“L’unica cosa che chiedo è di rivedere la mia bambina e di riaverla di nuovo con me”. Rabbia, sconforto e tristezza sono gli stati d’animo che fanno da cornice ad una storia dolorosa e drammatica. Graziella è una giovane donna di 28 anni nata e cresciuta ad Acireale, in provincia di Catania, ha un marito amorevole da cui ha avuto quattro splendide figlie e una vita apparentemente felice. Ma così non è. Il peso di un passato turbolento non le permette di viversi la vita in maniera tranquilla da quando la sua prima figlia, avuta da una precedente relazione, è stata data in affido ad un’altra famiglia più di un anno fa. La piccola, che ora ha 12 anni, ha avuto contatti con la madre fino allo scorso anno quando non l’ha più vista né sentita. Venuta al mondo quando Graziella aveva solo 15 anni, il loro rapporto è stato minato nel momento in cui il padre della bambina è stato arrestato. Come racconta la stessa Graziella al Riformista, “ero molto piccola per occuparmi da sola di una bambina. Per questo sia io che mia figlia siamo cresciute insieme a casa dei miei genitori. Il mio ex marito è stato in detenzione per 9 anni. Quando ha scontato la sua pena ed è uscito dal carcere voleva rivedere sua figlia, ma mia madre si è opposta”. Ed è qui che è cominciato l’incubo di Graziella.

LA STORIA -La voce di Graziella è rotta dall’emozione e dal dispiacere. La sua più grande paura è quella di non poter rivedere più sua figlia Sabrina (nome di fantasia), con cui non ha contatti da più di un anno. Ma facciamo un passo indietro. Tutto ha inizio quando Graziella resta incinta in età adolescenziale: “La bambina è cresciuta con me e la mia famiglia, a casa dei miei genitori. Io ed il mio ex compagno ci siamo separati, così negli anni che ha scontato in carcere siamo rimaste a casa mia. Una volta uscito di prigione, voleva rivedere nostra figlia. I nostri rapporti si erano già deteriorati e le stesse famiglie erano in conflitto, fino al punto che il mio ex ha allertato gli assistenti sociali per poter rivedere la bambina”. 

Come ci racconta la stessa Graziella, la nonna materna si è opposta a questo ricongiungimento tra padre e figlia, in quanto accusava l’uomo di non essersi preso cura della bambina. “Io ero piccola, avevo 23 anni e mi affidavo a mia mamma. Lei mi diceva che il mio ex compagno dopo tutto questo tempo pretendeva di vedere la figlia, pur non avendole dato le giuste attenzioni neanche attraverso la sua famiglia. I suoi genitori hanno un’azienda, sono benestanti e potevano dunque occuparsi della bambina e darle ciò che le spettava per il mantenimento. Ma così non è stato e mia mamma si era opposta in maniera categorica ad un loro riavvicinamento”. La nonna della piccola, infatti, non voleva che lei avesse contatti con suo padre o con la sua famiglia paterna, “minacciando” la figlia di cacciarla via di casa se non avesse rispettato questa volontà. Nonostante Graziella avesse la potestà genitoriale della bambina, assecondava la madre in tutto e per tutto per non perdere un posto dove stare e il suo sostegno. Spesso per non incappare in problemi di natura conflittuale con la famiglia del proprio ex, prendeva la sua bambina e si recava di nascosto dai suoi ex suoceri. Per quanto si sforzasse di non creare attriti, si atteneva sempre a ciò che le diceva sua madre.

La doccia fredda, però, è arrivata nel momento in cui il suo ex marito senza parlare prima con Graziella o con la sua famiglia si è avvalso direttamente dei servizi sociali per trovare un accordo tra le famiglie. I servizi sociali hanno così provveduto a monitorare costantemente la condizione della bambina attraverso un’educatrice domiciliare, ovvero una figura professionale che una o più volte a settimana si reca a casa per passare del tempo con la minore e constatare se la famiglia è adatta nel prendersi cura di lei e dei suoi progressi. Giovane e ormai matura per affrontare una nuova vita, Graziella si è risposata e ha avuto altri quattro figli ma la piccola è rimasta a casa dei nonni materni. “Cresciuta con la nonna e vedendola come una figura di riferimento, erano molto legate e io non mi sono mai opposta nel farle stare insieme. Ma l’educatrice ha più volte fatto rapporto segnalando che mia madre non era adatta a stare con mia figlia – racconta la giovane donna –. Ha fatto delle relazioni negative sulla piccola e sulla famiglia. A mio padre non faceva piacere vivere una situazione in cui era costantemente sotto il giudizio di un’educatrice domiciliare e non voleva che i servizi sociali invadessero la loro privacy. Questo ha portato a dei litigi, ad essere sfrattati varie volte con la conseguenza che la bambina ha dovuto cambiare spesso scuola, ed è bastato questo per far sì che Sabrina fosse affidata ad una casa famiglia”.

Graziella ci spiega che i servizi sociali hanno preso in considerazione soltanto i comportamenti dei nonni, ma non il suo, che è la madre. “Sono riuscita a raggiungere una posizione tale da poter riavere la bambina con me. Una volta appurato che mia madre non era idonea, gli assistenti sociali non hanno preso in considerazione l’idea che potessi prendermi cura io di mia figlia, pur avendo una casa adeguata, una famiglia e una condizione dove non le mancherebbe nulla – spiega la donna –. Tuttora, proprio per la mia situazione passata, ho un’educatrice domiciliare che mi monitora ma le relazioni sono tutte positive. Sono idonea come madre, ho dimostrato nei vari processi di avere dei rapporti tutti positivi, che mi prendo cura in ogni aspetto delle mie figlie e nonostante ciò Sabrina è stata portata in una casa famiglia, poco distante da dove abito”.

La bambina, ormai diventata una ragazzina, è rimasta lì per circa un anno. Inizialmente Graziella poteva vederla una volta a settimana, ma un giorno le è arrivata la comunicazione che non può più avere contatti con la bambina poiché è stata data in affido ad un’altra famiglia. Ora Sabrina ha 12 anni e in totale sono circa tre anni che non vive più con la sua famiglia d’origine. “Non posso né vedere né sentire più mia figlia. Non c’è più modo di comunicare con la mia bambina, senza un motivo valido. Sono una mamma idonea, posso gestire i miei figli nel modo migliore possibile. Ho un marito che ha un buon lavoro, riusciamo a tenere uno stile di vita in modo che non ci manchi nulla. Io non so dov’è e non so perché non posso riaverla con me. Se la nonna è stata dichiarata non idonea, perché non l’hanno data a me che sono la madre?”.

E il padre della bambina? “Inizialmente ha smosso mari e monti, da quando si è sposato e ha avuto altri figli se n’è altamente fregato. Prima ha tirato in ballo gli assistenti sociali e ora non gli interessa più di questa situazione. So che la bambina è ancora qui in Sicilia, il mio desiderio è di vederla e sperare di riuscire ad averla di nuovo con me”.