Scrollando il mio feed di Instagram mi è capitato sottomano uno dei tanti bei post di Will nei quali, in seno alla loro bella iniziativa in programma a Milano Future 4 Cities, ho scoperto una realtà che non conoscevo, quella della discarica di Peccioli.
Peccioli, piccolo borgo toscano nella provincia di Pisa, è una piccola comunità di persone che ha deciso di rispondere con spirito resiliente e trovare il bello in ciò che di più brutto e negativo c’è nell’immaginario urbano delle persone: la discarica.
Nel 1997 il comune decide di far diventare la discarica presente nel suo territorio un museo a cielo aperto, creando la società Belvedere con l’obiettivo di trasformare il luogo di conferimento di rifiuti in un vero e proprio sito di interesse culturale capace di promuovere un sistema integrato, il sistema Peccioli: Ecologia, Cultura e Democrazia. Sì, anche democrazia, nello specifico partecipativa.

Infatti, il 63% delle azioni della società che gestisce la discarica sono in mano al comune, ma il restante 37% è diviso tra oltre 800 piccoli azionisti Pecciolesi, operatori e abitanti della cittadina che partecipano alle decisioni aziendali e alla suddivisione degli utili.
È una storia che mi ha colpito perché è un esempio virtuoso di comunità che decide di ribellarsi all’inevitabile degrado che rappresenta e genera la presenza di una discarica, ma senza opporvisi in maniera ideologica: bensì trasformandolo in un’opportunità di crescita, di arricchimento culturale, e di rafforzamento del sentimento di appartenenza a un destino comune fatto di speranza, sogni, e futuro per chi verrà dopo e troverà un parco museale in cui ritrovare il gusto per l’arte, anziché un luogo da guardare con disgusto dal finestrino. Un luogo dove si fa innovazione nel campo dell’economia circolare, anziché un posto da cui passare tappandosi il naso.
La discarica oggi è infatti in grado di riciclare rifiuti indifferenziati e generare energia. L’impianto produce anche ricchezza, ben 4-5 milioni di euro che vengono investiti in sostenibilità, cultura, arte e architettura, innovazione tecnologica e welfare. L’amministrazione locale ha così dimostrato che è possibile affrontare questioni delicate trovando nuove soluzioni in modo partecipato con i cittadini.

In sostanza: i rifiuti finanziano la cultura. Lo scarto della nostra produzione genera bellezza e fiducia, una bellezza che nel caso di Peccioli ha attirato, come spesso accade, ulteriore bellezza, facendola diventare una meta ricchissima di tante iniziative culturali e artistiche che si integrano ai temi dell’ecologia e della riqualificazione urbana.
La storia di Peccioli è quella di un piccolo Davide che, circondato dai tanti Golia rappresentati dalle sfide del nostro tempo, tiene alta la bandiera della resilienza e diventa un modello internazionale: se ne inizia a interessare la comunità accademica, diventa oggetto di studio del New York Institute of Technology, arriva alla Biennale di Venezia del 2021 e, infine, da un connubio di esperienze tra l’istituto newyorkese, L’Università di Portsmouth e di Pisa , nasce in quegli stessi anni la Carta di Peccioli, divenuta il punto di riferimento internazionale per la ricerca sulle comunità resilienti. Si è tenuta una conferenza in merito nel 2022 proprio a New York e seguiranno altre iniziative quest’anno e l’anno prossimo per divulgare un modello che sta sempre di più facendo scuola nel mondo.

Essere resilienti, per un materiale ad esempio, vuol dire essere capaci di assorbire un urto senza rompersi. Per le comunità in questi decenni gli urti son stati tanti, e quasi tutti rappresentano le distorsioni di ciò che ci ha garantito prosperità, ricchezza e benessere sociale diffuso. Spesso a questi urti non abbiamo saputo rispondere e li abbiamo dati per scontati, come inevitabili, ma ci sono questi piccoli esempi sparsi in tutto il mondo e anche nel nostro Paese che sono stati in grado di non rassegnarsi all’assenza di bellezza, alla insostenibilità di ciò che produciamo e alla frustrazione delle persone che non si sentono in grado di incidere nella propria vita di ogni giorno e quindi sul loro futuro.
Comunità che abbracciano in maniera integrata Ecologia, Salute, Innovazione, Cultura, Bellezza e Partecipazione: un sistema che senza anche solo una di queste componenti non reggerà agli urti del secolo che ci aspetta. E se fosse la piccola Peccioli a indicare la strada alle nostre fragili democrazie occidentali?

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Nato nel 1995, vivo a Trieste, laureato in Cooperazione internazionale. Consulente per le relazioni pubbliche e istituzionali, ho una tessera di partito in tasca da 11 anni. Faccio incontrare le persone e accadere le cose, vorrei lasciare il mondo meglio di come l'ho trovato. Appassionato di democrazia e istituzioni, di viaggi, musica indie e Spagna