Superare la retorica de "lo schiavo delle lobby"
Il non visto del mondo delle infrastrutture: basta andare oltre il populismo
La nuova rubrica “Un caffè in piattaforma” di Matteo Cocco, ispettore controllo qualità, con esperienza in progetti oil & gas, e renewables

Per molto tempo ci sono stati settori i quali perché non comunicati bene o perché visti con il classico occhio di chi ha la “puzza sotto il naso”, per usare un’espressione gergale, sono stati visti non con buonissimo occhio. L’argomento in questione è il settore dell’energia, in particolare facciamo riferimento al settore oil & gas e nuclear energy. Per avere un’idea chiara dell’argomento però non possiamo che non partire da una overview della materia. La domanda che dovrebbe sorgere spontanea a noi lettori, aspiranti critici, opinionisti dell’argomento è: “Di cosa parliamo?”
Bene, il settore manufatturiero italiano per restare a questi due sotto-settori è di primaria importanza sia per l’economia che, e oserei dire, anche per la storia del nostro Paese Italia. Basti pensare a Enrico Mattei, qualcuno direbbe. Ed è pensando a questo connubio tra economia e storia che nasce anche l’importanza di riconnettere la comunità, chi è “nudo” dell’argomento, al settore in modo da provare a creare una “libreria” di nozioni correlate da poter usare a proprio piacimento, provando a pesare le parole e a incasellarle nel modo corretto.
Questo è anche lo spirito con cui nasce questa rubrica “Un caffè in Piattaforma”, con un titolo un pò estremo, ma per esplicare la connotazione ideologica e di campo. In questa rubrica riporteremo dati tecnici e proveremo ad offrire una visione delle infrastrutture prodotte nel settore metallurgico per avere un’idea del potenziale del nostro capitale umano impegnato nella realizzazione di importanti opere destinate a località nazionali e internazionali. Per eventuali chiarimenti o consigli e riflessioni attendo vostre notiziesu: “uncaffeinpiattaforma@gmail.com”.
Stando agli ultimi dati Istat disponibili, il settore metallurgico vede occupate 627.979 persone e ha un fatturato di 138,6 miliardi. Nel considerare la forza lavoro impiegata nella realizzazione di queste opere, dobbiamo anche tenere conto della circolazione di talenti tra le varie regioni d’Italia impegnate nella realizzazione e in zone comunitarie dell’Unione Europea, e all’estero.
Un primo articolo della rubrica deve partire dagli aspetti più generali dell’argomento e quindi è un bene o un male la presenza di aziende che operino in questo settore?
La risposta schietta che mi verrebbe da dire, da scrivere, è che è chiaro e limpido che è un bene, in termini generali senza entrare nello specifico in singoli casi di specifiche comunità. Dietro ogni grande realizzazione infrastrutturale c’è il sudore, e in alcuni casi il sangue, di chi ha dedicato il suo tempo a lavorare, a progettare per realizzare progetti in alcuni casi di portata internazionale. Non solo le grandi partite di calcio dovrebbero entusiasmarci ma anche il sapere che l’Italia gioca un ruolo nello sviluppo tra i progetti energetici più ambiziosi di questo periodo, penso al progetto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) progetto mirato a creare energia pulita nel futuro.
Molto spesso viene vista da un punto di vista per cui se parli bene del settore energia o vuoi produrre, incrementare il lavoro, la produzione di infrastrutture, nel settore sei “schiavo delle lobby”. E’ un punto di vista sbagliato da cui analizzare la questione data l’importanza dei progetti in realizzazione e il numero di buste paga che la realizzazione di queste strutture portano in essere. Tornando al famoso referendum delle “trivelle”, almeno come è noto da un punto di vista giornalistico, sembra che la questione fosse stata valutata più di pancia, in modo ideologico, piuttosto che pensando realmente alle cose. Successivamente è stata rivalutata, si. Ma questa è la normale prassi quando applichi il populismo, è normale che poco dopo venga scoperchiato il barile. Ovviamente c’è un punto di vista ambientale a cui bisogna tener conto, ma essendo le strutture, la produzione, e il loro finale motivo di utilizzo parti che coesistono nell’intero ambiente non si può non dire che portano valore aggiunto all’intera comunità.
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