Un caffè in piattaforma
Il duro rapporto tra referendum ed energia
La nuova rubrica “Un caffè in piattaforma” di Matteo Cocco, ispettore controllo qualità, con esperienza in progetti oil & gas, e renewables
Ed eccoci in questo secondo appuntamento di questa ferruginosa rubrica “un caffè in piattaforma”, dove reduci dai consigli e delle opinioni dei messaggi giunti per il primo episodio introduttivo proviamo a far salpare la scialuppa equipaggiati di “nuove” nozioni provando ad affrontare un’argomento quale il duro rapporto tra referendum ed energia, quindi elettorato e settore dell’energia.
Partiamo dal principio. Siamo circa nel periodo delle crisi petrolifere degli anni ’70 che nel contempo in Italia ci si stava per imbattere in uno dei primi referendum sul settore energia, sul nucleare per l’esattezza. Per entrare più nel vivo della situazione di fine anni ‘80 quando il referendum fu posto in essere nel novembre 1987, a un anno dal disastro di Cernobyl, espliciteremo che in Italia la situazione politica vedeva protagonisti la democrazia cristiana e il partito comunista Italiano.
Siamo nella prima repubblica e l’Italia da un punto di vista economico era in una fase di crescita, sviluppo. Infatti, riprendendo da wikipedia, “lo sfruttamento dell’energia nucleare in Italia ha avuto luogo tra il 1963 e il 1990. Dopo tale anno, le centrali nucleari italiane risultavano tutte chiuse, o per raggiunti limiti d’età o alla luce del risultato del referendum del 1987”.
Dove anche se non in modo esplicito si iniziò ad abbandonare l’idea. In Italia vi erano quattro centrali nucleari: a Latina, Garigliano (Caserta), Trino (Vercelli), e Caorso (Piacenza). Ma “tra il 1988 e il 1990 i governi Goria, De Mita e Andreotti VI posero termine all’esperienza nucleare italiana, con l’abbandono del Progetto Unificato Nucleare e la chiusura delle tre centrali ancora funzionanti di Latina, Trino e Caorso.” Andando avanti con gli anni accadono diversi avvenimenti storici importanti come la caduta del muro di Berlino, il Trattato di Maastricht, e per restare nella nostra Italia Tangentopoli, la fine della prima Repubblica e la scesa in campo di Silvio Berlusconi nel 1994.
Ci sarebbero innumerevoli avvenimenti da citare ma per restare in tema, facciamo un balzo in avanti.. e per continuare nell’ordine cronologico sui referendum avvenuti in Italia sul settore energia dobbiamo passare al 2011, dalle crisi petrolifere passiamo quindi alla recente manifestazione della crisi finanziaria sfociata nella famosa crisi del 2008 partita dagli Stati Uniti e ripercossa su tutte le economie.
Infatti nel 2011 il quesito referendario era mirato e ha visto vincere il si al non installare centrali nucleari in Sardegna. Se il nucleare può esser visto come pericoloso per noi italiani basta pensare che comunque son presenti centrali installate in Svizzera o Francia, al confine con l’Italia, e ai progetti in essere come il progetto ITER mirato a provare a creare energia pulita nel futuro, citato nel precedente episodio della nostra rubrica “un caffè in piattaforma”.
Per restare nella nostra connotazione sul mondo dell’energia non possiamo non passare al nostro prossimo referendum sulle trivelle nell’Adriatico. Anche questo un tema già anticipato nella nostra chiacchierata precedente che ci vede passare dal 2011 al 2016. Il landscape politico è cambiato e tra i vari governi che hanno occupato palazzo Chigi siamo arrivati al Governo Renzi. Un referendum che è stato al centro di molti dibattiti perché una certa parte politica ha preferito analizzare la questione da un punto di vista populista, pensando al consenso dell’elettorato provando a indirizzarlo, piuttosto che pensare a creare valore e infrastrutture per l’Italia come provava a fare il Governo. Il tutto poi è stato poi preso in mano dalla Croazia.
Questi vari avvenimenti ci fanno vedere e render conto del “duro rapporto” che c’è tra referendum e mondo dell’energia, che come possiamo evincere non è che siano proprio una coppia perfetta.. non sono Ryan Reynolds e Blake Lively per citarne una. Di fronte al populismo e alla volontà di manipolare l’elettorato a fini elettorali senza pensare al bene del Paese in poche parole, non viene portato a casa un risultato per l’Italia. E’ questo dovrebbe farci riflettere sul modo di fare politica e prendere decisioni in questi campi.
Per eventuali chiarimenti o consigli e riflessioni, come nel primo tweet, attendo vostre notizie
su: uncaffeinpiattaforma@gmail.com
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