Il complesso per i terremotati è fatto di amianto
Il Comune abbatte i bipiani di Ponticelli, i residenti: “Noi in mezzo alla strada, questo è un cimitero”
Nel complesso di case bipiano di Ponticelli, a Napoli Est, costruito per ospitare provvisoriamente i terremotati del sisma del 1980, abitano oggi 83 famiglie. In condizioni disperate, con allacci elettrici e tubi dell’acqua improvvisati e pericolanti, circondati da sporcizia e degrado. Inoltre, le casette sono costruite in amianto, materiale edilizio di un tempo ora non più utilizzato perché cancerogeno.
Il Comune di Napoli ha ordinato l’abbattimento di tutti i bipiani, per rendere la zona “amianto free”, ma non ha pensato a come ricollocare le persone che ci abitano, che adesso rischiano di trovarsi senza una casa. E protestano pubblicamente, costretta a scegliere tra il finire in mezzo alla strada o barricarsi per difendere il loro diritto a un’abitazione, che però coincide con il rischio di ammalarsi di tumore, cosa peraltro successa a diversi inquilini.
Chi ci abita è stato preso alla sprovvista dal provvedimento, visto che per anni le richieste sono andate in senso opposto: non l’abbattimento, ma l’assegnazione di una casa popolare. “Ci sentiamo come l’amianto di cui sono fatte queste pareti”, dicono gli abitanti, che si sentono messi da parte e lasciati alla deriva. “Mi avevano detto che ci sarei dovuta restare due mesi – spiega una donna a Napoli Today – ma dopo trent’anni sono ancora qui”. E ancora un’altra inquilina: “Non so come dobbiamo morire qui dentro, io sono malata, mio marito ha un tumore”.
Nei bipiani ci vivono napoletani, cittadini provenienti dai Balcani e dall’Africa. Il portavoce del comitato abitativo, Patrizio Gragnano, spiega come il Comune abbia scelto “la soluzione più semplice, dire alle persone che devono andarsene, senza trovare una soluzione abitativa minima”. L’abbattimento costerà 2 milioni di euro, ma per la riassegnazione delle case agli sfrattati non ci sono risorse.
Nel frattempo, da Palazzo San Giacomo sono arrivate le diffide che intimano ai residenti di lasciare le baracche: “Per noi sono come una dichiarazione di guerra – replica Gragnano – Abbiamo proposto soluzioni abitative dal 2019 e non ci hanno mai ascoltato, dimostrando solo disprezzo per gli ultimi della società”.
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