Otto positivi Covid tra i migranti rinchiusi da giorni all’hotspot di Taranto. Venti sono riusciti a scappare prima dei tamponi. Fuggiti da un posto in cui non dovevano essere. L’hotspot infatti per legge è una struttura indicata solo per l’identificazione dei migranti appena dopo lo sbarco, cui segue immediata assegnazione nelle adeguate strutture di accoglienza. Mancano infatti i requisiti minimi, sia strutturali che in termini di servizi e personale adeguato, per la permanenza oltre il tempo massimo necessario per il fotosegnalamento.

E invece al momento presso l’hotspot sono rinchiusi 200 migranti già identificati a Lampedusa. Trasferiti a Taranto per la quarantena, in una struttura che se non è indicata per l’accoglienza, figuriamoci per l’assistenza sanitaria. Duecento persone in totale promiscuità tra positivi e non, senza mascherine, senza distanziamento, senza amuchina. E con loro, nelle stesse condizioni, 50 persone delle forze dell’ordine e una ventina di civili.

Una, nel totale silenzio del ministro dell’interno Lamorgese, del Prefetto, del Sindaco di Taranto, del Presidente Emilano, di sardine e sinistra varia.

A cercare chiarimenti e denunciare l’accaduto è stata solo l’onorevole Ylenia Lucaselli di Fratelli d’Italia, che domenica scorsa, appena saputo del trasferimento, si è recata per un sopralluogo presso il centro. Ma, in violazione alla legge che consente ai parlamentari le visite ispettive in carceri e luoghi di accoglienza in qualunque momento e senza necessità di preavviso nè autorizzazione, il Prefetto di Taranto le ha vietato l’ingresso. L’onorevole Lucaselli ha notiziato il Presidente Fico di tale diniego confliggente con i diritti costituzionali, e presentato un’interrogazione al Ministro dell’Interno: “sono a chiedere la motivazione in base alla quale mi è stato negato l’accesso all’hotspot di Taranto, nonché se sono stati emessi dalle autorità competenti provvedimenti specifici che hanno trasformato la “destinazione d’uso” dell’hotspot di Taranto o rispetto alle procedure e ai tempi di trattenimento negli hub di identificazione classificati centri di accoglienza temporanea”.

Pur non potendo accedere all’interno del centro, Lucaselli ha però potuto rendersi comunque conto delle condizioni degli ospiti, essendo visibile dall’esterno. Infatti solo una bassa e larga ringhera circonda l’area, tant’è che la stessa Lucaselli era stata facile profeta annunciando come facilmente sarebbero potuti scappare potuti scappare.
L’onorevole di Fratelli d’Italia ha anche denunciato lo stato inumano in cui erano ristrette quelle duecento persone, in barba al sistema buonista dell’accoglienza paventato dalla sinistra e anche dall’attuale governo, e che invece oggi ammassa centinaia di profughi in strutture inadeguate senza i servizi minimi di accoglienza e vivibilità: delle mega tesnostrutture per uno stanzone dormitorio con le brandine attaccate, e tavoloni esterni sotto il sole. Ancor piu allarmante vista l’attuale emergenza sanitaria, senza nè distanziamento nè mascherine (e neppure amuchina). La stessa situazione di promisquità e rischio sanitario che sta vivendo il personale militare e civile chiamato ad horas per vigilare e gestire la struttura.
L’hotspot, costruito da Invitalia, è l’unica cosa che Arcuri è finora riuscito a fare in città, nonostante rivesta il ruolo, oltre che di commissario nazionale per l’emergenza Covid tra mascherine e banchi scolatici, anche di Sindaco ombra di Taranto. Infatti dopo la costruzione dell’hotpost, sempre tramite Invitalia, a lui è stata assegnata la costruzione del nuovo Ospedale (dal 5 anni neanche una mattonella), ed è responsabile dei progetti delle aziende per l’area di crisi complessa, di tutto il Contratto Istituzionale di Sviluppo, e ora anche di Ilva.
Tra l’altro l’hotspot è situato proprio in mezzo tra il porto industriale e il siderurgico, sotto i nastri trasportatori che, ancora privi di copertura, hanno reso anche le tesnostrutture rosse di minerale. Duecento migranti in una terra di mezzo lontana dagli occhi dei tarantini che, come le istituzioni, ne dimenticano la presenza.
Eppure in merito alla sua gestione negli scorsi anni l’hotspot è stato oggetto di segnalazione da parte dell’Anac, che ne evidenziava irregolarità nelle proroghe degli affidamenti da parte del Comune, in seguito alla quale è passato direttamente in mano alla Questura.
Ma in queste ore lo stesso allarme si sta vivendo anche a Brindisi. Sempre l’onorevole Lucaselli ha denunciato l’arrivo di 80 miganti per la quaratena. Qui però sono state accolte presso il Cara, una struttura indicata per l’ospitalita, anche se non sanitaria. E infatti contro la decisione del Governo si sono esposti anche il Sindaco Riccardo Rossi (un civico di sinistra, sempre stato favorevole all’accoglienza), e persino i sindacati. Oltre al non rispetto delle norme anticovid per migranti e personale, hanno contestato al Ministro Lamorgese anche il fatto che, per far posto alla quarantena degli utlimi sbarchi, sono stati trasferiti in Lazio i migranti precedetemente ospitati e che avevano già attivato percorsi di reinserimento e lavoro a Brindisi.
Non basta averli fatti scendere se poi è il servizio di accoglienza in Italia a non essere in grado di rispettare diritti umani, trattati internazionali e leggi nazionali, e neppure la sicurezza sanitaria.