L'inchiesta
Il business dei migranti tra illegalità e spauracchi: 7.000 euro per un permesso di soggiorno. È tempo di una riflessione sui flussi

L’inchiesta della Dda di Salerno scuote la politica. Ringalluzzisce il centrodestra e interroga il centrosinistra. Non per l’arresto del tesoriere del Pd campano, Nicola Salvati. Noi garantisti siamo certi che troverà modo di uscirne a testa alta. L’indagine che ha portato ai domiciliari 36 persone e svelato oltre 2 mila richieste false di permessi di soggiorno scuote la politica e richiama il centrosinistra perché sui migranti questa goccia fa traboccare il vaso. Lo sconquassa fragorosamente, mandandolo in pezzi come fosse quello di Pandora.
Gli ingressi
Migranti, flussi, permessi di soggiorno sono capitoli di una legge vecchia su cui destra e sinistra sono colpevolmente in ritardo. La destra ha bisogno di rinfocolare polemiche quotidiane, di servirsi di uno spauracchio strumentale. La sinistra, simmetricamente, pretende di spalancare le porte a chiunque, con una malintesa e maldestra generosità che poi si traduce in escamotage e espedienti ai limiti della legalità. Nessuno riconosce come siano necessari i migranti, e come sia indispensabile regolare gli ingressi diversamente: ne servono quantità controllate secondo le regioni e le capacità di assorbimento dei singoli comparti. Gli ingressi, poi, devono seguire valutazioni calibrate da parametri precisi, seguendo il modello che si sta affermando in Europa: provenienza, lingue parlate, età, nucleo famigliare, competenze professionali e idoneità psico-fisica non possono più essere elementi da lasciare alla fortuna. O al caso. Come ormai chiedono di fare i partiti socialdemocratici più sensibili a questo tema, come quelli olandesi e svedesi e da ultima, l’SPD tedesca. Per il caso svelato dalla Dda di Salerno, Giorgia Meloni va sulle barricate: «Un sistema che speculava sull’immigrazione, sfruttando cittadini stranieri disposti a pagare pur di ottenere un permesso di soggiorno e alimentando un giro d’affari illecito da milioni di euro.
L’inchiesta
Non a caso, abbiamo deciso di rafforzare i controlli per impedire che le quote di ingresso regolare finiscano nelle mani di chi sfrutta l’immigrazione per fare affari. E non a caso, ho presentato un esposto all’Antimafia per fare luce sulle troppe anomalie di questo sistema. L’immigrazione non può essere lasciata in balìa della criminalità. Continueremo a lavorare per ristabilire regole serie e legalità», conclude la premier. Ha buon gioco per rivendicare la paternità dell’inchiesta, nata in effetti da un suo esposto. Secondo i rilievi mossi dall’Antimafia di Salerno, duemila stranieri in arrivo da Pakistan e Bangladesh pagavano 7mila euro per avere finti contratti di lavoro. Michele Barcaiuolo, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Esteri e Difesa al Senato, tira le somme: «Grazie all’esposto presentato da Giorgia Meloni a giugno 2024 al procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Giovanni Melillo, per denunciare le irregolarità sul meccanismo di ingresso degli stranieri per motivi di lavoro, la procura di Salerno è riuscita a disarticolare un’organizzazione criminale che ha inoltrato oltre 2.000 false richieste di permessi di soggiorno approfittando dei click day dei decreti flussi, per un giro d’affari di oltre un milione di euro». Anche il leader della Lega, Matteo Salvini, prende il megafono: «Siamo sconcertati da queste notizie che coinvolgono i ‘buoni e generosi’ del Pd. Se le accuse fossero confermate sarebbe gravissimo», dichiara. Anche Noi Moderati, con le parole del deputato salernitano Pino Biccielli, si congratula per l’iniziativa: «Dalle indagini emerge un disegno criminoso che ha favorito per anni l’immigrazione clandestina. Persone in cerca di un futuro migliore costrette a pagare ingenti somme di denaro per ottenere un permesso di soggiorno – dice il deputato salernitano – Non è questa la soluzione alla questione immigrazione. Il governo Meloni sta lavorando bene su questo tema così delicato e che merita la giusta attenzione. Nel nostro Paese oggi non c’è più spazio per i criminali che vogliono gestire i flussi migratori e non c’è più spazio per chi intende speculare sul loro triste destino».
Sospensione nel PD
E ancora: «Il governo ha rafforzato i controlli e continuerà a lavorare in tal senso con il nostro pieno sostegno», conclude l’onorevole Bicchielli. Mentre i garantisti sono convinti di dover attendere lo sviluppo delle indagini prima di poter giungere a qualsiasi conclusione, nel Pd hanno subito sospeso il tesoriere finito ai domiciliari. I fari si sono concentrati su Nicola Salvati, uno degli arrestati, residente a Poggiomarino, in provincia di Napoli, cittadina della quale è stato prima vice sindaco dal 2016 al 2020 per poi diventare consigliere di opposizione. Ma Salvati ricopriva anche l’incarico di tesoriere del Pd, carica dalla quale è stato rimosso non appena si è saputo dell’indagine, dal commissario regionale del partito, Antonio Misiani. A sostituirlo ieri il tesoriere nazionale Michele Fina.
© Riproduzione riservata