Il Consiglio superiore della magistratura, “la casa di vetro” delle toghe italiane come disse molti anni fa il costituzionalista Carlo Esposito, è impermeabile a tutto. Può accadere qualsiasi cosa, come ad esempio che si dimettano cinque consiglieri togati su sedici, senza che nessuno si ponga il benché minimo interrogativo. L’attività prosegue come se non fosse successo nulla. I problemi, infatti, non vengono affrontati ma molto più semplicemente rimossi. Partiamo proprio dalle dimissioni dei cinque togati coinvolti negli incontri di maggio con i parlamentari Cosimo Ferri e Luca Lotti per discutere di nomine di alcune Procure.

Quando vennero resi noti i loro colloqui intercettati con il telefono di Luca Palamara ci fu chi paragonò l’accaduto allo scandalo della loggia P2. Vennero chiesti provvedimenti feroci nei loro confronti, essendo stati accusati di essere “indegni” di vestire la toga. Poi, però, passata qualche settimana, la vicenda è finita nel dimenticatoio e del procedimento disciplinare si sono perse le tracce. Anzi, pare non sia mai iniziato. E cosa dire della Banca popolare di Bari? Il Csm decise di affidare nel 2015, con un bando pubblicato a Ferragosto, le proprie ingenti risorse economiche alla disastrata banca pugliese.

Bpb, presente nel Lazio con solo cinque sportelli, scalzò Banca Intesa San Paolo, il primo gruppo bancario italiano, fra i primi dieci in Europa, diventando il tesoriere di Palazzo dei Marescialli.
Già nel 2010, però, erano note le difficoltà dell’istituto di credito pugliese, come certificato dalle numerose ispezioni della Banca d’Italia. Sono stati presi provvedimenti? Non risulta. Anzi, Bpb continua ad avere uno sportello all’interno del Csm, erogando mutui e prestiti molto vantaggiosi a tutto il personale del Csm.

Capitolo nomine. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che del Csm è il capo, si è raccomandato spesso, l’ultima volta a giugno, di procedere in tempi rapidi per evitare che gli uffici restino scoperti a lungo. Bene, è dallo scorso maggio che la Procura di Roma è vacante. Marcello Viola, il procuratore generale di Firenze che era stato inizialmente scelto per essere il successore di Giuseppe Pignatone, è stato fatto fuori dopo lo scandalo di maggio. La Commissione per gli incarichi direttivi azzerò tutto. Ad ottobre venne deciso di procedere con le audizioni di tutti i candidati. La nomina era attesa entro il 2019. Poi questa settimana quando all’ultimo momento, per motivi non noti, è sfumata ancora.