Come e anzi più che in altre tappe dell’infinita emergenza italiana, l’aspetto penale nella tragica vicenda del coronavirus è sicuramente quello meno interessante e importante. Intanto perché distoglie l’attenzione generale dalle responsabilità politiche dando una mano a chi teorizza che “non è questo il momento delle polemiche” come se ne esistesse uno predefinito deciso non si sa da chi. A questo livello il ruolo dei giornali e dei tg appare fondamentale in negativo, perché come al solito le iscrizioni al registro degli indagati, le acquisizioni di documenti, per non parlare delle intercettazioni audio, vengono enfatizzate e il direttore generale del Pio Albergo Trivulzio insieme ad altri amministratori di case di riposo viene in pratica presentato come già colpevole.

Insomma il classico capro espiatorio all’italiana. E prima molto prima che sia individuato il nesso di causalità tra i comportamenti degli amministratori e i decessi. Le imputazioni di epidemia colposa e omicidio colposo non sembrano facili da supportare. E l’enfatizzare oltre misura l’aspetto giudiziario blocca la discussione sulle responsabilità politiche molto ,diverse da quelle penali perché ovviamente c’è chi “ciurla nel manico” sostenendo che bisogna attendere i risultati delle inchieste che arriveranno tra anni. Le inchieste intendiamoci sono doverose ma non risolvono mai i problemi. Va registrato poi che stiamo assistendo al solito protagonismo della magistratura, con procuratori della Repubblica e ex procuratori formalmente in pensione ma in servizio permanente effettivo che scrivono in prima pagina per mettere sul tavolo le loro pesantissime opinioni su decreti e decretini.

Tanto per non fare nomi: Greco, Melillo e dulcis in fundo Caselli. Caselli chiama in causa addirittura la Germania che non farebbe a suo parere “la lotta alla mafia perché interessata a ricevere i finanziamenti della ‘ndrangheta”. Cioè se non fosse in pensione, Caselli, par di capire avrebbe indagato la Merkel per concorso esterno in associazione mafiosa… Nel quadro generale va considerato che la politica appare sempre più debole e meno credibile. Da un lato perché governando a botta di decreti il Parlamento sembra praticamente inutile. Dall’altro lato è stata costituita l’immancabile task force piena di economisti e manager, peraltro espressione del capitalismo finanziario. I cosiddetti tecnici che finiscono per sostituirsi alla politica la cui opera di mediazione scompare del tutto.

Poi c’è la politica che grida denunciando, a parole senza fatti, i rischi di infiltrazione della criminalità organizzata approfittando delle difficoltà delle imprese causa coronavirus. E la politica che è stata incapace di contrastare i focolai del virus attacca con toni roboanti i pericoli derivanti da “focolai di gruppi estremisti pronti a soffiare sul fuoco del disagio sociale”. Per cui le parole del ministro dell’Interno Lamorgese hanno prodotto l’attacco con gli idranti a una cinquantina di persone che con le mascherine sul volto e a debita distanza tra loro rendevano l’estremo saluto a Salvatore Ricciardi, ex Br morto a 80 anni in seguito a una caduta nel tentativo di sistemare uno striscione a favore dei detenuti.

Questo mentre si continua a non sapere nulla di 15 reclusi deceduti durante le rivolte di marzo e delle botte da orbi con cui sarebbero stati trattati i sopravvissuti delle proteste. L’agitare ancora una volta il fantasma del passato a oltre quarant’anni dal tentativo fallito di rivoluzione è la ciliegina velenosa su una torta sempre più indigesta.  Intanto mancano sempre i braccialetti elettronici che sarebbero serviti a mandare a casa un po’ di reclusi per decongestionare le carceri e non si vede l’ombra di provvedimenti adeguati allo scopo.