«Siamo alle solite: in questo Paese quando si toccano certe Procure si attiva immediatamente una rete di protezione», dichiara Alessio Lanzi, il consigliere del Csm in quota Forza Italia finito ieri mattina nel mirino dei togati di Area, il gruppo di sinistra della magistratura associata. Casus belli, una intervista rilasciata dal professore milanese di diritto penale al quotidiano La Stampa dove si stigmatizzava la spettacolarizzazione con cui la Procura milanese sta conducendo le indagini sui decessi per Covid-19 nelle case di riposo. «C’è un attacco strumentale al modello politico di centrodestra della Regione Lombardia», aveva affermato Lanzi, criticando il modus operandi dei pm milanesi: «La perquisizione del Pirellone è avvenuta in diretta tv: se si vogliono acquisire documenti ci sono modi meno eclatanti. Si rischia di consegnare all’opinione pubblica messaggi di sconforto e sfiducia nelle istituzioni. È una questione di sensibilità».

Parole che hanno immediatamente scatenato la durissima reazione di Giuseppe Cascini, procuratore aggiunto a Roma e attuale capo delegazione di Area a Palazzo dei Marescialli. «Il compito del Csm è quello di tutelare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura; i componenti del Csm non dovrebbero mai esprimere giudizi sul merito di una iniziativa giudiziaria in corso e certamente mai dovrebbero farlo con quei toni e quelle espressioni, che delegittimano il ruolo dell’autorità giudiziaria e dell’ufficio procedente», l’attacco di Cascini, secondo cui il professore forzista avrebbe dovuto «evitare di avventurarsi in una polemica così fuori luogo e fuori tempo». Per poi aggiungere: se Lanzi non smentisce le «dichiarazioni rese, oggi chiederemo l’apertura di una pratica a tutela dell’autorità giudiziaria di Milano».

La risposta di Lanzi non si è fatta attendere: «Premesso che il Csm non è l’Anm, io non ho mai delegittimato nessuno. Nelle mie parole non c’è nessun attacco alla magistratura, ma opinioni espresse nell’ambito della libera manifestazione del pensiero. Credo sia anche questo il compito di un consigliere laico». Ma non solo: «Trovo veramente stucchevole questo doppipesismo da parte di certi magistrati per i quali quando si critica il centrodestra va sempre bene tutto». «La dichiarazione del Consigliere Cascini – ha sottolineato Lanzi – è un atto politico; la critica dovrebbe intervenire unicamente sul merito delle mie dichiarazioni».

Quindi la stoccata: «Il consigliere Nino Di Matteo ha attaccato durante il Tribunale di sorveglianza che questa settimana ha scarcerato per motivi di salute un boss detenuto al 41 bis (l’ottantenne Francesco Bonura, ex capo mandamento dell’Uditore di Palermo, ndr), affermando che «lo Stato sta dando l’impressione di essersi piegato alle logiche di ricatto che avevano ispirato le rivolte. Bene, perché nessuno ha espresso solidarietà all’ufficio di sorveglianza di Milano?». «Io ho voluto solo evidenziare che è in atto, soprattutto da parte di alcuni organi d’informazione, una campagna mediatica violentissima contro la Lombardia. Ci sono tanti dibattiti televisivi mirati con personaggi che sparano sentenze senza conoscere nulla e dove passano sotto silenzio comportamenti analoghi in altre regioni», aggiunge il professore milanese.

«E nessuno – ricorda – ha commentato la divulgazione anticipata dei provvedimenti dello scorso otto marzo che ha determinato un assalto ai treni favorendo la diffusione del contagio dal Nord al Sud». Insomma, un film già visto che ci riporta agli anni “spumeggianti” del primo berlusconismo: alcuni uffici giudiziari si possono criticare altri no. Fra quelli per tradizione non criticabili, la Procura di Milano, ‘feudo’ storico della magistratura di sinistra. Dal Procuratore Francesco Greco all’ultimo degli aggiunti, esponenti storici delle toghe progressiste. Tiziana Siciliano, il procuratore aggiunto che sta conducendo le indagini sulle morti nelle Rsa, si era anche candidata, poi non eletta, alle ultime elezioni del Csm nelle liste di Area. «Comunque ho ricevuto tante telefonate e messaggi di solidarietà e vicinanza. Anche da parte di diversi magistrati», conclude soddisfatto Lanzi.