La guida dei Liberal democrats
Horlick, la superwoman contro la Brexit

Ad un tavolo del caffè accanto alla Saatchi Gallery, a pochi passi dalla lussuosa Sloane Square di Londra, Nicola Horlick incontra un drappello di attivisti e illustra i contenuti della campagna elettorale dei Liberal Democrats. Nipote di una ebrea polacca rifugiatasi Oltremanica, la Horlick è stata definita dalla stampa inglese “la Superwoman della City” per essere riuscita a dettare legge ai piani alti della finanza dagli anni 90 crescendo anche sei figli. Oggi, a 58 anni, ha deciso di entrare in politica lanciando la sfida ai Conservatori in una dello loro roccaforti: il ricco quartiere di Chelsea e Fulham. A persuaderla, la profonda convinzione che la Brexit sia un grave errore e che questa sia l’ultima occasione rimasta per scongiurarla. La grande macchina elettorale inglese è partita sotto gli auspici dell’ennesimo non-Brexit-day. Il 12 Dicembre prossimo, le urne proveranno a ridare una direzione di marcia a quello che il Primo Ministro uscente ha definito un “parlamento-Zombie”, cioè reo di non avergli permesso di portare a casa la Brexit il 31 Ottobre, come promesso. Impallinato dai tradimenti, dalle divisioni che lacerano tanto il Paese quanto i partiti (compreso il suo), Boris Johnson ha scommesso tutto sulle complesse elezioni pre-natalizie.
Così, nel giorno in cui Jeremy Corbyn prova a rimettere insieme le troppe anime dei Laburisti giocando sul dualismo “popolo vs elites” e Boris Johnson visita scuole e ospedali e cerca di consensi, i Liberal Democratici puntano tutto sulla revoca della Brexit e sui volti di due donne: la leader, Jo Swinson e la manager dei grandi fondi d’investimento, Nicola Horlick. «La situazione di incertezza generatasi negli ultimi tre anni, dopo il risultato consegnato dal referendum sull’uscita dall’UE, è terrifi cate», spiega la Horlick mentre organizza il piano d’azione per la campagna porta a porta. «La Brexit va fermata». La terza forza parlamentare britannica è ritornata ad occupare un ruolo sulla scena politica proprio in virtù di questa battaglia. Oggi, grazie dell’alleanza stretta con gli scozzesi dell’SNP, anch’essi contrari all’uscita dell’Europa e pronti nella peggiore delle ipotesi ad uscire dalla Gran Bretagna, i Lib Dems sanno di avere un ruolo chiave. «Se, come speriamo, vinceremo le elezioni, il primo atto del nostro governo sarà quello di revocare l’Articolo 50 e restare in Europa», chiarisce la Horlick. Sebbene gli ultimi sondaggi abbiamo evidenziato una costante crescita del partito, (l’ultimo rilievo pubblicato il 30 Ottobre da YouGov vede i Conservatori al 36%, i Laburisti al 21% tallonati dai Lib Dems al 18%), le speranze di vincere restano ancora un po’ troppo ambiziose; ma esiste un piano B. Questo, plausibilmente, più realistico. Se, venerdì 13 dicembre, le urne non avranno restituito alla House of Commons una maggioranza netta, i Lib Dems saranno l’ago della bilancia e, in questa eventualità, si dicono già pronti a scendere in soccorso di chi chiederà il loro appoggio. Ad una sola condizione: indire un nuovo referendum sulla Brexit per ridare la parola al Paese. Messaggio ricevuto. Al caffè della Saatchi Gallery si sciolgono le righe e il gruppo di lavoro tra i quali figurano: due inglesi di origine italiana, due di origine canadese, una di madre olandese, un americano e due inglesi (questi sì, inglesi purosangue) raccoglie volantini e idee e si lancia alla conquista di Londra.
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