Opposte tifoserie sullo Zes. La Zona Economica Speciale unica da istituire nel Mezzogiorno riceve il plauso dei partiti di maggioranza e riceve critiche, peraltro parziali, da quelli dell’opposizione. Colpisce la mancanza di qualsiasi analisi dei risultati dello strumento attualmente vigente – le otto zes operanti – e per l’amnesia che riguarda in particolare una regione che ha fatto parlare di sé come la Campania.

E dire che mai come in questo caso i dati parlano. L’analisi degli indici indurrebbe a fare più di qualche riflessione sull’opportunità di modificare uno strumento che si è rilevato persino più efficace del previsto. Addirittura sorprendente. I dati raccolti danno conto di un numero di autorizzazioni uniche rilasciate nel solo 2023 pari a 35, corrispondenti ad altrettante iniziative di investimento.

Poco o tanto che sia, si tratta di trentacinque nuove attività, pari ad investimenti del valore di oltre mezzo milione di euro. Nei soli primi sette mesi dell’anno. Con una proiezione a fine esercizio 2023 di un miliardo di euro di investimenti, in un solo anno solare. E al di là delle proiezioni, il consuntivo parla già di un successo non trascurabile.

La sommatoria degli investimenti complessivi nella stessa zes Campania dalla sua istituzione è pari a circa 1 miliardo e 300 milioni, con una crescita esponenziale nell’ultimo anno. Gli investitori hanno dimostrato di apprezzare particolarmente lo Zes. È lo strumento idoneo a consentire loro di superare la palude burocratica delle varie autorizzazioni necessarie per avviare un’attività accedendo anche al “one stop shop”.

Un unico provvedimento, l’autorizzazione unica, rilasciata dal commissario del governo, in tempi finora inimmaginabili, addirittura in sette giorni in alcuni casi, attraverso uno sportello digitale. Perché allora abbandonare uno strumento così efficace? Interrogativo al quale riesce difficile dare risposte sensate.

Andando per tentativi, potrebbe immaginarsi una ipotetica mancata risposta nell’attuazione da parte dei commissari alle opere loro assegnate dal PNRR? È sempre guardando alla stessa Zes che l’ipotesi viene completamente smentita. Tutte le opere assegnate al commissario straordinario del governo per un importo di 98 milioni di euro sono state regolarmente bandite.

Eppure a più riprese si è posto in evidenza come quei finanziamenti erano relativi a mere ipotesi progettuali, a mere schede, addirittura ad appunti. Non c’è dubbio che il risultato viene raggiunto grazie ai poteri speciali e derogatori cui il commissario del Governo può accedere, compreso quello di operare in deroga al codice degli appalti, riducendo drasticamente i termini procedurali.

Gli stessi poteri che hanno consentito di dirimere la vicenda Whirpool, tristemente nota per il licenziamento di oltre 300 persone. Anche questa risolta con l’assegnazione ad una azienda campana con l’obbligo di riassumere tutti i licenziati. Con buona pace delle doglianze e delle mere buone intenzioni a tutti i livelli degli anni passati. Miracolo? No, evidentemente impianto normativo adeguato anche per risolvere vicende come questa.

Allora forse la motivazione è, a pensare bene, di voler estendere all’intero Meridione le buone pratiche attuate nelle otto Zes. Ma in tal caso, come si concilierebbero i poteri del Commissario con quelli degli enti locali, come si garantirebbe l’autorizzazione unica in un territorio così vasto se non rientrando tutto d’un colpo nella palude burocratica? Se tutto è Zes, niente è Zes.

E se invece la ragione fosse da ricecare proprio nella necessità di frenare il credito d’imposta, di gran lunga maggiore rispetto alle aspettative, di cui hanno beneficiato le imprese con i loro investimenti e nascondere dietro una riforma la volontà di drenare risorse altrove? Di certo i numeri finora ipotizzati sotto il profilo delle misure economiche di sostegno alla Zes unica sono davvero risibili rispetto a quelli necessari che muovono dall’analisi degli investimenti finora già autorizzati dalle Zes. Promuovere lo strumento ampliandolo all’intero Mezzogiorno per renderlo inapplicabile? Speriamo di non trovare conferme a questo brutto sospetto.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.