Neppure dalle vacanze di Porto Rotondo, che sta trascorrendo con l’ottimo Jerry Calà, Marco Travaglio la smette di polemizzare col Riformista. Niente di male, a me piace moltissimo discutere con lui. Però mi pare che spesso faccia delle polemiche un po’ sconclusionate. Ieri ha scritto per protestare contro alcuni nostri articoli che secondo lui “amplificavano all’estremo una assoluzione definitiva”, quella di un imprenditore delle Coop. Capisco il suo punto di vista: la legge del giornalismo dice che si amplificano gli arresti (il Fatto pubblicò con gran clamore l’arresto di quell’imprenditore) ma poi se finisce tutto con una assoluzione definitiva ci vuole un po’ di sobrietà, di stile. Due righe bastano.

La polemica però non si ferma qui. Travaglio sostiene che il motivo per il quale noi del Riformista difendiamo questo imprenditore è la passione che ci spinge comunque a parlar male del Pm John Woodcock. E perché parliamo male di Woodcock? Perché Woodcock ha inquisito Alfredo Romeo, cioè il nostro editore.

Devo fare tre precisazioni. La prima è che polemizzo con Woodcock da molti anni. Molti davvero. Quando ho iniziato a polemizzare con lui (che peraltro è uno dei pochi Pm che non mi ha mai querelato, e di questo lo ringrazio) ignoravo persino l’esistenza di Romeo. Chiedete a Woodcock per conferma.

La seconda precisazione è che ho pubblicato sul Riformista interviste a vari magistrati e carabinieri che in molte occasioni si sono accaniti contro il mio editore. E una volta – rara avis – ho persino parlato bene di Woodcock che chiedeva l’amnistia.

La terza precisazione, forse, è la più interessante. Vi dico come ho conosciuto Romeo. Qualche anno fa lessi una sua bellissima intervista sul Fatto Quotidiano. Realizzata e firmata da Marco Travaglio. Due pagine intere. Molto interessanti. Nelle quali Romeo spiegava al direttore del giornale i principi del garantismo e rispondeva con grande saggezza e competenza a domande su come si dovrebbe riformare la giustizia. Travaglio non contestava i suoi argomenti, sembrava addirittura si fosse convinto.

Leggendo quell’intervista pensai che Romeo la pensava proprio come me. E poco più di un anno fa, avendo in mente di fare un giornale garantista, lo andai a cercare, gli feci i complimenti per l’intervista e nacque così la nostra amicizia e la decisione di rifondare il Riformista. Vedi alle volte come vanno le cose…

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.