C’è anche una intercettazione “autoprodotta” fra le tante contenute nel fascicolo di Perugia sull’ex presidente dell’Anm Luca Palamara. A realizzarla è stato Giuseppe Borrelli, attuale procuratore di Salerno e all’epoca aggiunto a Napoli. L’autoascolto avviene all’indomani della perquisizione a carico di Palamara disposta dai magistrati umbri lo scorso 30 maggio. Il pm romano, intercettato nell’ambito di una indagine per corruzione, il precedente 7 maggio aveva discusso con Cesare Sirignano, sostituto procuratore presso la Dna, di temi non particolarmente originali per le toghe: le nomine. I due si conoscono da molti anni. Oltre ad essere della stessa corrente, Unicost, giocano a pallone nella “Rappresentativa magistrati italiani”.

Il risiko degli incarichi riguarda tutt’Italia. Nel disegno di Palamara, Borrelli è destinato a diventare il nuovo procuratore di Perugia, Massimo Forciniti il presidente del Tribunale di Salerno, Marcello Viola il procuratore di Roma, Antonio Chiappani il procuratore di Brescia, Dino Petralia il procuratore di Torino e Leonida Primicerio il procuratore di Salerno. Palamara punta a diventare aggiunto a Roma. La procura di Perugia, però, è fondamentale per Palamara in quanto dovrà decidere sull’esposto presentato dal pm romano Stefano Fava contro il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone ed il suo aggiunto Paolo Ielo, e dovrà definire l’indagine a suo carico. Sirignano conviene con Palamara sul nome di Borrelli.

La diffusione di questa conversazione, riportata dai pm umbri nel decreto di perquisizione a carico di Palamara, allarma Borrelli che è in corsa, oltre a Perugia, per altre Procure. L’aggiunto napoletano decide allora di vedere di persona Sirignano, registrando l’incontro, per capire cosa abbia detto su di lui a Palamara. «M’hai inguaiato a me», gli dice. «Mi hai inguaiato», ripete, «in buona fede ma mi hai inguaiato». «Non aggio fatto niente in questa vicenda, aggio fatto la domanda per Perugia», aggiunge in una tiratissima conversazione nella quale Sirignano tenta di ricordare le esatte parole utilizzate con Palamara. «Mi interessava sostenere l’amico Borrelli e rassicurare Palamara sulla sua serietà e capacità», «i magistrati napoletani non sono stati valorizzati a sufficienza. Per noi magistrati napoletani è una cosa che ci ha sempre pesato», racconterà poi a luglio ai pm di Perugia.

«È uno sconcio di dimensioni internazionali», il commento invece di Borrelli dello scandalo che aveva travolto le toghe, per poi aggiungere: «Non si fa una nomina decente in vent’anni in questo cavolo di Csm». Ed a proposito di nomine, sfumata Perugia, Borrelli venne votato a luglio all’unanimità in commissione, relatore Piercamillo Davigo, procuratore di Salerno. Il colloquio con Sirignano sarà trascritto dai magistrati umbri due mesi più tardi.
A novembre il colpo di scena: al momento del voto finale in Plenum, Davigo chiede il ritorno in commissione della pratica su Borrelli. Il definitivo via libera in Plenum arriverà solo lo scorso gennaio. Avrà pesato il colloquio con Sirignano? Non lo sapremo mai in quanto la pratica è stata secretata.