aver utilizzato l’intelligenza artificiale per redarre un testo, come alcuni giudici americani hanno imposto? Noi crediamo di sì.
Che impatto avrà l’AI sulla professione italiana? Aumenterà la forbice tra nord e sud?
Il rischio c’è e non c’è solo tra nord e sud: le distanze tra città e provincia ma anche tra Roma e Milano potrebbero aumentare. Perché questa gara la vincerà chi saprà più velocemente e meglio di altri colleghi utilizzare gli strumenti dell’intelligenza artificiale. Non aiuta la polverizzazione del nostro settore: il fatto che stiamo parlando in larga parte di studi individuali o di piccole dimensioni, impedisce di poter fare investimenti tecnologici e in professionalità che diventeranno via via necessari. È quindi anche possibile che l’arrivo dell’intelligenza artificiale aiuti le aggregazioni tra avvocati. Il che, permettimi la battuta, sarebbe un segnale che l’intelligenza umana prevale
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