Il Sì&No del giorno
Giusto fischiare Donnarumma in Nazionale? “Sì, è il logico risultato di tanto amore ripagato con una fuga a parametro zero”
Nel Sì&No del giorno, spazio al dibattito sul fatto sportivo che ha attirato grande attenzione nelle ultime giornate: i fischi e le urla contro il portiere Gianluigi Donnarumma. Abbiamo chiesto un parere al giornalista Giovanni Capuano, che condanna il gesto, e al collega Luca Sablone che, invece, lo ritiene accettabile.
Qui di seguito, l’opinione di Luca Sablone.
Il calcio è dei tifosi. Sempre, non solo quando fa comodo. Un concetto che spesso viene pronunciato con sorrisi a favore di telecamere per mettere una pezza su decisioni alquanto discutibili, ma che altrettante volte viene messo nel cassetto e fatto sprofondare nel dimenticatoio a seconda delle circostanze che si presentano. Ecco, partiamo da questo punto: proprio perché il calcio è sempre dei tifosi, i fischi all’indirizzo di Gianluigi Donnarumma sono giustissimi. Leciti, comprensibili, naturali e – se vogliamo dirla tutta – doverosi.
C’è una questione di merito oltre che di metodo. Gli spettatori hanno pagato il biglietto e hanno il diritto di esplicitare forme di approvazione e di dissenso verso i giocatori, l’allenatore e l’arbitro. Una libertà che ovviamente non deve sfociare in insulti razzisti e volgarità inaudite. Ma i fischi di certo non rientrano nello steccato dei gesti inaccettabili. Alcuni tifosi della Nazionale presenti a San Siro hanno ritenuto opportuno comportarsi in quella maniera e non vanno condannati perché hanno esercitato un loro sacrosanto diritto. A meno che non si voglia ricorrere al doppiopesismo, elevando Gigio a santo e legando i “ribelli” al palo dell’esecuzione mediatica.
Caliamo, una volta per tutte, il velo dell’ipocrisia: Donnarumma non è un martire attorno a cui schierare un cordone di protezione di fronte a ogni polemica. Non è più il ragazzino che ha esordito (egregiamente, va detto) tra i pali del Milan: ora è un adulto, responsabile delle sue scelte professionali. Ognuno è artefice del proprio destino.
Mettiamo da parte l’aspetto tecnico (su cui, tra l’altro, si potrebbe abbondantemente discutere) e focalizziamoci sul vero punto della questione: i tifosi del Milan si sono sentiti traditi da chi non perdeva occasione per baciare lo stemma rossonero e poi con estrema disinvoltura ha voltato loro le spalle (a parametro zero!) sposando il progetto del Paris Saint-Germain. Precisamente quale trattamento si aspetterebbe dal popolo che aveva investito enorme fiducia nei suoi confronti? Applausi scroscianti e cori di incoraggiamento? Chi sfodera lo scudo a supporto di Donnarumma sostiene che il club e la Nazionale sono ambiti distinti da non mescolare. Facile metterla su questo piano. Siamo al discorso iniziale: il calcio è dei tifosi. E questo non è altro che il risultato inevitabile di tanto affetto del popolo rossonero che alla fine è stato ripagato con una fuga a parametro zero.
Intendiamoci: quanto accaduto martedì è solamente l’antipasto di quello che si verificherà il 7 novembre, quando il PSG affronterà il Milan a San Siro. Gigio sa benissimo che verrà sommerso di fischi. Il popolo rossonero non ha alcuna intenzione di dimenticare quello che viene visto come un tradimento e lo rinfaccerà al portiere italiano senza mezzi termini. D’altronde è anche questa l’essenza del calcio. Del tifo. Quello vero, passionale, sincero, sentito. E a chi si scandalizza consiglio di indossare gli occhiali del realismo: i fischi rappresentano una forma di dissenso non violenta, assolutamente meglio delle azioni aggressive (quelle sì da condannare). Siamo tutti d’accordo?
Da milanista rivolgo un appello: le forme di dissenso civili sono un perno imprescindibile che nessuno può sottrarre ad alcuno. La strada dei fischi verrà intrapresa anche in occasione di Milan-PSG? Benissimo, la si porti avanti. Ma poi invito a mutare l’approccio: si chiuda definitivamente questa vicenda, la si metta alle spalle e si lasci spazio alla totale indifferenza. Che forse è l’arma migliore. D’altronde, sotto sotto, Gigio andrebbe anche ringraziato: il suo addio ha spianato la strada all’arrivo di Mike Maignan, che oggettivamente ha incrementato il valore tecnico tra i pali rossoneri e si è rivelato essere un numero uno di eccezionale caratura. Leader a tutto tondo e tra i protagonisti assoluti dello scudetto numero 19 cucito sul petto della maglia rossonera.
Fischiamo, certo. Ma un attimo dopo sorridiamo. Mostriamoci allegri e soddisfatti. Noi possiamo abbracciare il nostro Mike Maignan, con un trionfo in Serie A e con una semifinale di Champions League disputata pochi mesi fa. Auguriamo a Gigio di raggiungere le stesse soddisfazioni con differenti casacche, incrociando le dita e sperando che acquisisca di nuovo la stessa solidità tecnica con cui si era fatto largo tra i big d’Europa (grazie al Milan). I fischi rappresentano il calcio dei tifosi, del popolo. Rispettiamoli e non demonizziamoli.
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