Porte chiuse da entrambi i fronti. La tensione tra Israele e Hamas resta invariata e dopo la conferma dell’attacco programmato da Netanyahu, anche i leader dell’organizzazione militare respingono ogni ipotesi di tregua. Ci aveva provato ieri il segretario di Stato Usa Antony Blinken, in visita in Israele: aveva suggerito allo Stato ebraico “altre soluzioni” rispetto all’attacco a Rafah (dove restano un milione e mezzo di sfollati), e ad esortare Hamas ad accettare l’intesa.

Ma se da una parte la riposta del premier israeliano è stata la promessa di “annienteremo tutti i battaglioni di Hamas presenti lì, con o senza un accordo, per ottenere la vittoria totale”, dall’altra anche leader di Hamas hanno dato quest’oggi una risposta negativa alla proposta di cessate il fuoco e di rilascio degli ostaggi avanzata dai mediatori egiziani. “Non abbiamo una posizione favorevole sull’attuale documento negoziale”. Ha detto Osama Hamdan, alto rappresentante di Hamas in Libano in una intervista ad una tv locale, ripresa dal New York Times. Hamas ha poi precisato che questo non vuol dire che i negoziati si siano fermati: “Anche se il gruppo non accetta le attuali proposte israeliane senza modifiche, siamo disposti a continuare a negoziare”.

“La tregua come una trappola”

Anche Sinwar, leader di Hamas a Gaza – secondo la tv israeliana Channel 12 che cita una fonte a lui vicina – considera la proposta di intesa per una tregua come “una trappola”. “La proposta sul tavolo non è una proposta egiziana – riferisce – ma una proposta israeliana sotto mentite spoglie”. La stessa fonte fa sapere che la decisione sarebbe stata presa in quanto l’accordo non garantisce la fine della guerra. Attesa dunque nelle prossime ore per l’inizio della spedizione israeliana.

Redazione

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