Proprio lui, Gaspare Sturzo, l’incorruttibile! Sapete chi è? Beh, il nome è noto, perché il fratello di suo nonno era un sacerdote ed è stato il fondatore della Dc. Scrisse nel marzo del 1919 il famoso appello agli uomini Liberi e forti che poi è il pilastro attorno al quale fu costruito il popolarismo italiano. Anche Gaspare presiede una associazione che porta il nome di quel manifesto. Liberi e Forti. E però stavolta sembra che libero libero non fosse… Ieri l’Espresso online ha pubblicato un altro pacchetto delle intercettazioni del Palamara-gate, e stavolta Gaspare Sturzo non fa una gran figura. Chiede al solito potentissimo Palamara una raccomandazione per diventare sostituto procuratore in Cassazione. Non so se è un reato, ma è una brutta cosa. Si lamenta perché il suo compagno di corso, Luigi Argan, ha ottenuto una nomina importante e lui ancora niente.

Domanda a Palamara se ha notizie e poi, in un messaggio Whatsapp, illustra tutti i suoi meriti professionali. Dice di aver lavorato a Palermo all’antimafia, di aver partecipato al pentimento di Siino (ministro delle finanze di Cosa Nostra) di avere guidato il processo “mafia appalti” (che per la verità non è mai stato fatto) di essere tra quelli che hanno catturato Provenzano e poi soprattutto di avere lavorato a Roma come Gip e come Gup e spiega che di questo non c’è bisogno neanche di parlare «Perché dovrebbero essere noti al Csm per la loro rilevanza». Questa cosa del suo lavoro come Gip e Gup a Roma, chissà perché, è scritto tutto con lettere maiuscole, come per sottolinearne l’aspetto decisivo. E cosa avrebbe fatto di così rilevante, da Gip, da sopravanzare per clamore e merito persino la cattura di Provenzano? Beh, un po’ questa storia la conosco. Perché riguarda il mio editore, cioè Alfredo Romeo. Pensavo che fosse una cosa minore nella storia giudiziaria di questi ultimi anni, ma invece Sturzo sembra farla pesare come vicenda molto importante. Forse non importante dal punto di vista giuridico, evidentemente importante dal punto di vista politico. E così nota – pare – agli addetti ai lavori, da non aver bisogno neppure di essere descritta.

La storia, per quel che ne so, è questa. Sturzo è il Gip che firmò l’ordine di arresto per Alfredo Romeo. Nel 2017. All’apice del caso Consip. E in questo modo riuscì a portare l’inchiesta Consip a Roma, togliendola a Napoli. Io ho letto l’ordine di arresto. È una lettura un po’ inquietante. L’idea è che Romeo è colpevole ed è un maledetto corruttore per il semplice motivo che non si fa intercettare e non si riescono a trovare prove contro di lui. Se uno non si lascia intercettare e non semina prove è chiaro che ha qualcosa da nascondere. E se un Pm lo sospetta di corruzione per avere vinto tre gare d’appalto della Consip avendo fatto l’offerta migliore, è evidente che va imputato per corruzione. L’ordine d’arresto non lo ho letto solo io, lo hanno letto i giudici della Cassazione. Che lo hanno annullato perché del tutto infondato. Il bello della giustizia italiana è questo: possono anche darti ragione, ma tu comunque devi pagare. Sei mesi di galera, le gare annullate, e i processi che non finiscono mai. I Pm avevano chiesto a Sturzo di archiviare il processo contro Romeo, perché non ci sono indizi. E Sturzo ha respinto la richiesta dei Pm. Ha detto: se gli indizi non ci sono, cercateli. Prima o poi li troverete. E perché? Sempre per quella ragione: Romeo spesso smetteva di parlare al telefono con gli interlocutori e gli dava un appuntamento da qualche parte.

Ieri leggendo le intercettazioni delle telefonate tra Palamara e Sturzo mi è venuta in mente proprio questo ragionamento di Sturzo. Perché ci sono vari scambi di messaggi nei quali Sturzo chiede a Palamara di vederlo, e ottiene un appuntamento in un certo luogo e a una certa ora. E perché mai – dico – non scrive direttamente su Whatsapp il motivo del colloquio? Un giudice uguale a lui lo incriminerebbe subito, non vi pare… Sturzo sarà pure Libero e Forte, sarà incorruttibile, però come molti altri magistrati chiede raccomandazioni. E fa capire che lui ritiene di avere i titoli per una promozione proprio per l’opera meritoria nell’affare Consip. Con l’arresto di Romeo, evidentemente, e poi con il rifiuto di archiviare deve aver reso un servizio a qualcuno. Vorrebbe il corrispettivo.

Certo la vicenda Consip resta una vicenda misteriosa. Piena di ombre, di cose non dette. Tempo fa ci occupammo di alcune carte dalle quali risultava che l’amministratore di Consip, Luigi Marroni, e il capo della commissione dei concorsi, Francesco Licci, si confessavano che era necessario non assegnare gli appalti a Romeo, anche se aveva vinto le gare. E poi decidevano di mettere in cantiere “una strategia per Il Fatto Quotidiano”. Per giorni e giorni abbiamo chiesto ai colleghi del Fatto Quotidiano di spiegarci se poi questa strategia di Consip si fosse realizzata. E quale fosse. E quali risultati avesse portato. Niente: silenzio. Chissà se stavolta il dottor Sturzo, invece, vorrà risponderci e spiegarci perché la sua azione su Consip e l’arresto di Romeo avrebbero dovuto essere premiati con la nomina a sostituto procuratore in Cassazione. Temo che non avremo mai queste risposte. Così come temo che nessuno vorrà affondare il coltello in questo scandalo che ci sta mostrando il volto vero della magistratura e del giornalismo giudiziario italiano. È un volto molto brutto. Difficile che qualcuno possa smentire: la magistratura italiana che esce dal Palamara-gate è una organizzazione di potere che non ha nessuna relazione e nessun interesse per la giustizia.

La competenza di cui dispone sulla giustizia è solo un mezzo per espandere il proprio potere e le possibilità di vessazione. E il giornalismo giudiziario, del tutto privo di indipendenza, è solo uno strumento delle Procure, che accetta il suo ruolo subalterno con baldanza e saccenteria. I grandi giornali hanno ignorato per settimane e settimane le intercettazioni. E oggi i giornalisti che sono stati coinvolti nelle intercettazioni per il loro rapporti speciali coi Pm, continuano a non rendere conto di niente e a scrivere fingendo che non sia successo nulla. A voi sembra un paese libero questo? Sembra un paese libero quello dove detta legge una magistratura che ammette di voler colpire Salvini anche se lo ritiene innocente e ammette di aver bastonato Berlusconi per ragioni politiche? E vogliamo andare a cercare perché colpendo Mastella fecero cadere il governo Prodi? Qualcuno ha voglia di prendere atto del fatto che una parte consistente e molto attiva della magistratura italiana ha svolto in questi anni un ruolo eversivo, in modo molto più sfacciato di quanto fu fatto, ad esempio, 50 anni fa al tempo del “Piano Solo” e del tentato golpe del Sifar?

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.