Giuseppe Spadaro, attuale presidente del Tribunale dei minorenni di Bologna, pagherà per tutti: sarà lui la vittima sacrificale dell’inchiesta “Angeli e demoni”. Con un ribaltone di fine anno, il Csm ha stroncato la sua aspirazione di andare a dirigere la Procura dei minorenni di Roma. Per lui un solo voto su cinque, quello della togata di Magistratura indipendente Loredana Micciché. Eppure a luglio la strada per Roma sembrava spianata: a suo favore si era espresso addirittura Piercamillo Davigo. Strano destino, dunque, per l’ufficio giudiziario bolognese e per il suo presidente, sempre elogiato durante ogni ispezione ministeriale, soprattutto per aver innalzato la produttività eliminando arretrato, nonostante carenza di personale amministrativo e sottodimensionamento dell’organico dei giudici.

Durante la sua presidenza sono stati anche emessi provvedimenti innovativi, ad esempio in materia di stepchild adoption. Un modello, insomma, nel complesso mondo della giustizia minorile.
Fino a quest’estate quando esplode, appunto, l’inchiesta “Angeli e demoni” e Spadaro finisce sotto i riflettori dei mass media per i presunti allontanamenti illegittimi dei bambini di Bibbiano.
Nato 55 anni fa in Calabria, magistrato dal 1990 e dal 2013 a Bologna, Spadaro per il Csm è un giudice con «un vero e proprio amore per la funzione». «Senza dubbio – si poteva leggere nel parere redatto per la sua domanda – il magistrato più idoneo, per attitudini e merito» ad occupare il posto a Roma. Scoppiato lo scandalo, lui ed il suo ufficio si dichiarano le “prime vittime” degli assistenti sociali coinvolti nell’inchiesta. All’inizio dell’estate il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede avvia un’indagine amministrativa sul Tribunale dei minorenni di Bologna.

L’11 novembre il Guardasigilli richiede una nuova d’indagine «sui rapporti tra giudici e operatori che potrebbero aver determinato situazioni d’incompatibilità, e sulle misure adottate dal presidente». Il supplemento d’ispezione è motivato dal fatto che nelle intercettazioni di “Angeli e demoni” erano emersi rapporti di vicinanza tra uno dei giudici bolognesi e gli psicologi Claudio Foti e Nadia Bolognini, al centro delle indagini. Il 27 agosto Spadaro aveva comunque sostituito il magistrato in questione. Ma oltre all’ispezione ministeriale, Spadaro deve fronteggiare l’Ordine degli avvocati di Reggio Emilia che aveva inviato a Bonafede e al Csm un rapporto sulle presunte inadempienze del Tribunale bolognese. Ci sono procedure di sospensione della potestà genitoriale, e addirittura di adottabilità dei bambini, «in cui da oltre un anno non vengono fissate le udienze».

Si evidenzia «il sistematico, mancato reperimento dei fascicoli in cancelleria e negli uffici dei magistrati» e lo «smarrimento di fascicoli». La presidente dell’Ordine, Celestina Tinelli, ha sostenuto che spesso «gli avvocati non possono nemmeno partecipare alle udienze». Il 14 novembre Spadaro si presenta allora davanti alla Commissione d’inchiesta sugli affidi minorili, varata dalla Regione Emilia-Romagna. «Mi hanno chiamato sequestratore di bambini», ricorda, raccontando le offese e le minacce ricevute sui social media. «Siamo tra i migliori in Italia», aggiunge con orgoglio, illustrando i numeri del suo ufficio. Un dato, però, insospettisce la Commissione: tra il 2018 e 2019 i Servizi sociali avevano chiesto al Tribunale 100 allontanamenti e i suoi giudici ne avevano respinti ben 85. Come mai gli assistenti sociali avevano chiesto allontanamenti infondati nell’85 per cento dei casi? E come mai, davanti a questi errori, i giudici non avevano preso provvedimenti? Spadaro risponde: «Perché i Servizi sociali non chiedevano 100 allontanamenti, altrimenti sarebbe stato un dato estremamente allarmante e io stesso sarei andato in Procura a segnalarlo».

Gli assistenti sociali avevano presentato 100 «segnalazioni di potenziale pregiudizio», cioè relazioni assai meno definitive. E non così preoccupanti. Tutto chiarito? Affatto: per l’opinione pubblica e per il Csm ormai è lui il colpevole.