Nel vasto panorama del dating online, l’intelligenza artificiale (IA) sta guadagnando sempre più terreno: siamo inevitabilmente sull’orlo di un futuro in cui la ricerca dell’anima gemella sarà supportata, trovata, o forse addirittura gestita, da algoritmi sofisticati e macchine di apprendimento dei nostri gusti e delle nostre preferenze, in quella corsa alla personalizzazione che pare piacere così tanto alla rete.
Ma cosa significa questo per il futuro dell’amore, dell’intimità e, forse più preoccupante, della privacy?
Il mondo del dating online sta attraversando un’evoluzione rapida e radicale: alcuni dei più grandi nomi del settore, come Bumble, stanno già esplorando le potenzialità dell’IA. L’obiettivo è chiaro: rendere la ricerca dell’anima gemella più efficiente, immediata e sicura. Ma come può l’IA aiutare in quest’impresa?
Le applicazioni sono molteplici, ad esempio l’IA può essere utilizzata per rilevare le immagini alterate o generate artificialmente – una funziona preziosa in un mondo in cui i profili falsi sono un problema persistente.

Inoltre, l’IA può funzionare come moderatore di chat, identificando e impedendo comportamenti scorretti o voli pindarici linguistici inappropriati (e no, non mi riferisco alla morte dei congiuntivi… Magari!). Tuttavia, sono le capacità di “matching” dell’IA a destare la massima attenzione (e preoccupazione): sfruttando una vasta gamma di dati dell’utente, l’IA può creare un dettagliato profilo psicologico e comportamentale, che viene poi utilizzato per suggerire potenziali partner che potrebbero essere compatibili. Se ad un primo sguardo sembra niente di più dell’equivalente digitale dell’agenzia matrimoniale di un tempo, una analisi più attenta ci ricorda una differenza cruciale: l’intera operazione è gestita da algoritmi, non da esseri umani.
Questa digitalizzazione del “cuore” del dating online solleva una serie di questioni urgenti: cosa succede ai dati raccolti per il “matching”? Chi ne ha il controllo? E cosa significa tutto ciò per la privacy dell’utente?

Questi interrogativi ci portano a un punto cruciale: l’etica dell’applicazione dell’IA a taluni aspetti della vita digitale, e il dating online è tra questi. Quando creiamo un profilo su una piattaforma di dating, ci aspettiamo (o almeno dovremmo) che i nostri dati vengano gestiti con cura, e l’IA introduce una nuova variabile nella equazione. I dettagli che condividiamo non sono più semplicemente memorizzati in un database, ma sono analizzati, processati e utilizzati per addestrare algoritmi – la nostra “impronta digitale” – che diventa parte integrante di un sistema di apprendimento che può, in teoria, conoscerci in modo più profondo e intimo di qualsiasi essere umano.
La questione della privacy si intreccia strettamente con quella dell’etica, perché se da un lato, l’IA offre un potenziale straordinario per migliorare l’esperienza del dating online, rendendola più sicura, efficiente e soddisfacente, dall’altro comporta un’erosione senza precedenti della nostra sfera di intimità, dei nostri pensieri più intimi, le nostre preferenze personali e i nostri comportamenti, che sono sono esposti come mai prima d’ora. L’IA svela, in un certo senso, il nostro “io” più profondo.

E poi c’è la questione del futuro: se l’IA può “conoscerci” così profondamente già oggi, cosa potrebbe fare in futuro? Potrebbe, ad esempio, “prevedere” i nostri desideri e bisogni prima ancora che noi stessi ne siamo consapevoli? Potrebbe determinare o influenzare chi scegliamo come partner?
E, forse più inquietante, potrebbe un giorno sostituire l’elemento umano nel dating online, facendoci innamorare di un’entità artificiale che sembra soddisfare tutte le nostre esigenze e desideri?
Questo ultimo scenario può sembrare fantascienza, ma già oggi esistono casi documentati di persone che interagiscono con profili falsi, credendo erroneamente di avere a che fare con un vero essere umano: se un profilo falso può ingannare un utente, cosa impedisce a un algoritmo sofisticato di fare lo stesso, ma in modo molto più convincente?

Nel frattempo, ci sono questioni più immediate e pratiche da affrontare. Ad esempio, come possiamo garantire che gli algoritmi di “matching” siano equi e non discriminatori? Come possiamo assicurarci che i dati dell’utente siano raccolti e utilizzati in modo etico e rispettoso della privacy? E come possiamo garantire che le persone siano pienamente consapevoli di come i loro dati vengono utilizzati, che abbiano la possibilità di controllare o limitare tale utilizzo?
Queste sono domande di grande rilevanza ed urgenza, perché il mondo degli inconti online è solo una delle molte aree in cui l’IA sta avendo un impatto profondo e potenzialmente trasformativo, ma è anche un settore in cui le questioni di etica, privacy e futuro si intersecano in modo unico e provocatorio.
La sfida, per gli sviluppatori di IA, i regolatori e noi stessi come utenti, è di navigare in queste acque turbolente con saggezza e prudenza, di essere in grado di sfruttare i benefici dell’IA, pur proteggendo i nostri diritti e la nostra dignità come individui. Questo richiederà un’attenta riflessione, discussioni aperte e forse anche nuove leggi e regolamenti, ma nel frattempo, possiamo tutti fare la nostra parte sendo informati e consapevoli.
Dobbiamo capire come l’IA funziona e come viene utilizzata, in modo da poter prendere decisioni informate e proteggere la nostra privacy, impegnandoci al contempo in un dialogo costruttivo su come vogliamo – o non vogliamo – che l’IA influenzi le nostre vite, ora e in futuro.
La domanda da porsi non è se l’”amore nell’era della IA” sarà diverso, ma piuttosto quale tipo di amore vogliamo che sia, se vogliamo un amore guidato da algoritmi, o un amore che risiede nel mistero e nell’imprevedibilità dell’esperienza umana.
E in che misura siamo disposti a rinunciare a dei “pezzi di noi” da regalare ad una grande macchina per trovare l’amore nell’era digitale.

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Professore a contratto (in Corporate Reputation, in CyberSecurity e in Data Driven Strategies) è Imprenditore, ha fondato The Fool, la società italiana leader di Customer Insight, co-fondato The Magician un Atelier di Advocacy e Gestione della Crisi, ed è Partner e co-fondatore dello Studio Legale 42 Law Firm. È Presidente di PermessoNegato APS, l'Associazione no-profit che si occupa del supporto alle vittime di Pornografia Non-Consensuale (Revenge Porn) e co-fondatore del Centro Hermes per la Trasparenza e i Diritti Digitali. È stato Future Leader IVLP del Dipartimento di Stato USA sotto Amministrazione Obama nel programma “Combating Cybercrime”, conferenziere, da anni presenta "Ciao Internet!" una seguita video-rubrica in cui parla degli Algoritmi e delle Regole che governano Rete, Macchine e Umani. Padrone di un bassotto che si chiama Bit, continua a non saper suonare il pianoforte, a essere ostinatamente Nerd e irresponsabilmente idealista.