“Imperfezioni” è incentrato sulla violenza psicologica domestica che si nasconde dietro le belle e perfette famiglie borghesi. Ma la protagonista femminile riesce a compiere un cammino, di sofferenza e di maturazione, che la porterà all’autonomia.

C’è, nella nostra società, un cammino di liberazione verso l’indipendenza o è soltanto un’utopia?
«“Imperfezioni” racconta una storia di sopraffazione – spiega Claudia Marin – che si realizza anzitutto attraverso una forma di violenza psicologica. Azzurra, la protagonista, è una giovane donna apparentemente felice e fortunata ma nasconde invece, agli occhi anche delle persone più vicine, una profonda sofferenza: suo marito, un uomo che ha sposato nell’entusiasmo dei vent’anni o poco più, si è rivelato un persecutore. Giorno per giorno, senza mai perderne uno, la denigra e la mortifica, poco o tanto a seconda dell’umore, attraverso una costante demolizione psicologica».

Azzurra è la preda ideale?
«Timida e sensibile fin da piccola, Azzurra è forse la preda ideale per questo genere di sopraffazione. Fatto sta che si ritrova in pochi anni radicalmente trasformata: da ragazza bella e intelligente di una famiglia agiata, modello “vincente” del suo contesto sociale e familiare, diventa una moglie e madre triste e perennemente insoddisfatta, piena di sensi di colpa del tutto infondati è convinta di essere una nullità, anzi un fallimento, come le ripete Andrea. Andrea in realtà vuole che Azzurra resti esattamente come è, paralizzata nel suo non divenire; non divenire una professionista, una donna indipendente economicamente, una persona che sceglie e vive appieno. È quella la veste che gli permette di dominarla».

“Imperfezioni”, dunque, è un romanzo di denuncia?
«Penso che “Imperfezioni” sia un romanzo forte per le situazioni che descrive. Che però sono purtroppo verosimili. Il cammino delle donne verso l’autonomia è un sentiero che bisogna percorrere continuamente per non rischiare che da un momento all’altro si ritrovi sepolto dalla polvere, la polvere dei passi dati per scontati».

“Imperfezioni” riporta molto al pensiero di “imperfezioni psicologiche”, una sorta di immaturità che si nasconde dietro alle difficoltà della realizzazione economica e professionale.
«Nel caso di Azzurra, l’accanimento che subisce perché non è una donna “di successo” è un fatto pretestuoso che suo marito strumentalizza, tanto che lui stesso fa di tutto per incatenare qualsiasi proposito di inserimento professionale di lei. Salvo poi mortificarla perché non guadagna e tiranneggiarla anche economicamente. Le Imperfezioni però, oltre a riguardare i difetti di volta in volta invocati da Andrea, sono anche i “nei” di un contesto, quello della buona e sacra borghesia, per certi versi ancora profondamente ipocrita e misogino. Azzurra sta male, ma la famiglia e gli amici si fermano alla soglia del suo dolore, si limitano a raccomandazioni di comune buon senso».

La società ci impone di essere perfetti, ma siamo tutti imperfetti.
«È uno dei temi del mio primo romanzo, “Figlie uniche”, in cui la protagonista, Costanza, è schiava del suo perfezionismo al punto da sentirsi inadeguata a quasi tutto, pur essendo totalmente conforme agli schemi della società. È bella, è colta, è un bravo medico. Ma soffre di crisi di panico. Ed è forse scontato ma inevitabile aggiungere che i social hanno peggiorato le cose creando per ognuno una seconda vita che si snoda quotidianamente a colpi di “dirette”, racconti entusiastici di vite straordinarie e immagini conseguenti, create ad arte e dove naturalmente tutti sono bellissimi».

Azzurra sembra condannata a subire. Ma…
«Ma per la salvezza non sempre esistono logiche, tempi massimi, previsioni. Azzurra troverà il modo di rialzarsi. E lo farà grazie alla sua migliore amica, grazie alla sua passione e vocazione di artista, grazie ai suoi bambini ma non solo. Forse non si era mai davvero convinta di essere una nullità».

Maria Verderio

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